Fino a oggi il Comune di Poggio ha speso oltre 65 mila euro, di cui quasi 43 mila per allestire la sala consiliare in modo da collocarci le opere minori (che però saranno visitabili solo poche ore a settimana). Un indubbio successo politico – di immagine – per la giunta Palandri. Ma adesso, dopo gli inevitabili selfie, è forse è il momento di interrogarsi, con pacatezza, su alcuni non lievi … dettagli.
VISITAZIONE UNO: UN “CAPOLAVORO” SPINTO DALL’EX MINISTRO? – Ha molto colpito un cartello. Quello, in Comune, affisso sulla porta della sala Giostra, da poco trasformata in museo ospitando le sei opere minori in prestito temporaneo al Poggio insieme alla ben più prestigiosa “Visitazione” del Pontormo (quest’ultima, come noto, ospitata in Villa Medicea).
L’operazione “Visitazione” è stata un indubbio successo, come immagine politica, per la giunta Palandri che all’ultimo momento, quando già gli accordi fra diocesi di Pistoia e Comune di Prato erano già stati stesi per portare le opere nel museo civico pratese, le ha “scippate” promettendo mari e monti in cambio della ospitalità al Poggio.
Un piccolo “capolavoro” politico certo aiutato da ambienti ministeriali (magari da qualche bionda chat salterà fuori che lo stesso ex ministro Sangiuliano, fra una dolce occupazione e l’altra, un qualche ruolo lo ha avuto). E certo aiutato anche dalla facilità con cui gli altri protagonisti hanno accettato il trasferimento poggese.
VISITAZIONE DUE: 65 MILA EURO. LEVA O OCCASIONE PERDUTA? – In base agli accordi siglati, la ospitalità per le sei opere minori (cinque più una piccola tela inserita in un’altra) se l’è assunta il Comune di Poggio: nella sala consiliare.
E circa 43 mila – degli oltre 65 mila euro già spesi finora dal Comune di Poggio per l’operazione “Visitazione” – sono andati proprio per allestire a spazio museale la sala consiliare. Nel dettaglio: quasi 1.500 euro per noleggiare un sistema di allarme, quasi 1.800 per nuovi punti luce nella sala, quasi 5.500 per porta antipanico e targa esterna, 34. 000 per allestire la sala. E a questo conto (tutti atti pubblici) sembrano mancare le spese per la sorveglianza (ancora non è stato pubblicato l’eventuale atto).
A questi quasi 43 mila euro vanno aggiunti altri 3.500 euro per l’acquisto della teca speciale in cui inserire, in Villa, la “Visitazione”, altri 2.000 per la polizza assicurativa e altri quasi 17 mila per trasportare tutte le opere da Carmignano al Poggio. Per un totale complessivo, a carico del Comune di Poggio, che, a oggi, già supera i 65.000 euro.
Denari che, dipenderà da diversi fattori, una volta esaurita l’eccitazione provinciale dei primi selfie, potrebbero risultare utili (e chi scrive se lo augura) come felice leva di crescita comunitaria oppure trasformarsi in imbarazzante occasione perduta.
VISITAZIONE TRE: LA VICESINDACA “QUADRUPLICANTE” – L’evento è stato da mesi magnificato dalla giunta Palandri e, in particolare, dall’assessora alla cultura (ma lei vuole essere chiamata al maschile) Diletta Bresci.
Nell’ultimo Consiglio Comunale, sbottando per un’altra questione, nello sconcerto dei suoi stessi alleati, la vicesindaca ha sostenuto di aver addirittura “quadruplicato” in pochi mesi ciò che i suoi predecessori avevano fatto in ben 37 anni.
Non solo è stato magnificato, e giustamente, quell’autentico capolavoro rappresentato dal dipinto del Pontormo, ma sono state “pompate” anche le altre tele minori con un calcolo che, comprensibile sul piano della comunicazione politica, forse lo è un po’ meno sul piano della oggettività culturale.
In ogni caso i quadri sono al Poggio e chissà quanto tempo ci resteranno, in attesa che vengano trovati i denari per restaurare il complesso carmignanese del San Michele. Vedremo.
VISITAZIONE QUATTRO: MA PERCHE’ UN ORARIO COSI’ RIDOTTO ? – Tornando al cartello: segnala che le opere “minori”, quelle esposte in sala Giostra, sono visitabili non tutti i giorni come era stato pubblicamente promesso, ma solo due giorni a settimana (il martedì e il venerdì). E solo di mattina. E solo per tre ore ogni mattina (dalle ore 9 alle ore 12). In tutto appena sei ore a settimana e in giorni lavorativi.
