L’ultimo, fra i magnifici 17, di voti ne ha presi (in tutta Italia) ben 574 e la cifra percentuale (0,00) è inequivocabile. Si chiama “Italia nel cuore”. Sottotitolo da contenitore tv pomeridiano: “Storie di vita vera“. E’ l’ultima, in ordine di consenso, fra le 17 liste che il 4 marzo non ce l’hanno fatta. I nomi sono roboanti. C’è di tutto in questo suk da “chi l’ha lista?“.
Da “Italia nel cuore”, appunto, a “Autodeterminazione” che con 19 mila voti circa (un ottimo 0,05%) forse adesso è assai meno determinato; dal “Grande Nord”, che è riuscito a convincere quasi 20 mila elettori, a uno straordinario “10 volte meglio”, asceso a quota 37 mila.
Nel mezzo, fra tutte queste liste minori, anche una sigla politica storica, a suo tempo gloriosa: il vecchio “Partito Repubblicano Italiano”, quello di Ugo La Malfa (e del figlio); il partito dell’edera. Stavolta si è unito ad ALA (quelli di Verdini, suppongo) e l’operazione ha fruttato una sessantina di voti in meno rispetto a soglia, oggettivamente non trascendentale, di 21 mila.
Un altro nome storico (addirittura il “Partito Comunista”) ha convinto quasi 107 mila elettori battuto alla grande, si fa per dire, da “Italia agli italiani” che ne ha convinti quasi 126 mila.
Maluccio è andata a Vittorio Sgarbi che con la sua lista pomposamente titolata “Rinascimento” è arrivato penultimo. 8.686 voti in tutta Italia e Lorenzo il Magnifico si rivolta nella tomba. Quelli che sperano in una “sinistra rivoluzionaria” (29 mila) hanno ancora tanta strada da fare alzando pugni al cielo e marciando con falci, martelli eccetera. Ma pure i misteriosi amanti del glorioso “Partito del Valore Umano” (48 mila arrotondati per eccesso) e del “Blocco (notes?) nazionale per le libertà” (3.600 mila arrotondati per difetto) potrebbero iniziare una qualche forma di autocritica.
Discorso diverso, non a caso nella alta della classifica, per tre liste dalle grandi attese ma dai modesti risultati: Marione Adinolfi che può vantare un “popolo” (della Famiglia) da 219.535 unità. Un altro “popolo” (quello, comunista, che cerca “potere”) di voti ne ha presi 372 mila con l’1,13 per cento battendo comunque i fascisti di Casa Pound che hanno sfiorato l’1% ottenendo 312.192 voti (ma qui c’è assai poco da scherzare)
Fra tutti, i magnifici 17 hanno raggranellato una cifra comunque consistente: oltre 1 milione e 300 mila voti (in percentuale il 3,99%): più di Grasso e quasi come la Meloni; tre volte più di Fitto e Formigoni. Voti buttati via.
Era facile capirlo. Meno facile capire per quali oscuri motivi ci sia qualcuno che, immagino perdendoci tempo e anche qualche soldino, mette in piedi un movimento chiamandolo “Siamo”. Visti i 1.428 voti presi (lo 0,00%) forse, evitando per scaramanzia l’uso del plurale, sarebbe stato meglio titolare al condizionale: non presente ma passato prossimo.
Aggiungendo una postilla sarebbe uscito “Saremmo stati. Se solo qualcuno ci avesse votato“. E forse a 2 mila voti sarebbero arrivati.