LA CANTONATA DEL SINDACO – Sono passati 4 mesi e finalmente il sindaco ha capito di aver preso una solenne cantonata. Era il 21 giugno quando il Consiglio Comunale su sua proposta nominò tre “consiglieri delegati” assegnando loro deleghe molto importanti: viabilità, lavori pubblici, manutenzione e demanio a Fabrizio Campanelli; tutte le attività produttive (escluso il turismo) a Renzo Breschi; la sola biblioteca a Chiara Guazzini (alla quale, almeno secondo indiscrezioni giornalistiche, dovevano essere assegnate sanità e sociale. Poi, per fortuna, si resero conto – o vennero caldamente consigliati, dall’ASL, a farlo – che sarebbe stata una scelta impossibile. E Guazzini dovette rinunciare a ciò che le era stato promesso).
Subito fu chiaro che quell’atto era illegittimo. L’opposizione lo disse in modo netto. Non prese parte al voto. Ma Palandri, che già in campagna elettorale aveva annunciato questa volontà, sostenendo che i tre avrebbero partecipato (sic) alle riunioni di Giunta, andò avanti sicuro. Troppe le promesse fatte, prima del voto, per rinunciare alla delibera.
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SIAMO SU SCHERZI A PARTE? – E per 4 mesi, dunque, abbiamo avuto – un record – non solo i regolari 4 assessori ma anche gli irregolari 3 consiglieri delegati. Li avevano illusi, e si erano fatti illudere, di poter contare mentre non potevano fare nulla di serio. Erano “deleghe” finte, farlocche.
Dopo poche settimane scoppiò, in totale segretezza, la prima grana (di cui venimmo a conoscenza solo molto tempo dopo) con le finte “deleghe” ritirate dal sindaco al solo consigliere Campanelli.
Adesso, questo lunedì 23 ottobre, Palandri porta in Consiglio la “revoca” della delibera 21 giugno. Darà certo la colpa ad altri, secondo la nota tecnica dello scaricabarile: presumibilmente al segretario di allora. Certo non potrà darla all’ex sindaco Puggelli, visto che l’opposizione quella illegittimità di quella delibera l’aveva gridata a voce alta.
In realtà la responsabilità di un atto così politico è solo politica: dunque del sindaco e dei 9 consiglieri che la votarono. Una figura cacina. Come se invece di stare in una istituzione della Repubblica si fosse su “Scherzi a parte”.
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UN RUOLO INUTILE – Sarebbe interessante sapere cosa, di preciso, i tre (poi solo due) consiglieri con finte “deleghe” hanno fatto in questi quattro mesi. Se mai hanno fatto qualcosa, bisognerebbe valutare “cosa”, visto che ora quel loro ruolo viene addirittura “revocato” perché deciso in modo illegittimo. Hanno preso decisioni che non potevano prendere? Hanno gestito qualcosa? Hanno fatto riunioni esterne? Hanno avuto poteri maggiori rispetto a quelli loro assegnati? E se non hanno fatto nulla – cosa probabile – ciò è la riprova di quanto inutile fosse (e sia) quel ruolo.
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FUFFA: SOLO FUFFA – E adesso? Lo vedremo lunedì 23 in Consiglio. Pare che il sindaco, per non smentirsi, intenda riassegnare ancora deleghe. Non è chiaro se le stesse oppure altre. Se le riassegnerà dovrà certo farlo in modo diverso: non con una delibera di Consiglio ma con suoi decreti. E così la regolarità formale dell’atto sarebbe salva. Ma l’utilità sostanziale?
In base a giurisprudenza e dottrina, basta farsi un giretto sul web per saperlo, i consiglieri delegati non possono avere “poteri diversi e ulteriori” rispetto agli altri consiglieri, non possono fare “atti a rilevanza esterna” né tantomeno “atti di gestione”. Non hanno, in pratica, potere alcuno. Soprattutto non hanno potere decisionale. Quello spetta solo a sindaco e assessori. Possono solo (sic) “studiare” e fornire al sindaco una collaborazione molto superficiale. In pratica fuffa.