Già le prime comunicazioni escludevano i giorni migliori per effettuare questo tipo di visite (i sabati e le domeniche) e già questo, dunque, era un limite di non poco conto, ma adesso – salvo smentite o cambiamenti – si scopre che l’esposizione pubblica ha orari davvero limitati e limitanti.
Qualcuno, sui social, si è già divertito a evidenziare questo non lieve incidente di percorso.
Da cosa dipenda tutto questo, che fa a pugni sia con i soldi pubblici spesi che con le roboanti promesse fatte, non è chiaro. Forse ci si è accorti che i costi per la vigilanza (costi a carico del Comune) non consentono maggiori aperture? Chissà. La cosa certa è che per la visione di opere – peraltro già non certo destinate ad avere folle per entrare – gli orari risultano limitatissimi.
A questo occorre aggiungere che anche gli orari per gustare la “Visitazione” in Villa Medicea non sembrano molto favorevoli. Si applicano infatti i normali orari per l’ingresso (gratuito) nella Villa: dal martedì alla domenica visite accompagnate (durata un’ora e con prenotazione obbligatoria) con ingresso ogni ora dalle 8:30 alle 15:30.
E siccome non si effettua la visita delle 13:30 le visite possibili si riducono, ogni giorno, ad appena sette. Questo salvo situazioni straordinarie come le aperture straordinarie serali organizzate non certo dal Comune ma, nei musei di tutta Italia, dal Ministero.
Ministero che, va riconosciuto, per molti è il vero vincitore di questa partita.
VISITAZIONE CINQUE: COME COMUNICARE? E CHI PAGA? – Va poi aggiunto un altro aspetto, non secondario: per far conoscere la novità (cioè che dentro la Villa si può vedere anche la “Visitazione” del Pontormo) e per farla conoscere a un pubblico più vasto rispetto ai normali visitatori, occorrerebbe un piano straordinario, e costoso, e lento da fornire risultati, di adeguata comunicazione.
I visitatori alla Villa del Poggio, nel 2023, sono stati 45.358 (dati ministeriali). Quanti visitatori in più, oltre questa cifra, avranno varcato la soglia della nostra Villa grazie alla nuova opera in essa collocata – e dunque quale sarà stato il vero successo dell’operazione “Visitazione” – potremo saperlo solo fra qualche anno. Facciamo tutti il tifo perchè ci siano fin da subito incrementi significativi.
Ma che sia necessaria una specifica, e forte, e costosa, campagna di comunicazione è perfino ovvio dirlo. Per adesso nulla. Nè è chiaro se mai si vedrà e chi, nel caso, se ne assumerà i costi.
Dunque il rischio è che la tanto magnificata operazione “Visitazione” non porti al Poggio quei numeri di visitatori – ulteriori rispetto alle cifre consuete – auspicati per far diventare un grande successo questa vicenda.
Ci auguriamo, ovvio, il contrario. Ma per adesso, dopo quasi un anno che se ne parla, nulla in questa specifica direzione si è mosso.
VISITAZIONE SEI: PRESTO A ROMA? – Per non parlare delle risorse economiche ulteriori che l’operazione dovrebbe portare, secondo le promesse, alla diocesi pistoiese per aiutare il fondamentare recupero del notevole complesso francescano di San Michele.
Lasciando perdere le opere minori, destinate a non produrre grandi flussi di visitatori e dunque cifre di reddito, va ricordato che la “Visitazione” è visibile, nella Villa, in modo gratuito. Dunque nessun biglietto e dunque nessun incasso.
Qualcosa certo arriverà dall’annunciato prestito per l’imminente Giubileo 2025: l’opera andrà a Roma, non è ancora emerso né dove né per quanto tempo, con auspicabile e probabile ritorno economico. Ovviamente in tutto il periodo della “vacanza romana” la tela non sarà visitabile al Poggio.
Palandri ha promesso che presto vedremo un piano “scientifico”. Lo attendiamo con adeguata curiosità, ma bene sappiamo come l’impresa non sia semplice.
VISITAZIONE SETTE: E I SOLDI PROMESSI DAL MINISTRO? – E a proposito di soldi è utile conoscere quanto il sottosegretario alla Cultura Gianmarco Mazzi (Fratelli d’Italia) ha da poco (3 ottobre) risposto – o, meglio, non risposto – in Senato a una interrogazione presentata dal senatore Dario Parrini (PD). Qui il resoconto stenografico (pagine 16-17-18).
