“C” COME CIACCIONI – “Siete dei ciaccioni”. Il vostro è solo “puro gossip“. Difficile – forse impossibile – in un Consiglio Comunale normale ascoltare una battuta del genere, rivolta dal capogruppo di maggioranza, ai consiglieri di opposizione. Impossibile trovare qualcuno capace di offendere, nella polemica politica e in una istituzione, in modo così grossolano.
Eppure al Poggio quelle tre parole, pronunciate con stizza, le abbiamo ascoltate e sono riascoltabili in streaming (al punto 3:23) nell’ultima seduta di Consiglio Comunale, il 23 ottobre. Prima il capogruppo di maggioranza aveva accusato l’opposizione di fare solo “puro gossip”. E subito dopo è arrivato il fiorentismo del “siete dei ciaccioni”. Ovvero vi impicciate di cose che non vi riguardano.
Ma perché i poveri quattro consiglieri di opposizione, qui al Poggio, sarebbero dei “ciaccioni” (gente, cioè, che “si occupa delle faccende altrui, che tocca dove non dovrebbe toccare”, cfr Accademia della Crusca)? Davvero normale definire così chi, su mandato dei cittadini, svolge ruoli di controllo e chiede che i riflettori restino sempre accesi?
Davvero democratico pensare che basti essere stato eletto sindaco per potersi considerare un “manovratore” che non deve essere disturbato per l’intera durata del mandato? Davvero un sindaco può considerarsi monarca?
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IL MISTERO DELLE DELEGHE TOLTE – i 4 di minoranza volevano solo conoscere il motivo per cui il sindaco, mesi prima, senza informare nessuno, aveva tolto le cosiddette “deleghe” a un consigliere di maggioranza. Un fatto di evidente importanza politica e amministrativa, visto che tali “deleghe” erano state assegnate a quel consigliere neppure un mese prima. E visto che il sindaco, con un certo imbarazzo, aveva tirato fuori ai giornali non una ma due motivazioni. Entrambe gravi.
La prima? Al consigliere ho tolto quelle “deleghe” perché mi sono accorto – ha detto il sindaco – che essendo geometra lui era “incompatibile” con tali deleghe (lavori pubblici, demanio, viabilità).
La seconda? Gli ho tolto quelle deleghe perché lui continua a scrivere, sul suo profilo social, opinioni (su scie chimiche, contrarietà alla campagna vaccinale covid, cambiamenti climatici …) che mettono “in difficoltà l’amministrazione”.
Ovvio, scontato, con queste premesse, che un gruppo di opposizione in un Consiglio (la sede giusta) chieda di conoscere la verità sul motivo per cui un sindaco tolse le deleghe a un consigliere della sua maggioranza.
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MUTO COME UN PESCE – Ma il sindaco non ha risposto. Si è rifiutato di farlo. Ha taciuto. Muto come un pesce. Si è trincerato dietro una scusa che non regge (nel frattempo, infatti, accortisi di un grave errore commesso il 21 giugno nella delibera che assegnava tali deleghe, il 23 ottobre hanno revocato l’intera delibera).
Ma al consigliere, le sue deleghe, erano state tolte già da prima: dal 19 luglio. Logico, dunque, revocare una delibera illegittima. E dar così ragione all’opposizione stessa che il 21 giugno, non partecipando al voto, aveva avvertito la maggioranza che stavano sbagliando.
Ma perché – ecco il punto – tacere il motivo per cui tre mesi prima, quella delega era stata tolta? “Non ho risposte da dare”, ha detto il sindaco. Ma già questa è una risposta.
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“F” COME FICCANASO – Il sindaco è stato aiutato dal capogruppo di maggioranza: secondo lui se un consigliere di opposizione fa il suo dovere significa che è un ficcanaso, un “ciaccione”. Stravagante concezione.
Al Poggio è insomma vietato, dalla maggioranza di destra centro, disturbare il manovratore: un manovratore che ha vinto le elezioni (sia pure per poco, con un paese spaccato a metà) e che solo per questo – sostiene la destra centro – andrebbe lasciato libero di fare (o meglio: di non fare) per l’intero mandato. Senza controllo, senza ficcanaso, senza “ciaccioni” fra i piedi.
Singolare senso della democrazia e delle istituzioni. Ma purtroppo, al Poggio, così è.
