Non certo brillante la figura fatta dal questore di Prato, Alessio Cesareo, sui fischi dello scorso 25 aprile a lui e al prefetto Rosalba Scialla. La richiesta di archiviazione del fascicolo, a suo tempo aperto dopo la denuncia dello stesso questore contro persone ree di aver cantato “O bella ciao” il 25 aprile, decisa dalla Procura della Repubblica era, in uno Stato di diritto come tutto sommato è ancora il nostro, inevitabile.
La vicenda è nota e risale al 23 marzo scorso quando tante persone (c’ero pure io) riempirono in modo civile Piazza delle Carceri a Prato per protestare contro una manifestazione di Forza Nuova che intendeva così celebrare il centesimo anniversario dei Fasci di Combattimento. Fummo in molti a considerare negativamente i permessi concessi, ai neofascisti, da Questore e Prefetto: era chiara, anche se maldestramente camuffata, la natura rievocativa del corteo voluto dai camerati.
E furono in diversi i manifestanti pratesi, durante la manifestazione del 25 aprile, a esprimere sonori dissensi (qualche fischio, qualche slogan, il canto di “Bella ciao”. Nulla di violento o di eclatante) nei confronti di Questore e Prefetto per come si erano comportati il mese prima.
Il prefetto, più abile, si è poi sfilata da ogni critica nei confronti dei dissidenti. Il questore no: lui li ha denunciati per (sic) “vilipendio alla Repubblica e alle istituzioni costituzionali”. Una follia!
Tra le frasi dei manifestanti giudicate (sic) “non rispondenti alla solennità della manifestazione” anche lo slogan tratto dalla famosa epigrafe del costituente Piero Calamandrei nei confronti del generale Kesserling: sul “monumento” chiamato “ora e sempre Resistenza”.
Parrebbe una barzelletta, roba da tristissimo Bagaglino, ma invece non lo è. Nella seconda città della Toscana, stando a quanto hanno riportato i media, il questore ha denunciato persone solo perché, scese in piazza il 25 aprile 2019, hanno cantato “Bella ciao” e fischiato questore e prefetto sul corteo da loro consentito ai neofascisti.
Adesso che la Procura della Repubblica ha definito “legittimo dissenso” quei cori e quei canti, immagino come debba sentirsi il questore nel suo chiaro ma imbarazzante, e fallito, tentativo di farsi bello nei confronti del ministro, pro tempore, degli Interni.
Se il questore me lo consente, ecco un piccolo consiglio. Qualcuno potrebbe essere tentato di chiedergli un gesto di dimissioni. A me, invece, basterebbe un compitino estivo: legga bene, entro settembre, la Costituzione e ci aggiunga, se vuole, il discorso tenuto nel 1955 ai giovani dallo stesso Calamandrei. “… la libertà è come l’aria. Ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni e che io auguro a voi giovani di non sentire mai … ricordandovi ogni giorno che sulla libertà bisogna vigilare, vigilare dando il proprio contributo alla vita politica …”.