Quest’ultimo aveva formulato al Governo una domanda precisa e chiara: cosa il ministero della Cultura sta facendo – non a parole – per aiutare la diocesi di Pistoia nei lavori di restauro alla chiesa di Carmignano.
E’ bene ricordare le cifre necessarie. Servono 800 mila euro per restaurare il solo tetto. Ma servono almeno altri 420 mila euro per arrivare a coprire il 100% di tutti gli altri lavori (che – per un totale di un milione e 400 mila euro – al 70% sono coperti dai fondi 8 per mille messi a disposizione dalla diocesi). Queste sono le cifre più volte diffuse sugli organi di informazione.
Come il ministero della Cultura può aiutare nel reperimento di questi denari (1.200.000 euro, partendo dagli 800 mila per il tetto) così necessari? Questo chiedeva Parrini, ma la risposta di Mazzi è stata, per l’interrogante, “deludente”.
Si è infatti limitato, Mazzi, a rifare una già conosciuta storia della vicenda e ha promesso un impegno purtroppo solo generico (“Il ministero si impegnerà fattivamente”) per il ripristino della chiesa carmignanese (“affinché l’opera del Pontormo possa ritornare nella sua sede propria”). Nulla di altro.
Nessuna cifra, nessuna scadenza, nessuna concretezza. Tanto che Parrini ha risposto insistendo. “Non mi pare che il sottosegretario sia stato in grado di fornire alcuna certezza e credo sia un punto dolente … C’è una ferita da chiudere … altrimenti la comunità di Carmignano si sentirebbe vittima quasi di uno scippo civile … Mi auguro che le certezze a oggi non date possano essere date velocemente”.
VISITAZIONE OTTO: QUEL PICCOLO RISCHIO – C’è poi una sorta di … non detto. Il rischio, cioè, che per mancanza delle risorse necessarie, la situazione finisca per cristallizzarsi e che dunque la “Visitazione” del Pontormo resti al Poggio ancora per molti anni (già il protocollo ne prevede cinque) se non addirittura, come già qualcuno teme, per sempre (magari con ulteriore spostamento).
Un rischio collegato anche a un altro aspetto di cui solo in pochi sembrano interessarsi: la definitiva musealizzazione, in prospettiva, di quell’opera. Che è, come noto, opera fatta per stare in una chiesa: simbolo di vicende legate a una dimensione religiosa.
E il rischio è che tutto ciò (partendo dalle attese – certo legittime ma chissà quanto realistiche – di promessi profitti per il comparto turistico commerciale locale) possa finire, diventando mero bene commerciale, per snaturare la stessa fruizione di un’opera così emblematica (la visita di Maria alla cugina Elisabetta, entrambe in attesa di un figlio ricevuto dallo Spirito. E il potente ringraziamento di Maria a Dio, noto come “Magnificat”).
VISITAZIONE NOVE: UNA BUONA POTENZIALITA’ – Eppure tutto ciò, partendo anche dalla grande attenzione data in prevalenza solo dalle cronache locali alla vicenda, potrebbe anche servire per favorire una crescita di consapevolezza culturale e civile, fra noi che abitiamo a Poggio e a Carmignano, sul significato “alto” dei beni culturali di cui siamo per fortuna ricchi: dal paesaggio alle Ville, dalle opere d’arte ai personaggi storici.
“Visitazione” e opere minori erano disponibili, ad accesso oltretutto quotidiano e gratuito, nella chiesa di Carmignano. Bastava entrarci e farsi conquistare anche dal silenzio. Poi è stato necessario trovare altre soluzioni.
Il rumore che ha accompagnato l’obbligo dello spostamento, al di là di facili strumentalizzazioni politiche, potrebbe dare una spinta per aiutare, fra noi, una crescita civile di cui si avverte il bisogno. Ne sarà capace l’Amministrazioone Comunale? Cosa intende essa fare per questo e per aiutare il reperimento di risorse pro Carmignano? Ne avranno voglia la comunità poggese con quella carmignanese?
Ma perché non provarci? Perchè non farsi interrogare dal fascino, alternativo e misterioso, della “danza” di queste due donne? Perché non dare una mano al vero obiettivo comune (velocizzare i tempi per risanare il complesso carmignanese di San Michele) che tutti dovrebbe unire? Perché no?
POGGIO (A CAIANO) E … BUCA – di Mauro Banchini – 13 ottobre 2024 – n. 67