Il sindaco continuerà ad assegnare fuffa a Chiara Guazzini e Roberto Breschi? E i due, dopo le promesse a loro fatte di contare qualcosa, accetteranno di continuare a fare la figura di ubbidienti spargitori di semplice fuffa? Vedremo
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AL POGGIO NON CI SI ANNOIA – Sulla questione più scioccante (il motivo vero per cui le pur finte “deleghe” sono state tolte a Campanelli) ai primi di ottobre l’opposizione ha chiesto chiarezza a Palandri. Pochi giorni prima, nel Consiglio del 28 settembre, Palandri aveva infatti detto che “da circa un mese e mezzo” – dunque dai primi di agosto – le “deleghe” assegnate a Campanelli erano (sic) “ritornate” all’assessore Mastropieri. Non una parola in più.
Utilizzando una possibilità prevista dallo Statuto, i 4 dell’opposizione hanno dunque chiesto la convocazione del Consiglio Comunale per avere informazioni su una situazione così, in effetti, clamorosa. Passano pochi giorni e Palandri rilascia una dichiarazione ancora più esplosiva: ho tolto le “deleghe” a Campanelli – racconta a una giornalista, cambiando la versione di qualche tempo prima – perchè lui continua a pubblicare, sui social, opinioni (scie chimiche, no vax eccetera, ndr) che “mettono in difficoltà l’aministrazione“.
Arriva poi un’altra bomba politica: quella, appunto, messa all’odg del Consiglio di lunedì 23: la revoca della delibera che assegnava le deleghe ai tre (poi ridotti a due dopo la “cacciata” di Campanelli). Insomma: da quando la destra centro con il sindaco Palandri ha iniziato a governare Poggio a Caiano, qui al Poggio non ci si annoia.
Dopo aver cambiato versione per ben due volte sui motivi per cui ha tolto le “deleghe” a Campanelli (la sua attività di geometra è “incompatibile” con il suo ruolo di consigliere delegato – sui social posta opinioni che ci mettono in difficoltà), il sindaco Palandri – obbligato a dire la verità davanti al Consiglio Comunale – punterà su una terza versione? E siccome le versioni finora fornite sono molto diverse fra loro, qual’è quella giusta? Dove, il sindaco, ha detto la cosa vera e dove ha detto la cosa non vera? Può un sindaco comportarsi con questa leggerezza?
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PALANDRI E LA DOPPIA MORALE – Se il sindaco Palandri ha tolto le (finte) “deleghe” a Campanelli perché – questa la motivazione esatta del 17 ottobre – ciò che posta su un social “mette in difficoltà l’amministrazione comunale che si dissocia da quanto lui posta sul suo profilo social”, allora che dovrebbe dire sui post della sua vice e del consigliere Mazzoni presto destinato a essere eletto addirittura presidente del Consiglio Comunale? Perché applicare la doppia morale o, se si preferisce, perché giocare ai “due pesi e due misure”?
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IL FABRIZIO CENSURATO E IL MAURO TOLLERATO – Basta risalire indietro, nei post di Mazzoni, per trovare tesi del tutto analoghe, se non più pesanti, a quelle per le quali Campanelli è stato silurato. In particolare sul negazionismo climatico ma anche sui vaccini anticovid. E sugli orientamenti sessuali. Ma il tema che Mazzoni preferisce, diffondendo materiale dell’agenzia ultra-tradizionalista “Nuova bussola quotidiana”, sono gli attacchi alla Chiesa di Francesco: contro il cardinale Zuppi, contro i Focolarini, contro Papa Francesco.
Per non parlare del 28 settembre: il giorno in cui il vescovo di Pistoia, nell’ambito del Sinodo diocesano, venne al Poggio per incontrare il Consiglio (tutti ricordiamo, imbarazzati, la figuraccia fatta dal sindaco), Mazzoni postò materiale proprio contro la sinodalità ecclesiale, rischiando un incidente diplomatico di non poco conto. Altre perle mazzoniane quelle dedicate a satana.
