Invecchio male. Non ne posso più di basso populismo. Ho appena visto (Tg Rai Toscana ore 14) il vispo Nardella, sindaco di Firenze, vestito da imbianchino con tanto di rullo, darsi da fare (insieme ai lodevolissimi componenti di una associazione chiamata “Angeli del bello”) per ripulire muri imbrattati da qualche ragazzotto che in questo modo crede di manifestare la sua creatività o, più semplicemente, manifesta un rozzo tipo di inciviltà sporcando un bene comune.
Tanto bella l’azione degli “Angeli” tanto populista mi appare quella di un sindaco che, in favore di camere e taccuini giornalistici, si mostra al popolo mentre spennella un muro. Facile intuire – specie per chi, come me, ha lavorato in un ufficio stampa di un ente pubblico – i contatti precedenti fra ufficio stampa, portavoce, redazioni: “venite in via tal dei tali all’ora x che troverete Dario vestito da imbianchino”. “Possibile anticipare di mezzora?”. “No, mi spiace: dopo deve inaugurare il Comitato del sì alla riforma Boschi”. “Ok, tranquillo: ci vediamo lì”.
Ovvio che la questione non riguarda solo l’ottimo Nardella, ma, ormai, chiunque, e in qualunque ambiente, abbia un briciolo di potere e tanta voglia di comunicarlo. Né mi sfuggono aspetti positivi. Eppure, non ne posso più. E il vecchio Howard Beale, il commentatore tv stanco e sfiduciato del “Quinto potere” di quarant’anni fa, diventa sempre più un mio mito.
Dopo aver visto Dario che spennellava, ho pure aperto la finestra e nel silenzio di un primo pomeriggio di maggio, mese un tempo dedicato alla Madonna, ho – giuro – lanciato il bellicoso grido di noi che si invecchia davvero male.