E’ passata sotto uno strano silenzio la puntata di Report dedicata agli immigrati e, in particolare, a un modello diverso nell’accoglienza dei tanti che arrivano (e dei tanti che continueranno ad arrivare) in una Italia non sempre capace di trasformare l’umanità della prima accoglienza in efficienza, ed efficacia, di ciò che accade dopo (per non parlare delle truffe e di chi, con grande cinismo, ci marcia sopra facendo creste e guadagnando soldi sporchi sulla pelle dei più deboli).
Domenica 8 maggio 2016, Report ha dato qualche primo assaggio di un modello “diverso” nell’accoglienza dei migranti: in modo da ripensare “l’intera organizzazione e gestione per come è stata fatta fino adesso, magari immaginando un progetto imprenditoriale”. Con una domanda collegata: “E’ possibile trasformare un dramma in una opportunità?”. Qui un pezzo, sul Corriere della Sera, di Sergio Rizzo.
Al centro la presa d’atto che il sistema attuale è pieno di buchi, occasione di ingiustizie e inefficacia se non di porcherie (non solo a Roma, un po’ in tutta Italia). Una inefficacia (pensiamo ai tanti ragazzi di colore che vediamo bighellonare in strada senza occupazione …) che fornisce pure un contributo nell’ingigantire paure di persone in buona fede e strumentalità in chi, per bassa politica, soffia sul fuoco per sperare consenso e voti.
Per uscirne – dice Gabanelli – perché non pensare a un grande progetto istituzionale, pubblico, su cui chiedere finanziamenti all’Europa? Un progetto serio per sistemare grandi contenitori pubblici (iniziando da caserme o vecchie colonie oggi dismesse) ospitando lì gli immigrati, velocizzando le pratiche, offrendo a queste persone occasioni di studio e di professionalizzazione così che, quando potranno uscire dall’Italia, abbiamo già avuto forme adeguate di informazione e di formazione.
Qualche prima, superficiale, dimensione su costi e ricavi è stata pure fatta. Così come non sono mancati esempi, tratti dai modelli di accoglienza in altri Paesi, davanti ai quali è impossibile non sobbalzare: tanto gli immigrati – che il famoso “timbro” lo aspettano in Italia – sono costretti a ciondolare per strade e piazze senza fare nulla dalla mattina alla sera, tanto – in altri Stati – loro fratelli e le loro sorelle vengono non solo accolti ma anche tenuti occupati con procedure certo perfettibili ma, certo, più efficaci e più efficienti delle nostre.
Occorrerebbero 400 grandi “contenitori” che oltretutto, così, tornerebbero a vivere. Rispetto alla mia montagna, a me è subito venuto in mente la ex colonia dei Ferrovieri in quel di Gavinana: ancora di proprietà FS (Ferrovie dello Stato) e dunque pubblico, quello è uno spazio enorme che, risanato, potrebbe ospitare non solo immigrati ma anche personale di servizio al progetto, retribuito dallo Stato anche su fondi UE, di cui parlava Report. Spazi oggi in balia al degrado che, risistemati, potrebbero, attenuata l’emergenza, essere utili anche per altre finalità.
Non so nulla sulla reale fattibilità di un progetto su cui non sono mancate, a caldo, prime impressioni positive anche dal mondo della politica. Magari, verificandolo per bene, potrebbe pure risultare improponibile. Ma – mi chiedo – non sarebbe utile una verifica? O è meglio proseguire con i tanti buchi del modello in vigore?