Qui si parla solo di due vicende: le “canale” rubate due mesi fa (in un cimitero che non si riesce a sanare) e una nomina (in un ente particolare) fatta ancora una volta senza rispettare le regole. (mb)
CAMPOSANTO: LE DOCCE RUBATE – Dalla cronaca apprendiamo che “da pochi giorni”, al cimitero del Poggio sono state “rubate” le “docce di rame”.
Non è proprio così. Quelle “docce” (o “canale”) sono state sì rubate, ma il furto è avvenuto attorno al 20 dello scorso agosto. Dunque più di due mesi fa. Non “da pochi giorni”.
Il furto venne segnalato su Facebook da un cittadino (24 agosto 2024). E la notizia venne ripresa da uno spazio giornalistico (“Linea Libera”) sempre molto attento alle questioni poggesi.
Da allora nulla è stato fatto. Nonostante fosse facile intuire che dopo la “secca” sarebbero arrivate le grandi piogge autunnali. Provocando ulteriori danni al già danneggiato cimitero.
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CAMPOSANTO: MA LA SICUREZZA C’E’? – Forse sarebbe bastato poco, in attesa dell’intervento strutturale, per tamponare questa emergenza. Magari, che so, rimettendo provvisorie tubazioni di plastica comunque capaci di attenuare il danno.
Ma niente, in questi due mesi, è stato fatto e in questi giorni di grandi visite cimiteriali tutti ci accorgiamo del danno ulteriore che, in una situazione già critica, ha provocato sia il furto che il mancato intervento.
Sulla stessa cronaca l’assessore informa che alla sostituzione delle “docce rubate provvederanno i nostri operai e che le nuove non saranno più in rame”. Ottimo. Ma in molti si fanno quattro domande.
Quando ciò accadrà? Perché un intervento così ovvio non è stato fatto subito, già a fine agosto, quando il furto venne scoperto? Perché accreditare la tesi, errata, che il furto sia avvenuto solo “nei giorni scorsi”?
Visto, infine, che il cimitero è stato più volte chiuso causa meteo avverso, siamo davvero certi che tenerlo aperto, specie in certe zone, con questo tipo di evidente degrado sul cemento armato sia … sicuro per la sicurezza dei visitatori?
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CAMPOSANTO: PERCHE’ E’ COSI’ DEGRADATO ? – Vicenda remota, quella del cimitero del Poggio. Se è ridotto così, in condizioni pessime, è a causa di una lontana e rimasta nascosta vicenda giudiziaria.
Quando venne rifatto, con una vecchia amministrazione, quei lavori furono eseguiti male. La struttura presentò fin da subito gravi vizi. Che con gli anni si sono aggravati.
Seguì un contenzioso legale con la ditta. Alla fine, passato molto tempo, i Tribunali dettero ragione al Comune e torto alla ditta. Questa fu condannata ma, chissà come, ha finito per non pagare nulla.
E il Comune, a prescindere dal colore politico, è stato costretto a tenersi il danno, la beffa e i lavori mal fatti. Essendo anche costretto a cercare nuovi soldi – nel difficilissimo mercato dei finanziamenti per i cimiteri – per risistemare il tutto.
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CAMPOSANTO: LE PROMESSE ELETTORALI – Alla vigilia della scadenza la giunta Puggelli approvò un progetto per la costosa sistemazione generale del cimitero. Un progetto radicale e completo. Da oltre due milioni di euro. Soldi – promise Puggelli – “che inizieremo subito a cercare”.
Botte e risposte, fra schieramenti, in campagna elettorale. Poi, sconfitto Puggelli, la palla è passata alla destra di Palandri/Bresci/Mastropieri.
Una destra che in campagna elettorale anche sul cimitero aveva promesso mari e monti. Ma una destra che fin da subito si è trovata a scontrarsi, anche sul cimitero, con le difficoltà di tradurre in fatti rapidi le tante facili promesse fatte.
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CAMPOSANTO: FRA IL DIRE E IL FARE – Da gennaio molte le promesse, sul camposanto, dalla giunta. In particolare fu promesso che si sarebbe proceduto, iniziando subito, per stralci: per stare “sotto la soglia” dell’importo minimo, così da procedere con affidamenti diretti, saltando le gare.
Procedura discutibile. Ma ancora a luglio scorso la giunta Palandri accreditava, sui media, che avrebbe iniziato con “almeno tre lotti”. A fine giugno era stato deciso di contrarre un primo mutuo (circa 350 mila euro) con Cassa Depositi e Prestiti per una “prima riqualificazione” del cimitero.
Nulla, nel frattempo si è però mosso sul piano concreto, tranne l’apposizione di barriere per impedire il passaggio dei visitatori nella parte storica: la galleria. Eppure il 31 gennaio scorso l’assessore aveva annunciato la speranza “di riuscire a partire prima dell’estate” (2024).
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CAMPOSANTO: SERVIRA’ L’ANNO NUOVO – Si arriva all’ultima notizia, domenica scorsa. L’assessore ha fatto una sostanziale marcia indietro: non più lotti ma sistemazione unica, ottenuto il mutuo, limitandosi a galleria e loggiati. Lavori – precisa – “per i quali servirà l’anno nuovo”.
Il resto dovrà aspettare. Il Comune non riesce a trovare i soldi necessari per un intervento completo.
Lontano il tempo, elettorale, nel quale il candidato Palandri riuscì a convincere quei poggesi che lo fecero vincere. Li convinse che votando lui, ogni problema – cimitero compreso – sarebbe stato affrontato con capacità. “I soldi si trovano”.
