“L’oratore dice che oggi tutti gli italiani sono tranquilli e sereni, perché sono passati attraverso le prove e i tormenti della guerra gloriosa”. Lo scriveva la cronaca pratese de “La Nazione” l’11 novembre 1930 in una corrispondenza intitolata “La solenne inaugurazione del Monumento ai caduti di Poggio a Caiano alla presenza di S.E. Bottai”. E l’oratore in questione, in quel 9 novembre dell’ottavo anno del regime fascista, era il giovanissimo (35 anni) Giuseppe Bottai allora, nel governo Mussolini, ministro delle Corporazioni. Per la retorica di quegli anni, dunque, i grandi lutti della grande guerra avevano reso “tranquilli e sereni” nientemeno che “tutti gli italiani”.
Le vicende, per molti aspetti interessanti, di quel monumento che ancora oggi campeggia nella piazza XX settembre di Poggio a Caiano, le hanno raccontate Barbara Taverni (bibliotecaria comunale al Poggio) e Luigi Corsetti (dirigente Cultura in quel Comune) in un volume dei “Quaderni Sofficiani” intitolato “Il culto dei caduti della grande Guerra. Il monumento di Mario Moschi a Poggio a Caiano”.
Il monumento è un dado di marmo – marmo di Carrara – con tre bassorilievi raffiguranti altrettanti momenti nella vita di un soldato, almeno di allora (la partenza, la battaglia, la vittoria) mentre nel quarto lato sono riportate le parole del generale Armando Diaz con il famoso “bollettino della vittoria”.
Fu sette anni prima della solenne inaugurazione, nel 1923, che a un gruppo di poggesi venne in mente di cercare soldi per costruire un monumento in grado di ricordare i paesani (una quarantina circa) caduti nella guerra mondiale. E mentre Barbara Taverni analizza più in generale il significato del “culto dei caduti” negli anni successivi al primo conflitto mondiale e, dunque soprattutto negli anni del fascismo, spetta a Luigi Corsetti il compito di raccontare i dettagli legati alla costruzione di questo monumento.
Un monumento che il poggese allora più famoso, Ardengo Soffici, pure inevitabilmente coinvolto, dimostrò di non gradire molto, temendo ne venisse fuori “una delle solite boiate”. Un monumento che, dopo varie peripezie, venne comunque inaugurato da un giovane ministro. Quelli di Carmignano, tre anni prima, erano stati più “bravi” riuscendo ad avere, per l’inaugurazione del “loro” monumento ai caduti nientedimeno che il Principe Umberto di Savoia (Principe che al Poggio non venne nel 1930, ma ci andò 8 anni dopo per incontrarsi, in forma privata, con un Ardengo Soffici che gli propose un Museo mediceo nella villa di Lorenzo).
Quelle lontane vicende saranno al centro di una presentazione (Scuderie Medicee di Poggio a Caiano, via Lorenzo il Magnifico) questo venerdì 21 ottobre (ore 21) con gli interventi di Pier Luigi Ballini, Luigi Cavallo e Mauro Tramontano: rispettivamente ordinario di Storia contemporanea, storico dell’arte e Cappellano militare della Legione Carabinieri Toscana. Saluto introduttivo del sindaco Marco Martini.
Una occasione, nel centenario della Grande Guerra, per riflettere proprio anche sulla guerra. Compresa quella di oggi, ancora mondiale – secondo Papa Francesco – ma combattuta “a pezzetti, a capitoli”. Una guerra, oggi, dove a morire non sono più soprattutto militari ma quasi esclusivamente civili. Una guerra da cui non scaturiscono certo “serenità” e “tranquillità”.