“ … da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà. Non si tratta di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza …”.
Quei pochi (sempre meno, a leggere i dati. E questo vuoto non è detto sia un bene, neppure da un punto di vista laico), quei pochi che frequentano le Messe domenicali, oggi si trovano davanti a queste parole. Le scrisse, ai Corinzi, san Paolo e in questo primo luglio stanno nella seconda lettura.
Fanno da corollario, nel mio immaginario, a un appello ai rivolto un anno fa ai giornalisti italiani – e giustamente rilanciato in questi giorni – da padre Alex Zanotelli (“perché abbiate il coraggio di rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprattutto sull’Africa”). Un appello che si inquadra nella grande, complessa, questione dei migranti: questione per la quale non esistono risposte facili, come ad esempio chiudere i porti.
Spiegano il senso cristiano della “colletta”, dunque della solidarietà, e fanno da corollario alla grande paura così bene istillata nel nostro popolo (anche tramite connivenza e pavidità dei nostri media): la grande paura per i migranti che “ci stanno invadendo”. Chi agita questa paura, talvolta lo fa anche agitando un Vangelo che con molta probabilità non è mai riuscito a leggere; dice di farlo anche in base (sic) “ai valori cristiani”. Trova terreno fertile in un popolo che “non conoscendo tutto questo” (cioè le grandi ingiustizie, di cui anche noi siamo responsabili, che rendono ingiusto il continente africano) “è chiaro come non possa capire perché così tanta gente sta fuggendo dalle loro terre rischiando la propria vita per arrivare da noi”.
Leggiamolo dunque l’appello di Alex Zanotelli sui migranti e leggiamolo – si sia noi credenti o meno, praticanti o meno – insieme alle parole di san Paolo: su ricchezze e povertà (spirituali ma anche materiali), su uguaglianza e ingiustizia, su abbondanza e indigenza. Leggiamo, se ancora siamo capaci di leggere. Leggiamo con gli occhi del cervello e con quelli del cuore. Se ancora abbiamo occhi. Se ancora abbiamo cervello. Se ancora abbiamo cuore.