Andare a Geusalemme e trovare il Sepolcro chiuso deve far provare sensazioni davvero strane. Idem vedere, semplicemente in tv, le immagini di quell’antico portale: è lì dentro che stava la tomba dove fu sepolto il corpo di Cristo; è lì che venne fatta rotolare una grande pietra di chiusura; ed è lì che quella pietra venne trovata spostata con il sepolcro aperto. Aperto e vuoto.
E’, quello, uno fra i luoghi più incredibili al mondo. Letteralmente incredibile. Se uno ha fede, è lì dentro che un uomo, ucciso in croce poche ore prima, è tornato in vita. Ma il luogo è incredibile anche per chi quel dono, la fede, non lo possiede: lì, da due millenni, generazioni accorrono per pregare, o solo per guardare, rimanendo comunque colpite dalla particolare atmosfera che lì, oggettivamente, si respira.
Ed è lì che anche quest’anno, a Dio piacendo, fra qualche giorno avrò modo di tornare sperando anche questa volta di poter prendere parte alla Messa mattutina, ore 6, proprio all’interno dell’edicola sepolcrale. Esperienza forte.
A Gerusalemme e dintorni stanno accadendo fatti particolari. Standoci anche solo poche ore, hai la sensazione che molti fra i problemi del mondo possano dipendere da quanto accade nella parte vecchia di questa città antica: fra queste stradine, nei suoi misteri, attorno ai luoghi più sacri per le tre fedi monoteiste.
Sfidando i palestinesi, ma non solo, il presidente Trump sta per trasferire a Gerusalemme, da Tel Aviv, l’ambasciata USA riconoscendo a Gerusalemme lo status di capitale d’Israele. E in questo violando disposizioni internazionali peraltro, da decenni, violate dai governi israeliani. Adesso le autorità d’Israele, locali e nazionali, forzano, con violenza, la situazione sulle proprietà delle comunità cristiane in Terra Santa: da qui la protesta, eccezionale, a elevatissimo tasso di simbolicità, del tenere chiuso il portale del Santo Sepolcro.
Nella complicatissima situazione di quei luoghi, nel rapporto fra Israele e Palestina, la presenza dei cristiani, latini e non, è prezioso elemento di equilibrio. Tutti lo sanno. Tutti, ad esempio, sanno quanto i francescani della Custodia sono in grado di fare, anche con le scuole, anche con gli ospedali, per educare e curare le fasce più deboli della popolazione. Senza discriminare.
A fronte di intolleranze e rancori, sangue e violenze, ingiustizie e prevaricazioni, la presenza cristiana è stata e certo può essere nel futuro importante occasione per favorire serenità e pace. Colpisce davvero, in negativo, la scelta dei governanti d’Israele. Tutta da leggere la dichiarazione, qui sotto, dei responsabili delle comunità cristiane.
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Dichiarazione sulle minacce municipali e sulla discriminatoria “Legge sulle terre ecclesiastiche”
Noi, capi delle Chiese responsabili del Santo Sepolcro e dello Status Quo che governa i vari Luoghi Santi cristiani a Gerusalemme – il Patriarcato greco-ortodosso, la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato armeno – seguiamo con grande preoccupazione la sistematica campagna contro le Chiese e le comunità cristiane in Terra Santa, in flagrante violazione del vigente Status Quo.
Di recente questa campagna sistematica e offensiva ha raggiunto livelli senza precedenti quando la municipalità di Gerusalemme ha emesso scandalose notifiche di riscossione e ottenuto la confisca di beni, proprietà e conti bancari delle Chiese per presunti debiti di tasse municipali punitive. Una misura che è contraria alla storica posizione delle Chiese in seno alla Città Santa di Gerusalemme e alle loro relazioni con le autorità civili.
Queste azioni infrangono gli accordi esistenti e le obbligazioni internazionali che garantiscono i diritti e i privilegi delle Chiese, in quello che appare come un tentativo di indebolire la presenza cristiana in Gerusalemme. Le maggiori vittime di tutto ciò sono le famiglie povere che resteranno prive di cibo e di alloggio, oltre ai bambini che non potranno andare a scuola.
La sistematica campagna di abuso contro le Chiese e i cristiani raggiunge ora il suo culmine mentre si sta promuovendo una legge discriminatoria e razzista che prende di mira unicamente le proprietà della comunità cristiana in Terra Santa. Questa legge ripugnante sta per essere esaminata oggi da una commissione ministeriale che se approvata renderebbe possibile l’espropriazione delle terre delle Chiese. Ciò ci ricorda le leggi di simile natura che furono promulgate contro gli ebrei nei periodi bui in Europa.
Questo attacco sistematico e senza precedenti contro i cristiani in Terra Santa viola gravemente i più fondamentali e ab antiquo diritti sovrani, calpestando la delicata trama di pluridecennali relazioni tra le comunità cristiane e le autorità.
Pertanto, richiamando la Dichiarazione dei Patriarchi e dei Capi delle Chiese locali a Gerusalemme datata 14 febbraio 2018, e la loro precedente dichiarazione del settembre 2017, come misura di protesta abbiamo deciso questo passo senza precedenti di chiudere la Chiesa del Santo Sepolcro. Insieme con tutti i Capi delle Chiese di Terra Santa siamo uniti, fermi e risoluti nel proteggere i nostri diritti e le nostre proprietà. Possa lo Spirito Santo ascoltare le nostre preghiere e portare una soluzione a questa crisi storica nella nostra Città Santa.
Theophilos III
Patriarca di Gerusalemme
Francesco Patton
Custode di Terra Santa
Nourhan Manougian
Patriarca armeno di Gerusalemme