Abbiamo dunque ceduto al ricatto del governo di Israele (“Se la formulazione non cambia, il governo non sarà partner dell’evento”). Facile intuirlo. Ma questa italica sottomissione getta una luce trista e triste sulla partenza da Gerusalemme del Giro d’Italia 2018.
Per il governo d’Israele (un governo di destra: da anni fa di tutto per ostacolare la soluzione del conflitto con i palestinesi) Gerusalemme è, come noto, “capitale di Israele”. Ma ciò, come altrettanto noto, è fuori legge: non risponde ad alcun accordo internazionale, è volontà unilaterale.
Con il pretesto di celebrare il “giusto” Gino Bartali (che tanto fece, sotto il fascismo, per salvare persone ebree), l’edizione 2018 del nostro giro ciclistico partirà da Gerusalemme con tre tappe sul territorio israeliano. Gli organizzatori del Giro avevano inizialmente usato una formulazione (“Gerusalemme ovest”) che il governo d’Israele ha contestato imponendo, appunto, un ricatto (fate come vogliamo noi o i scordatevi i nostri soldi) davanti al quale i pavidi organizzatori si sono subito piegati. Gronda cinismo la giustificazione formale per aver prima inserito e poi rimosso la dicitura (“Gerusalemme Ovest”) sottolineando che essa era “priva di alcuna valenza politica” e dando quindi ragione alle pretese “politiche” di questo Israele.
Da qualche tempo i governanti d’Israele le tentano tutte per imporre la loro visione di dominanti. Basta pensare al dramma del muro e alle continue violazioni del diritto internazionale tramite i coloni insediati nei territori palestinesi. Lo prova, nel piccolo, anche un attestato che il sindaco di Gerusalemme e il ministro del turismo sono soliti conferire a chi, in pellegrinaggio, fa tappa nella città santa che per loro, appunto, è “capitale d’Israele”. A me, e a chi con me era in pellegrinaggio da Pistoia nel marzo scorso, lo hanno dato e io lo conservo.
In risposta non mancano, anche in Italia, soggetti che incitano al boicottaggio nei confronti di un Israele così arrogante e fuorilegge. A colpire è che sia tirato nel mezzo il buon Gino Bartali che mai, rischiando per salvare persone minacciate, avrebbe immaginato sarebbe andata a finire così.
Servirà a poco, ma personalmente – da appassionato sia del Giro che della Terra Santa – ho deciso di boicottare le tre tappe israeliane. Farò altro (magari leggerò un libro di Amos Oz), ma certo non starò alla tv Per me, quest’anno, anche per rispettare il coraggio di Gino Bartali, il “Giro d’Italia” comincia dalla tappa numero quattro: la Catania-Caltagirone.