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“P” COME PETTEGOLI – Uno potrebbe dire, dopo la battuta “siete dei ciaccioni”, fate “puro gossip“, che chi l’ha pronunciata non ha grande esperienza di istituzioni pubbliche. Peccato però che, poco dopo, cosa analoga l’abbia detta anche la vicesindaco: una leghista che di esperienza politica ne ha da vendere, tanto che pare essere lei il sindaco vero.
“Uso la parola pettegolezzi se non vi piace la parola gossip”. Così (all’ora 3:47:45) la esperta vicesindaco ai, basiti, quattro dell’opposizione accusati anche, nella sostanza, di far “perdere tempo”.
Davvero difficile – o forse meglio dire impossibile – trovare in tutta Italia un altro Consiglio Comunale dove si usano fraseologie così sgarbate da rischiare la villania e così scorrette da rischiare l’analfabetismo istituzionale. Ma al Poggio capita.
In conclusione? I ciaccioni, i gossippari, i perditempo, i pettegoli non sono riusciti a sapere il motivo vero per cui il sindaco, il 19 luglio, dopo neppure un mese, tolse le “deleghe” a un consigliere della sua stessa maggioranza. Gliele tolse per incompatibilità con la sua professione o gliele tolse per dissenso contro le sue libere opinioni? Mai lo sapremo. Chiederlo è … da “ciaccioni”.
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UN LEONARDO DA 35 QUINTALI – “Al Poggio entriamo sostanzialmente da tre punti, tre punti con tre ponti (Furba, Mulino, Asse): tre valvole che devono lavorare in sincronia. Non in dissincronia creando scompensi da qualche parte … Come Comune abbiamo indicato una soluzione, che noi riteniamo consona alle aspettative della cittadinanza: i tre ponti devono essere attraversati, in ingresso e in uscita, tutti e tre in egual modo e allo stesso livello di utilizzo. Abbiamo proposto 35 quintali per tutti e tre. Questa soluzione è stata approvata all’unanimità. E quindi abbiamo fatto i passaggi successivi per arrivare ad una conclusione sulla viabilità. Soprattutto il nostro punto era quello del ponte al Mulino per ripristinarlo a doppio senso. Ovviamente in tutta questa soluzione via Cioppi sarà sicuramente percorsa a senso unico”.
Così l’assessore a urbanistica e viabilità Leonardo Mastropieri, scelto dal sindaco Palandri perché “esperto” del territorio, in Consiglio Comunale. Un intervento che non è passato inosservato e che ha suscitato non solo qualche ironia fra i banchi consiliari ma anche non poche perplessità all’esterno.
Ad esempio sul peso (appena 35 quintali) che secondo lui potranno avere i mezzi in transito su ciascuno dei mitici “tre punti/tre ponti”. E’ stato notato che porre un limite di peso così basso, e indistinto, significa impedire l’accesso ad autobus (esempio: turistici) e camion (esempio per le attività produttive).
Forse l’assessore si è confuso o forse no. Forse voleva dire altro o forse no. In ogni caso la sede, il Consiglio Comunale, è stata la più ufficiale che si potesse immaginare. Ma forse sarebbe utile chiarire meglio.
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LA (FURBA?) ASSENZA DEL SINDACO – Era la festa dell’apostolo San Giuda (Taddeo, non l’Iscariota), sabato 28 ottobre quando fra Poggio e Carmignano è stata inaugurata la passerella ciclopedonale che collega le piste ciclabili dei due Comuni con l’obiettivo di congiungere, per una viabilità alternativa e dolce, il parco Martini di Seano con il Parco della Piana e con il Tumulo etrusco a Comeana. La passerella sul torrente chiamato “Furba”.
Voluta dalle due precedenti amministrazioni, non ha certo stupito la presenza bene-inaugurante (accanto al presidente Eugenio Giani) del sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti. Ma non ha neppure stupito l’assenza del nuovo sindaco del Poggio, Riccardo Palandri. La sua parte (politica e civica) ha sempre duramente contestato quell’opera.
E il neosindaco del Poggio non se l’è sentita di farsi vedere in prima persona sulla Furba. Ma non se l’è sentita neppure di essere del tutto assente. E ha delegato. Non un assessore ma un semplice consigliere.
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POGGETTO: E LA CICLABILE? – Ha vinto le elezioni, Palandri anche per aver fatto una promessa per adesso non mantenuta: “eliminare la pista ciclabile al Poggetto”. Una pista che si poteva certo modificare ma non “eliminare” del tutto e che è strettamente collegata, in termini molto positivi, alla nuova passerella ciclopedonale inaugurata anche dal consigliere Breschi il giorno di San Giuda (non Iscariota).
