Lascia addolorati e arrabbiati l’inchiesta delle Iene – passata ieri sera – sullo spaccio di droghe nelle vie centrali di Prato, fra piazza Duomo e il Serraglio. Addolorati per il vuoto che si avverte nei (poco più che) bambini attirati, da personaggi senza scrupoli, nel vuoto delle sostanze. Arrabbiati per la facilità con cui i venditori di illusioni spacciano la loro merce, indisturbati, sotto gli occhi di una comunità intera (forze dell’ordine comprese) che non può, non ha gli strumenti o non li può usare, mettere fine al commercio.
Arrabbiati anche per ciò che si intuisce ma non si vede: i livelli superiori (magari fatti non solo di persone … colorate, ma pescanti – chi potrebbe stupirsene? – anche in ambienti “insospettabili”, magari mafiosi) che sulla povertà di ragazzini, e sull’assenza di scrupoli del venditore finale, guadagnano cifre di tutto rispetto.
Camminando oggi nella parte di Montalbano più vicina a dove abito, mi sono imbattuto (facilissimo farlo …) con i muretti a secco: semplicissime costruzioni di notevole efficacia, in certe casi autentiche opere d’arte, che da secoli contribuiscono a rendere bello un territorio già voluto molto bene dal Creatore.
In questi giorni che attorno a Quarrata, con Agorà, mi sono occupato del progetto “olio novo” e di come conoscere il Montalbano attraverso l’olio extravergine d’oliva, leggevo che in questa zona sono stati censiti ben 800 chilometri di muri a secco. Sette volte più che nel Chianti fiorentino.
Opere dell’ingegno umano che, in troppi casi, sono a rischio crollo perché assente o carente la manutenzione ordinaria: opere piccole che però hanno una grande utilità pratica nel corretto assetto di un territorio che se crollassero tutti i muretti a secco ne sarebbe, alla lunga, danneggiato in modo irreparabile.
Facile, magari un po’ ingenuo, mettere insieme tre cose: il vuoto di questi bambini irretiti dalle sostanza, l’assenza di scrupoli in certi neri facilitati nello spaccio (e nel guadagno facile) forse anche da carenza di alternative occupazionali, il degrado dei muretti a secco.
Quanto lavoro – utile per la comunità, non solo strumentale – la natura potrebbe offrire! E quanta “sostanza” potrebbe essere proposta, in modo corretto e non paternalistico, al vuoto di ragazzini e ragazzine (e di tante loro famiglie magari capaci di rispondere al disagio dei loro figli solo comprando “cose”)!
Chi scrive così – mi chiedo – merita solo un sorriso di compatimento perché, come normalmente si dice, i problemi sono “altri” e le risposte stanno “altrove”? Può essere. Intanto, rivisto il servizio delle Iene, continuo a tenermi dentro dolore e rabbia.