Nella capitale 2017 “della cultura”, sta passando sotto silenzio l’esito dello scontro fra due noti giornalisti: scontro finito in Tribunale perché uno dei due (Luigi Bardelli, storico direttore di Tvl) aveva querelato un suo altrettanto storico “competitor” (il blogger Edoardo Bianchini): per diffamazione a mezzo stampa. Adesso il giudice ha dato torto a Bardelli assolvendo Bianchini, oggi direttore responsabile di “Linee Future”, perché “il fatto non costituisce reato”. Le motivazioni arriveranno non prima di tre mesi, ma la sentenza è chiara. A chi scrive è anche capitato di essere stato chiamato, come testimone, in una udienza del processo provando in prima persona l’importanza del dover rispettare quel foglietto da leggere, posto sul banco dei testimoni, circa l’obbligo di “dire la verità, tutta la verità, niente altro che la verità”.
La questione si riferisce a una serie di articoli pubblicati qualche anno da Bianchini sul suo blog (allora intitolato “Quarratanews”): una campagna stampa, una inchiesta giornalistica sul possibile conflitto di interessi dello stesso Bardelli nei suoi diversi ruoli di direttore responsabile/proprietario/editorialista della emittente pistoiese nonché, in contemporanea, di responsabile di una nota realtà nell’assistenza alle persone disabili.
La vicenda finì, con la condanna deontologica di Bardelli, anche presso l’Ordine dei Giornalisti: per poi approdare, su iniziativa di Bardelli, anche in Tribunale. Ora la sentenza (giovedì 1 dicembre 2016) è arrivata assolvendo pienamente Bianchini: lui non ha diffamato, ha fatto solo giornalismo.
Dopo questa sentenza, anche come giornalista resto colpito da un dettaglio: che a informare sull’esito del processo sia stato solo il blog di Edoardo Bianchini.
Secondo i normali criteri della più elementare notiziabilità giornalistica, qui la notizia c’è tutta: i due colleghi sono molto conosciuti in città e non solo; della vicenda generale si è, a suo tempo, parlato; e la vicenda, in sé, è una di quelle che, se fatta conoscere, non può non creare curiosità e interesse; i profili impliciti nella contrapposizione fra i due colleghi (il senso e la crisi del giornalismo, la libertà di informazione e di critica, il diritto del cittadino a conoscere …) sono di perenne attualità; non ultimo sono anche queste le notizie che possono creare attenzione e dunque anche far vendere qualche copia in più o creare qualche contatto in più.
Non è dunque chiaro il perché di questo silenzio: iniziando proprio da Tvl che se non altro per “furbizia” (evitare accuse di mancato rispetto dell’abc deontologico) la sera stessa della sentenza avrebbe dovuto e potuto coprire la vicenda dando, magari, voce a entrambi i protagonisti.
Nella città del silenzio, fra un mese alla ribalta come capitale della cultura, questo è un silenzio che colpisce.