Adesso c’è davvero molta curiosità, al Poggetto e non solo, di sapere se quella promessa di “eliminazione” sarà mantenuta e quando; se quella pista ciclabile sarà “eliminata” e come; se resterà tutto come adesso oppure no. Vedremo. Per ora abbiamo tutti visto un soddisfatto capogruppo Renzo Breschi, fasciatricolore giustamente dotato, applaudire convinto, con il collega Prestanti e il presidente Giani, un’opera considerata anche da lui, nel suo intervento, utile per uno sviluppo “green” della comunità.
Ci ha messo la faccia, Breschi, e ha fatto bene. Ha supplito con dignità l’assenza del suo sindaco o di un assessore che invece si erano vergognati. Ha dichiarato il suo orgoglio per essere stato lì, ad applaudire insieme a tanti cittadini quella passerella ciclopedonale che valorizza quella parte dei due Comuni.
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UNA LEZIONE DALLA SCUOLA MAZZEI – Che dal 23 ottobre sarebbero state riaperte, con lavori ancora in corso, tre aule nella media Mazzei, lo ha anticipato l’assessore Cataldi in un luogo insolito: la chiesa del Santissimo Rosario, al termine della Messa di domenica 22. Proprio quella durante la quale era stata letta la pagina di Vangelo sulla “moneta del tributo”. Quello da rendere a “Cesare”. Separando bene le ragioni del potere terreno da quelle del potere divino.
In molti, ascoltando, hanno pensato che lei, la buona volontà ce l’ha messa tutta. Ma anche che la famosa ordinanza del sindaco Palandri (la numero 95 del 23 giugno sulla chiusura totale della scuola) era stato un brutto errore. Uno dei primi. Fu l’atto che mise in allarme mezza Poggio: il neosindaco, appreso che su quella scuola dovevano essere effettuati normali lavori, invece di procedere come come normale in questi casi, impaurito causa nulla esperienza, ordinò la totale chiusura di quella scuola. Mettendo tutti nel caos.
Una ordinanza, poi sparita, destinata a produrre paura ma nessuna conseguenza perché pure il sindaco, poco dopo, si accorse che quei lavori potevano essere fatti senza chiudere la scuola. Perso, all’inizio dell’estate, tempo prezioso, finalmente il progetto fu approvato e i lavori iniziati, sia pure in ritardo: divisi in due lotti (il secondo rimandato a giugno 2024). Tutto, finalmente, normale. Resta lo scivolone sul procurato allarme iniziale. Un errore tutto pensato nel tentativo propagandistico di scaricare la colpa sulla Giunta precedente.
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SCUOLA, PIAZZA ECC: IL BARILE SCARICATO – La lezione da trarre (valida pure per la chiusura del Palasport e per lo stop ai lavori in piazza XX settembre) è che c’è sempre differenza fra la realtà e le polemiche.
Le procedure, in ogni PA, sono sempre assai più complesse di certe semplificazioni. In campagna elettorale si può urlare (se ne sta accorgendo, a Roma, anche Giorgia Meloni) ma poi, arrivati al governo, ci si rende conto delle complessità. E si indossano abiti non più da incendiario ma da pompiere.
Capita poi di imbattersi, esempio in tema di viabilità, in chi ha promesso scelte difficili da realizzare e, arrivato al dunque, si trova in difficoltà nel mantenerle. E capita anche, come per la piazza, che chi è arrivato al potere senza esperienza, abbia difficoltà a capire come affrontare questioni complesse.
I casi, a quel punto, sono due: ammettere con coraggio di aver trovato difficoltà e mettersi alla stanga per risolvere senza perder tempo in polemiche inutili, oppure buttarla in caciara, dare la colpa ad altri, a chi c’era prima (è un classico), scaricare il barile, pigiare l’acceleratore di piccole o grandi distrazioni di massa ingigantendo aspetti e minimizzandone altri. Capita. Al Poggio è capitato. E capita.
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UNA PIAZZA SOSPESA – Chi scrive è fra quelli che, ad esempio sui motivi per i quali il sindaco Palandri ha interrotto in lavori sulla piazza XX settembre, auspica il coraggio della trasparenza. Non mancano serie voci di cittadini che cercano solo di capire. Di sapere perché mai quei lavori, certo iniziati con tutte le carte in regola (altrimenti la ditta certo non avrebbe potuto iniziarli) e quasi in fase di conclusione, invece sono stati interrotti.
