A proposito di banche, finanza, politica. Come non porre il tema della distanza, sempre maggiore, fra i luoghi (sempre più potenti e più lontani dalla nostra quotidianeità, sempre meno controllati) dove si prendono le decisioni e quelli dove abitiamo (sempre meno consapevoli, sempre più bombardati, sempre più facilitati a restare in un rintronamento ovattato) noi persone comuni?
E come non interrogarci sul solcato (sempre più profondo) che divide i (sempre meno) “provveduti” dai (sempre più) “sprovveduti”? Non dovrebbe essere proprio la Politica a rendere sempre meno profondo quel solcato?
Ma se la politica oggi è, ormai ovunque, in mano ai tanti illusionisti (quanti ne abbiamo conosciuti in questi ultimi decenni e quanti ne conosciamo oggi, compresi quelli, inquietanti, che scalpitano per mettersi al posto del grande illusionista oggi più famoso) il cui unico scopo è proprio quello di ostacolare maturità e intelligenza dei cittadini, dove mai può abitare la speranza?