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Home»Giornalismo»LO STRANO “SUICIDIO” DEL COLONNELLO PACE
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LO STRANO “SUICIDIO” DEL COLONNELLO PACE

Mauro BanchiniBy Mauro Banchini27 Settembre 2017Nessun commento2 Mins Read
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Che stano quel suicidio. La storia di Omar Pace, tenente colonnello della Guardia di Finanza “suicidato” il giorno prima di testimoniare in un processo su persone potenti, l’avevo dimenticata. A farmela riemergere è stata, l’altra sera in tv, una inquietante puntata di “Presa Diretta” dedicata agli intrecci fra mafie e massonerie (neppure tanto deviate, sia le mafie che le massonerie) con una intervista, toccante, a Barbara: vedova, per nulla convinta del “suicidio”, che pretende chiarezza. E la chiede a quello Stato che suo marito aveva servito con onore e fedeltà.

Il “suicidio” risale all’11 aprile 2016. Poche ore dopo Omar Pace (47 anni, genio dell’informatica, in servizio presso la DIA Direzione Investigativa Antimafia) avrebbe dovuto deporre in un processo, a Reggio Calabria, nel quale è imputato un ex ministro berlusconiano, il potente Claudio Scajola. Aveva perquisito, il tenente colonnello Pace, l’abitazione di una collaboratrice di un altro berluscones, l’ex “onorevole” Amedeo Matacena già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. In quella perquisizione era stato trovato una sorta di archivio segreto e Omar Pace avrebbe dovuto testimoniare nel processo contro Scajola accusato a sua volta di aver fatto fuggire il Matacena (l’ex “onorevole” che gli inviati di Riccardo Iacona hanno intervistato negli Emirati Arabi. Impegnato a fare la, cosiddetta, “bella vita”. Con assai scarse possibilità di veder tornare in Italia. Evidentemente protetto).

Ma nessuna deposizione da Omar Pace perché, cosa in effetti singolare, all’improvviso il tenente colonnello decide di togliersi la vita. Ed è subito silenzio. Barbara, tenace, continua a chiedere la verità. E noi, distratti, continuiamo a farci passare dalla mente un caso come questo che non importa essere dietrologi per capire quanto possa odorare di non propriamente pulito.

In base a un uso distorto dei criteri di notiziabilità (questa di Omar Pace è considerata roba ormai “vecchia”), pressati da altri criteri (esempio: spaventare le persone fragili sugli sbarchi dei migranti), non più abituati (salvo eccezioni) alle fatiche del lavoro di scavo, giustificati dalla facilità estrema con cui oggi come cittadini dimentichiamo subito tutto, i media continuano a ignorare: salvo, ogni tanto, uno sprazzo come “Presa Diretta” impegnata a raccontare (“I Mammasantissima”) gli intrecci fra massonerie, mafie e – purtroppo – pezzi dello Stato e della politica. Quello Stato che Omar Pace, prima di “suicidarsi”, aveva servito. Quella politica che potrebbe, se lo volesse, aiutare Barbara a trovare la verità.

 

Amedeo Matacena Antimafia Claudio Scaiola DIA Guardia di Finanza Omar Pace Presa Diretta Riccardo Iacona suicidio
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