Chi li ha interrotti? Perché? Con quali conseguenze e quali rischi per le finanze comunali? Perchè non esistono, a oggi, sull’Albo pretorio atti che spieghino i motivi specifici di tale interruzione? Quanto tempo durerà l’interruzione dei lavori? Quanto sta spendendo, ad esempio in consulenze legali, il Comune?
Una cosa si è capita: un conto sono i lavori sulla piazza (criticata da qualcuno e apprezzata da altri), un conto le scelte sulla viabilità. Due cose distinte, separate. Tanto che i nuovi amministratori ora sostenggono il progetto. Ma prima delle delle elezioni lo criticavano.
Non sarebbe male se, su piazza e viabilità, l’amministrazione comunale facesse ciò che un tempo era normale fare: convocare un incontro pubblico, una assemblea aperta con i cittadini, nel quale sindaco e assessore – documenti alla mano – possano illustrare i motivi del loro comportamento e cosa intendono fare.
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DOPPI SENSI DA STRADA – Chi ha vinto le elezioni, adesso vuole davvero cambiare la viabilità secondo le promesse fatte in campagna elettorale quando già, peraltro, sapeva che stava nascendo una nuova piazza? Ha trovato difficoltà nel cambiare la viabilità? Quali difficoltà? Perché se la 66 è “regionale” dovrebbe essere considerata tale solo per un tratto e non per l’intero attraversamento del Comune?
Perché mettere il doppio senso, togliendo tanti posteggi, solo in via Vittorio e lasciare senso unico (e parcheggi) in via Cancellieri? Serie “A” e serie “B”?
Cosa rispondere alla contrarietà, sul ripristino del doppio senso, dei commercianti di Via Vittorio? Come allargare via Cioppi? Quali case abbattere? Come farci quella rotonda? Davvero possibile rimettere il traffico come da promesse elettorali sul Ponte al Mulino? E la forte contrarietà di chi abita in via Spadini? E il semaforo intelligente?
E perché dare ragione al precedente sindaco avviando il posteggio (prima tanto criticato) nell’area ex Toscoblock, ma dargli torto sul resto scordando che quel posteggio era, ed è, funzionale alla riqualificazione generale del centro storico (piazza XX settembre compresa)?
Davvero possibile limitare, a mezzi pesanti non oltre 35 quintali, il traffico nell’intero paese? Oppure l’assessore si è sbagliato? Che fine ha fatto la proposta di deviare alla rotonda di Seano il traffico da Pistoia verso la tangenziale di Prato? Davvero possibile ignorare il motivo vero (l’elevato tasso di inquinamento) per cui l’amministrazione precedente rivoluzionò il traffico? Davvero lungimirante demolire la visione di quella piazza (uno spazio agorà dove far incontrare i cittadini) preferendola invece come rotonda spartitraffico?
C’è, insomma, tanto materiale per auspicare trasparenza e chiarezza: sullo stop ai lavori nella piazza e sul cambio (promesso) di viabilità. Molti cittadini, perfino alcuni impegnati in contrapposte polemiche social, certo apprezzerebbero che su questa vicenda parlassero, con pacatezza e ragionevolezza, non il tifo da curva nord ma la ragione derivante dalla conoscenza. Come comunità civile, purtroppo ancora divisa da strascichi elettorali, si potrebbe crescere anche così.
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MISERICORDIA OSPITALE – “Noi siamo un paese talmente ospitale che tra un po’ saremo costretti ad andarcene per non dare fastidio”. Un vecchio post anti immigrati, di stampo para leghista, che Mauro Mazzoni nei giorni scorsi ha condiviso su Fb. Nessuno stupore se queste ironie vengono dal fronte leghista o dalla destra di Giorgia Meloni. Qualche goccia di stupore se sono condivise da un amministratore pubblico attento alla Misericordia (dunque anche alla misericordia) e diffusore della “Nuova Bussola Quotidiana”: testata ultracattolica.
Ciascuno, ci mancherebbe, posta ciò che meglio ritiene. Legittimo, ovvio, usare i social per diffondere i messaggi in cui si crede.
Ma la complessità delle vicende migratorie, verso un Paese caratterizzato, oltretutto, da un freddo inverno demografico e da una urgente necessità di lavoratori stranieri (utili anche per pagare le prossime pensioni di tanti italiani), forse raccomanderebbe una diversa sensibilità.
Si può certo parlare alla pancia, alle viscere degli individui. Ma si potrebbe anche parlare ad altri organi delle persone: cuore e cervello in primis.
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POGGIO (A CAIANO) E BUCA … di Mauro Banchini – 31 ottobre 2023, n. 29