Un sanmarcellino alla guida de “Il Tirreno”. Questo il titolo di un incontro, l’ultimo della serie organizzata per questa estate dalla neonata Pro Loco di San Marcello Pistoiese, con Cristiano Marcacci da pochi mesi direttore responsabile del quotidiano livornese.
Spostato – causa maltempo – dallo spazio in cui all’origine si doveva tenere (la Piazzetta Bruciata) nell’aula del Consiglio in palazzo comunale, il tardo pomeriggio ha visto una buona partecipazione di pubblico. Presenti il sindaco Luca Marmo, con diversi altri amministratori comunali sia di maggioranza che di minoranza, e il parroco don Maximilien Baldi. Ha introdotto Lucia Battani, presidente della Pro Loco.
Present anche alcuni parenti del nostro concittadino, a sua volta emozionato – come lui stesso ha confessato – per essere stato coinvolto e addirittura ospitato in quell’aula consiliare dove, all’inizio della sua attività professionale, era solito “coprire” i fatti di cronaca locale.
Personalmente, chiamato dalla Pro Loco a svolgere questo incarico come d’altronde nei quattro incontri precedenti, ho cercato di fare il mio meglio come conduttore/moderatore. Pure io provando una certa emozione nel tornare, dopo decenni e certo in altro ruolo, in quell’aula dove – eletto consigliere comunale verso la fine degli anni Settanta del secolo scorso – cercai, insieme a tanti colleghi di diversa estrazione politica, di fare il mio dovere come pubblico amministratore. Nel mio caso nei banchi di minoranza (fu lì che trovai, sui miei stessi banchi, il dottor Luciano Battani, padre della presidente di Pro Loco, Lucia).
Con Cristiano (il cui secondo nome è Martano, in omaggio al sergente dell’Aeronautica Militare – suo stretto parente – trucidato, nel 1961, a Kindu e in omaggio al quale è stato eretto un significativo monumento nella ex pinetina di via Rimembranza), abbiamo chiacchierato attorno a tre capitoli: le radici, il giornalismo, la comunità. I
n una sorta di “San Marcello pride” peraltro inevitabile anche visto che l’incontro si è tenuto come apertura dei festeggiamenti 2024 di Santa Celestina, organizzati dal Comitato parrocchiale per le feste, inserito proprio anche in quel programma.
Nel capitolo “radici” sono emersi i primi passi nel giornalismo di Marcacci. Neppure ventenne iniziò a San Marcello, nel 1986, una collaborazione con Radio Montagna Club, emittente radiofonica voluta qualche anno prima da un manipolo di “visionari” (guidato dall’indimenticabile Valdemaro Bacci). Era il tempo delle radio libere e “Radio Tele Montagna Pistoiese” (questo il primo nome della emittente) seppe ritagliarsi un ruolo pilota con un mix di musica e informazione, cronaca e giochi (fra questi il mitico “barattolo dei fagioli” destinato in seguito – secondo alcune testimonianze – a essere “imitato” su emittenti di ben più potente respiro).
Non sono mancati, in Cristiano, aneddoti e ricordi. Neppure sulla sua, più strutturata, attività professionale prima come collaboratore de “La Nazione” e poi nella testata oggi da lui diretta: “Il Tirreno”. Per tutto l’arco degli anni Novanta, in Piazzetta Arcangeli era presente un ufficio di redazione di questo giornale. Non sono mancati ricordi di colleghi oggi non più in vita: Alessandro Tonarelli e Lucia Prioreschi, ad esempio. Né ricordi e curiosità su “pezzi” particolari.
Il capitolo “giornalismo”, aperto con una carrellata sulle responsabilità sempre maggiori che Marcacci stava ricevendo nella sua testata fra il 2001 e questo 2024, ha trattato passato e presente di una professione purtroppo oggi in crisi (come molte altre professioni) ma sempre fondamentale per la vita di una democrazia basata non su sudditi ma su cittadini consapevoli (e consapevoli, appunto, proprio perché informati. E informati da professionisti e secondo punti di vista diversi).
La crisi (irreversibile?) delle edicole, l’affermarsi della rete e dei social, le illusioni secondo cui – proprio grazie ai social – del giornalismo e dei giornalisti oggi non ci sarebbe più bisogno, il prorompere delle fake news con pericoli sempre più elevati, anche grazie all’IA, per il diritto dei cittadini ad avere informazioni di qualità.
Avendo sotto mano il direttore di un quotidiano, non mi sono fatto sfuggire domande di stretta attualità politica (il caso Sangiuliano, il ruolo del generale Vannacci, la capacità di Schlein di fare il “campo largo”).
Per arrivare, infine, al terzo capitolo. Purtroppo obbligato a confrontarsi con la ristrettezza del tempo rimasto. Spero non mancheranno occasioni per tornarci sopra perché il tema che ci interessava è di quelli forti: perché i media nazionali raccontano così poco e spesso (salvo lodevoli eccezioni) così male ciò che accade nelle cosiddette “terre alte” e cosa potrebbero fare, gli stessi abitanti di aree interne e montane, perché la grade informazione si accorgesse maggiormente di problemi, ma anche di potenzialità, presenti appunto nelle terre alte.
Terre – non dimentichiamolo – che seguendo l’Appennino (dalla Liguria alla Calabria) sono l’ossatura, lo scheletro, dell’intero Paese. Terre che presentano una infinità di problemi (mancanza di servizi, spopolamento, mancanza di lavoro, invecchiamento, rinsecchirsi in sterili forme di nostalgia per un passato che mai tornerà uguale …) ma anche una altrettanto, e forse maggiore, infinità di risorse (la bellezza dei luoghi, il clima, l’aria, l’acqua, l’ambiente, la cultura, la storia, la possibilità di uno sviluppo economico tale da non ferire la Natura …).
Dal direttore de “Il Tirreno” è arrivato un primo interessante input che, presto, sarà destinato a essere svelato. Ma il tema è di quelli intriganti. E merita tante riprese. Per fortuna non si parte da zero.
Con questo quinto incontro si è dunque concluso questo esperimento voluto dalla Pro Loco. “Libri aperti sul crinale” – questo il titolo – pensati come “rassegna letteraria e altro”.
Posso confermare che, grazie alla passione che i volontari e le volontarie di Pro Loco ci hanno messo, tutto è andato bene. Esperimento, direi, riuscito.
Si è parlato di quattro ottimi libri: dall’innamoramento (fra Abetone e San Marcello) di Giacomo Matteotti e Velia Ruffo con lo storico Stefano Caretti ai luoghi toscani fondamentali per Tiziano Terzani (partendo da Orsigna, il suo “ultimo amore”) con il giornalista Jacopo Storni; dai cinque “ambasciatori di bellezza” intervistati da Federico Pagliai ai trentacinque “cammini” attorno a San Marcello raccontati da Andrea Cuminatto e Barbara Gizzi.
Preziosa la collaborazione della libreria Marzia e di Manuela Bellucci (forti i suoi cartelloni sull’importanza della lettura). Idem per il sostegno “musicale” di Saverio Del Rosso. Ma sono tutti i “piloti” e le “pilotesse” di Pro Loco a dover essere ringraziati, sia per questo sostegno che per il silenzioso (e apprezzato) lavoro di pulizia/strade e di cene all’aperto.
Proseguirà questo esperimento? Il prossimo futuro ci dirà. Intanto – tempo permettendo – gustiamoci Santa Celestina 2024. E cantiamo, ricordando il maestro Beschi che lo compose, l’inno a lei dedicato. “Erompa l’inno fervido, a Celestina santa …”. Evviva!