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DUE PESI E DUE MISURE – Libero, come privato cittadino, Mauro Mazzoni di scrivere ciò che vuole nel suo post? Certo. Ma quando si occupa una carica pubblica (e, in particolare, si sta per averne una ancora più delicata) forse andrebbero considerate anche evidenti ragioni di opportunità.
In ogni caso se il sindaco ha tolto le (finte) “deleghe” al consigliere Campanelli perché i post di quest’ultimo “mettono in difficoltà l’amministrazione”, allora forse dovrebbe pure spiegare perché usa due pesi e due misure nei confronti del consigliere Mazzoni, autore di scritti in perfetta linea (sul Covid e sul clima) con quelli del collega Campanelli.
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E SE FABRIZIO INSISTE? – Oltretutto, e giustamente dal suo punto di vista, Campanelli (che resta consigliere) continua a postare argomenti che, indirettamente, “mettono in difficoltà l’amministrazione comunale”. Devo pure ammettere che su certi post campanelliani (a parte quelle su … scie chimiche, vaccini e simili) non faccio molta fatica a concordare.
Qualche caso, fra gli ultimi, di post campanelliani certo difficili da digerire per una giunta di destra centro? Le accuse al governo Meloni sul canone rai, sui tagli alla sanità, sulla mancata abolizione della legge Fornero. Il sostegno, nella guerra in MO, alla Palestina contro Israele. Certe critiche a Zelensky. Il rapporto fra cure anticovid e aumento arresti cardiaci. L’interesse delle aziende produttrici di farmaci a (sic) “creare malattie”. Eccetera.
Ribadito che Campanelli può postare ciò che crede (se ne assume lui totale responsabilità), la questione è un’altra: se gli sono state tolte le (finte) “deleghe” proprio a causa dei post che metteva e se il sindaco continua a chiedere a tutti, anche a lui, “un comportamento consono sui social”, come giudica – il sindaco – l’atteggiamento del consigliere della sua maggioranza? Fino a quando questa commedia potrà continuare? Fino a quando il sindaco potrà far finta di nulla davanti a continui e violenti attacchi di un suo consigliere che mettono in difficoltà non solo lui personalmente ma anche (esempio in tema di sanità) la sua Giunta? Chi vivrà vedrà.
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L’ESTREMISMO SOCIAL DI DILETTA – Quanto alla vicesindaca Diletta Bresci, è evidente l’estremismo delle (certo legittime) posizioni politiche da lei postate su Facebook. Da fedele attivista di partito, la vicesindaca sempre rilancia la (efficace) propaganda di Salvini. E non ha certo remore nel fregarsene dei ripetuti inviti alla “continenza social” avanzati dal sindaco che evidentemente non legge ciò che la sua vice scrive.
E’ certo legittimo (ci mancherebbe) per una attivista di partito, che è pure nello staff di una eurodeputata, usare i social per far propaganda al suo partito. Ma quando si ha un incarico istituzionale (vicesindaco) e lo si ha su mandato di un sindaco che ha più volte detto di voler essere il sindaco di tutti non solo di una parte, allora – anche qui – si pone un evidente problema di opportunità. Specie se il sindaco ha fatto fuori un altro consigliere per le sue (altrettanto libere) opinioni espresse sui social. Fabrizio no e Diletta si?
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QUALCHE ESEMPIO – Giorni fa Diletta Bresci ha diffuso, facendolo suo, un post di Salvini contro Patrick Zaki, il giovane egiziano, attivista per la pace, i diritti e la giustizia, nato da genitori cristiani, cittadino italiano, catturato dalle autorità egiziane, in galera per ben 19 mesi, condannato e poi espulso.
Zaki aveva fatto una dichiarazione sulla guerra Israele/Palestina. Ma Bresci, di quelle parole, ha citato solo il titolo di un lancio di agenzia (“Zaki: si devono capire le ragioni del terrorismo”). Isolate da un ragionamento più complesso, quelle parole le servivano per accusare Zaki di stare con i terroristi. A Bresci non interessava far conoscere il testo completo.
