Compito della stampa, in una democrazia, dovrebbe sempre essere quello di scavare – per conto dei cittadini – alla ricerca della verità. Anzi della “verità sostanziale dei fatti”.
Scavare sapendo che la realtà è sempre molto più complessa della propaganda.
Scavare sapendo che ovunque ci sono poteri molto abili nel diffondere falsità, inquinare le vicende, far prevalere le rispettive propagande. Specie oggi che tutto può essere costruito e falsificato.
Guai quando il circo mediatico si presta, per pigrizia o connivenza, a farsi megafono di una parte (che in genere è la più forte). Guai, ad esempio, quando vengono tenute nascoste parti di notizie che, se conosciute, aiuterebbero a capire.
Questo a 360 gradi. Sempre e ovunque. Anche per i gravi fatti di Amsterdam, la città di Anna Frank (ho ancora in mente il dolore che provai tanti anni fa in quella soffitta).
Le vicende, ovunque, vanno raccontate tutte, fin dall’inizio senza nascondere nulla. Altrimenti il quadro che ne esce è falsato.
NB)- Colpisce, in questa brutta vicenda, la circostanza che di essa, nei media italiani, non è stato raccontato l’inizio: le provocazioni di alcuni tifosi israeliani contro la Palestina prima della partita. Per carità: nulla giustifica la reazione violenta di quella parte di tifosi palestinesi, ma la complessità della situazione in MO è talmente forte che è davvero dificile mettere “i buoni” tutti da una parte e “i cattivi” tutti dall’altra. Odio e rancore, violenze e ingiustizie, creano solo nuovo odio e ulteriore rancore, altre violenze e ulteriori ingiustizie. Capirlo non dovrebbe essere difficile. Così come non dovrebbe essere difficile capire che le critiche al governo d’Israele (da tempo violante le risoluzioni ONU) non sono prove di antisemitismo.