Nel questionario che don Cristoforo Dabrowski, parroco nel comune di Montale (Pistoia), ha inviato alle famiglie per favorire, attraverso le caselle del “si” e del “no”, la confessione nella Quaresima 2017, c’è qualcosa di antico. Qualcosa che, al netto delle certo ottime intenzioni del sacerdote polacco, finisce per rendere contro-producente, nel contesto attuale, una iniziativa che, in effetti, ha l’odore dell’Italia anni Cinquanta (ho ricordi personali delle confessioni con l’ottimo don Luigi, comprese le mitiche domande sulla “purezza”).
Io sono nessuno, non ho studiato teologia, mi ritengo un aspirante cristiano che tenta, con molti errori, di stare “nel” mondo senza essere “del” mondo. Di mestiere ho sempre fatto il giornalista (per una certa parte anche con responsabilità ecclesiali). E se don Cristoforo mi consente, un modesto consiglio di tecnica comunicativa vorrei darglielo: anche – a proposito dei quesiti sulla politica – ricordando una lontana mia esperienza politica che talvolta ha visto ottimi “credenti” impegnati in formazioni pure “cristiane” compiere brutti scivoloni in parallelo a qualche “non credente”, impegnato in famiglie allora “avverse”, capace di comportarsi in modo oserei dire “evangelico”.
La realtà di un oggi così complesso è … complessa: e “come” si comunicano questioni così importanti e delicate (le modalità di approccio alla confessione, il senso di quel sacramento, la Pasqua di Resurrezione, il nostro essere credenti in Cristo sapendo di esserlo nel mondo in cui ci è dato vivere …) è oggi, in un contesto post mediatico, sempre più strategico. Per non parlare, ovvio, di come tutto ciò è vissuto, specie da noi praticanti.
Se si comunica male, spesso – al di là delle intenzioni pure buone – si fanno “frittate” poi difficili da rendere digeribili e, oltretutto, troppo facili da essere criticate magari da chi, anche nella comunità ecclesiale, non aspetta altro. A don Cristoforo, che nel suo stesso nome porta un messaggio inequivocabile sulla difficoltà e sulla bellezza di “portare” Cristo, starei per consigliare, fraternamente, un piccolo esame di coscienza – anche alla luce del magistero degli ultimi pontefici (da Francesco almeno fino a Giovanni XXIII) – circa le modalità più efficaci per comunicare l’antico, e sempre nuovo, messaggio evangelico: facendolo nella contemporaneità di un Paese tanto “scristianizzato” quanto bisognoso di Cristo. Compresa la comunicazione attorno a un sacramento certo difficile come la confessione. Che peraltro, come ricordato anche dal Giubileo, qualcosa a che fare con la … misericordia ce l’ha, eccome..
PS)- E oggi che siamo al primo marzo, quest’anno giorno delle Ceneri, mi permetto di aggiungere la lettera a San Cristoforo, scritta il primo marzo 1990 da Alex Langer (credente inquieto e per molti aspetti profetico che in molti dovremmo tornare a leggere).