La solita, sacrilega, polemica sul crocifisso. L’hanno riproposta, anche nel Consiglio Comunale del mio paese, Poggio a Caiano, i soliti esponenti di un centrodestra sempre più tendente verso destra. La solita mozione copia e incolla, presentata in modo strumentale: cioè solo per farsela bocciare da un governo locale di centrosinistra, con sindaco e vicesindaco non solo cattolici ma anche praticanti. Nulla di nuovo: compresa la (blasfema) strumentalizzazione di un simbolo che – per chi ci crede, ma anche per chi soltanto ne conosce la storia – a tutto rimanda tranne che a battaglie “identitarie”.
Da aggiungere che qui al Poggio le elezioni ci sono state poco tempo fa: qui destra leghista (quella che fino a poco tempo fa pregava con le ampolle del “dio Po“) e intero centrodestra a traino, hanno visto, in una fase politica peraltro loro favorevole, una sonora sconfitta. Qui, in una comunità assai caratterizzata da fattori cristiani: la casa madre fondata dalla francescana Margherita Caiani, la Misericordia, le Caritas, tre parrocchie vitali.
Non stupisce che i leghisti abbiano provato pure qui la loro manfrina sul crocifisso nell’aula consiliare (in un palazzo, peraltro, dove i simboli religiosi non mancano) e siano stati bocciati da una maggioranza che così, fra laici e credenti, ha mostrato di tenere assai più in considerazione di loro quel legno incrociato. Sbandierando la parola “valori“, hanno in mente, certi leghisti, quali sono i valori che il crocifisso ci invita a considerare?
Nelle stesse ore il Parlamento approvava, in un pessimo decreto “sicurezza” ispirato dai leghisti, anche una norma di evidente inciviltà: una tassa extra sulle rimesse che i lavoratori immigrati fanno partire dall’Italia verso le loro famiglie nei diversi sud del mondo.
Fra chi (magari essendo abituato a pregarlo davvero, quell’uomo messo in croce) respinge la mozione sulla obbligatorietà del crocifisso nei luoghi pubblici e chi ne fa una bandiera politica ma poi sostiene scelte cattive nei confronti di chi è venuto fra noi e con i frutti del suo lavoro cerca di aiutare le famiglie lontane (così, peraltro, fecero decine di milioni di nostri connazionali emigrati), non ho certo alcun dubbio su chi scegliere.
PS)- Parola di uno che, peraltro, da sempre combatte l’assurdità di certi “politicamente corretti” che, ad esempio, rinunciano al presepe ritenendolo una “offesa” verso immigrati che, a questo, neppure lontanamente pensano.