Evidentemente non era così facile. E adesso, come chiunque, pure lui si scontra con la realtà. Perchè il tenmpo della demagogia è scaduto.
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NOMINE: UN SINDACO CHE IGNORA? – “Non è i’ bere, l’è i’ ribere!”. A Firenze e dintorni, tutti si conosce il significato del motto antico. Vuol dire che non ci ubriaca bevendo ma solo continuando a bere.
Viene in mente questo motto fiorentino davanti a nuovo decreto del sindaco Palandri (il 44 dello scorso 23 ottobre) nel quale lui insiste nel voler ignorare, sulle nomine di rappresentanti del Comune in enti vari, una delibera che lui stesso fece approvare dal Consiglio Comunale.
E’ il caso, stavolta, di una Fondazione pratese: quella che si occupa di tenere viva la memoria su Deportazione e Resistenza sotto i regimi fascista e nazifascista. Uno spazio importante per chi, specie oggi, ha a cuore il valore dell’antifascismo.
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NOMINE: LA LEGHISTA ANTIFASCISTA – Nel giugno 2023 per quel ruolo, a forte impronta antifascista, fu scelta la vicesindaca leghista Bresci. In una giunta non esperta, forse si erano scordati di adottare l’atto. E siccome questa non è una formalità, l’atto fu preso nel febbraio successivo.
Va però notato che anche quella nomina – come un’altra poi salita all’onore delle cronache per altro tipo di vicende – era stata presa in modo non immediatamente regolare: non teneva conto degli indirizzi che il Comune, dal dicembre 2023, è obbligato a seguire quando il sindaco deve nominare rappresentanti in enti e organismi.
In base a tali indirizzi i rappresentanti comunali vanno scelti per “competenza ed esperienza” in procedure “trasparenti e pubbliche”, devono fornire “affidabilità” sulle specifiche loro “competenze”.
Il Comune deve istituire “un apposito Albo” nel quale, via via si renda necessaria una nomina, “i soggetti che intendono candidarsi devono presentare apposita istanza allegando il proprio curriculum vitae” secondo quando previsto “dallo specifico avviso”. E il sindaco è obbligato a scegliere “attingendo dall’Albo”.
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NOMINE: REGOLE VIOLATE? – Nulla di tutto questo, per la nomina di Diletta Bresci nel cda di quella Fondazione (ma anche per un’altra nomina) venne allora fatto.
Non ci fu un avviso pubblico, non è mai stato istituito l’Albo, nessun cittadino ha saputo in via preventiva che c’era la possibilità di candidarsi per quel posto. La vicesindaca è stata scelta, dal sindaco, come se quella delibera che fissa obblighi così chiari non esistesse.
Ma non finisce qui. Solo pochi giorni fa abbiamo appreso che, per motivi non resi noti, già dallo scorso 8 maggio (dunque neppure tre mesi dopo la nomina ufficiale), l’esponente leghista ha preferito dimettersi dal cda di quella Fondazione.
Dovendola sostituire e volendo seguire la regola che lui stesso fece approvare al Consiglio, il sindaco avrebbe dovuto istituire l’Albo, pubblicare l’avviso, far sapere a tutti che il Comune stava cercando un rappresentante in quella Fondazione, dare il tempo necessario per raccogliere le disponibilità, analizzare i curricula presentati e scegliere fra essi (magari scegliendo comunque chi ha poi scelto. Ma così sarebbe stata, almeno, una nomina regolare).
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NOMINE: IL MELONIANO ANTIFASCISTA – Invece il sindaco non ha fatto nulla di tutto ciò. Ha aspettato 8 mesi dalla conoscenza delle dimissioni di Bresci e, appunto con il decreto sindacale del 23 ottobre, ha nominato il rappresentante bypassando la procedura. Un’altra nomina a rischio di irregolarità.
Deve essere stata la Fondazione, a metà ottobre, a far presente al sindaco che lui aveva il dovere di fare la nomina perché il cda ne aveva urgente necessità dovendo convocarsi entro il 30 novembre 2024 per poter approvare il bilancio preventivo 2025.
Ed ecco che Palandri deve essersi ricordato della nomina. E ha provveduto pochi giorni dopo a scegliere il nuovo rappresentante. Ha nominato, nella Fondazione antifascista, il consigliere comunale Matteo Bonfanti (eletto in quota “Fratelli d’Italia”).
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NOMINE: IL VIZIETTO DEL “ME NE FREGO”? – Vivi auguri a Bonfanti, che certo possiede requisiti e competenza necessaria per abitare una Fondazione del genere.
Ma la sua nomina – se qualcuno se ne volesse accorgere – non considera gli indirizzi, obbligatori, che l’amministrazione deve seguire. In queste condizioni è una nomina regolare?
Magari tutto sarà in regola, tutto sarà perfetto, qualche cavillo giustificatorio salterà pure fuori, ma non mancano tre piccole curiosità.
Per quali motivi la vicesindaca si è dimessa da una Fondazione così importante? Perché, dovendola sostituire, il sindaco non ha seguito gli indirizzi fissati dalla delibera consiliare 91 del 29 dicembre 2023? Perché, nel suo decreto finale, lui “richiama” – come se ne avesse tenuto conto – quella delibera consiliare che invece ha del tutto ignorato?
Il vizietto del “me ne frego” (delle regole) e del “tiro dritto” (contro le regole) forse ha colpito ancora?
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POGGIO (A CAIANO) E .. BUCA di Mauro Banchini, 28 ottobre 2024 n. 70