La morte di Simon Peres, già presidente di Israele nonché Nobel per la Pace in omaggio al coraggio dei suoi sforzi per superare, in Medio Oriente, la pesante situazione che tutti conosciamo (o dovremmo conoscere), è un ottimo pretesto per parlare di SISO.
In via preliminare, per capire qualcosa di questo movimento, è bene ricordare che 570 mila coloni israeliani non considerino immorale risiedere, con la forza, in 125 colonie nei Territori palestinesi: territori – in base a specifiche Risoluzioni internazionali – occupati in modo illegale.
SISO è un movimento (“Salva Israele Ferma l’Occupazione”), decisamente coraggioso, che proprio nei giorni scorsi ha lanciato un appello pubblico (qui il testo dal blog di Gad Lerner, giornalista che appoggia la campagna) rivolto agli ebrei della diaspora e sottoscritto da oltre 500 personalità israeliane del mondo della cultura e delle istituzioni. L’auspicio della campagna – come anticipato nel Dossier di maggio-giugno 2016 della rivista Terrasanta – è che le comunità ebraiche all’estero alzino la loro voce per chiedere al governo israeliano di ordinare il ritiro dalle terre occupate in vista del 5 giugno 2017, cinquantesimo anniversario della Guerra dei sei giorni e dell’occupazione militare dei Territori palestinesi.
“Se ti interessa Israele, il silenzio non è più un’opzione” è l’incipit dell’appello elaborato e diffuso dal movimento nato a fine 2015 da un gruppo di docenti universitari e diplomatici israeliani che includono tra gli altri lo storico ed attuale direttore del Museo d’Europa a Bruxelles Elie Barnavi, l’ex direttore generale del Ministero degli Esteri Alon Liel, gli ambasciatori Colette Avital e Ilan Baruch, il pluripremiato psicologo politico Daniel Bar-Tal.
Ed è proprio Daniel Bar-Tal che, con Franco Niccolai dell’associazione pistoiese “Insieme per la Terrasanta”, abbiamo avuto modo di incontrare personalmente a Roma, mesi fa, grazie alla collaborazione di una collega giornalista assai attenta a ciò che accade oggi nelle terre un tempo calpestate da Gesù: Manuela Borraccino, collaboratrice di Terrasanta, ottima rivista della Custodia Francescana, diretta da Giuseppe Caffulli.
“Chiediamo agli ebrei di tutto il mondo – scrive l’appello – di unirsi agli israeliani per un’azione coordinata che ponga fine all’occupazione e costruisca un nuovo futuro, per il bene di Israele e delle generazioni future”. Il movimento punta a organizzare eventi di sensibilizzazione, in tutto il mondo, in vista del 5 giugno 2017, cinquantesimo anniversario della Guerra dei Sei giorni e dell’occupazione dei Territori palestinesi.
Hanno firmato l’appello il premio Nobel per l’Economia Daniel Kahneman, la cantante Noah, gli scrittori Amos Oz e David Grossmann, 20 ambasciatori israeliani, decine di parlamentari, 48 tra gli scrittori e gli scienziati insigniti dei massimi premi dallo Stato di Israele, 160 docenti delle università israeliane.
Secondo un sondaggio condotto nei giorni scorsi tra i cittadini israeliani e pubblicato da SISO insieme all’appello, la maggioranza degli israeliani ebrei (75,7 per cento) ritiene che lo Stato di Israele sia responsabile della sorte degli ebrei della diaspora, e che questi, a loro volta, siano responsabili dello Stato di Israele (78 per cento). La maggior parte degli israeliani ebrei (66,8 per cento) concorda sul fatto che il conflitto con i palestinesi influenza negativamente la condizione degli ebrei nel mondo. «Israele è uno Stato sovrano e indipendente, ma di fatto non è libero. Uno Stato che occupa e opprime un altro popolo per così tanto tempo non può essere realmente libero», ha dichiarato David Grossman nel firmare l’appello.
Tra i firmatari compaiono alti ufficiali dell’esercito israeliano come i quattro generali (in pensione) Amram Mitzna, Nathan Sharony, Zvi Kanor, Iftach Spector, e i colonnelli Shaul Arieli, Ze’ev Raz, Ben Ami Gov. Il loro appello agli ebrei della diaspora perché appoggino la campagna di Siso si unisce agli sforzi degli oltre 200 generali israeliani in pensione (ex capi dell’esercito e dei servizi segreti Mossad e Shin Bet) che con la loro organizzazione Comandanti per la sicurezza di Israele hanno elaborato un piano per il ritiro dei Territori che offre piene garanzie allo Stato ebraico e che hanno aderito all’iniziativa di SISO.
Sarebbe significativo, credo, organizzare, in una Toscana che sa essere attenta anche a questo tipo di questioni e magari anche sullo sfondo del grande pellegrinaggio che, a fine anno, le diocesi toscane faranno in Terrasanta, una iniziativa pubblica per conoscere e far conoscere il messaggio di SISO: Salva Israele, Stop alla Occupazione.