Avrebbe infatti capito quanto fosse più articolato, e meno strumentalizzabile. Zaki, come molti fra noi, davanti alla complessità di ciò che sta accadendo, si era limitato a far presente come sia necessario capire le ragioni di una violenza comunque inaccettabile (“Farò il mio meglio – ha anche detto Zaki in quell’occasione – per combattere il fanatismo e il terrorismo”).
Parole che a Diletta non servivano. A lei interessava solo gettare discredito politico e odio contro Zaki, forzando un titolo. Cosa poi avvenuta, con oltre 90 commenti quasi tutti feroci contro il giovane egiziano. Qualche esempio di … “pacati” commenti contro Zaki scritti, sul profilo di Diletta, da persone ingannate da una informazione monca? Eccone alcuni, riferiti a uno che è stato in carcere ingiustamente per 19 mesi.
“Zaki sei un coglione, un balordo, questo è proprio scemo, grande stronzo, povero demente, cretino comunista di merda, vai a casa tua cretino, questo è un terrorista assassino di bambini e di donne, non capisco perché sei al mondo, porco schifoso bastardo, dovevano tenerlo in carcere, demente faccia da culo …”. Fino a un signore che, nazisticamente, sempre riferendosi a Zaki, ha delirato con un osceno “quanto sapone si potrebbe fare”.
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PILATO E I SEPOLCRI. IMBIANCATI – Non vale l’obiezione, più volte fatta da Bresci, secondo cui lei sarebbe responsabile solo delle cose che scrive e non di commenti offensivi. Non valeva quando un suo amico ironizzò contro Rosy Bindi. Né vale mai. Sui social, Pilato Ponzio le mani se le deve lavare.
Chiunque ha un profilo social sa, infatti, bene che il titolare di quel profilo risponde in prima persona per i post ingiuriosi: non solo i suoi ma anche quelli – ad esempio i commenti – inseriti da terzi. Il titolare del profilo, davanti a ingiurie e offese, ha il dovere di filtrare e moderare, anche cancellare. Ciò, aggiungerei, specie se oltre a un ruolo politico ha anche un ruolo istituzionale: in questo caso vicesindaco.
Se Fabrizio è stato silurato dal sindaco per i suoi post negazionisti – su covid e vaccini, clima e scie chimiche eccetera – e se il sindaco Palandri ha più volte, e giustamente, invitato tutti i consiglieri (ma pure gli assessori) a usare in modo soft i social, non si comprende il perché di “due pesi e due misure” applicato anche alla sua vicesindaca.
Perché punire Fabrizio e lasciar fare Diletta? Perché togliere l’incarico a Fabrizio e accettare che Mauro diventi presidente del Consiglio? Al sindaco sembrano forse, “consoni al ruolo che ricoprono” certi post di Mauro e Diletta? Prima o poi il fariseismo da sepolcri imbiancati finirà. Per scoppiare.
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AAA ATTI CERCASI – Capisco bene che tutto quanto scritto finora interessi ben poco un’opinione pubblica locale che, magari, considera tutto questo (ingiustamente) alla stregua di banali formalità o di sterili contrapposizioni politiche. Capisco bene che chi, fra i cittadini poggesi, è attento a come si muove l’amministrazione per giudicarla dagli atti concreti (per applaudirla o fischiarla) preferirebbe essere informata sugli atti concreti fatti finora. Capisco bene.
Ma provateci voi, per favore, a trovare un atto concreto di quelli forti – che non sia la normale prosecuzione di cose già fatte prima e inaugurate ora: come, ad esempio, la passerella ciclopedonale sulla “Furba” al Poggetto – adottato dalla giunta Palandri in questi primi 150 giorni di governo. Un atto forte che abbia proceduto regolare, senza intoppi, senza casini vari, senza conferme di quanto serva – per governare un Comune – almeno un po’ di “saper fare”. Quanti e quali sono questi atti prodotti da chi voleva non solo “cambiare davvero” ma anche “cambiare subito“?
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POGGIO (A CAIANO) E BUCA di Mauro Banchini – n. 28 del 20 ottobre 2023