Qui, con immagini che rimandano al bene (o male) governare, mini vicende di un piccolo Comune. Lontano, lontano nel mondo. Dove governa (comanda) una destra poco “liberal” ma, in compenso, portata al pasticcio. Qui accadono cose all’apparenza in-credibili. E uno si domanda se sono vere oppure se è il cronista a esagerare. Bello sarebbe se fosse il cronista a esagerare.
L’ARROSTICINO DEL PRIMO CITTADINO – Strana la vicenda di un sindaco che, in quel Comune lontano lontano, si è trovato sulla prima poltrona senza mai aver avuto esperienza di PA e senza mai essersi occupato di politica. Ultimamente ha combinato un arrosticino durante una importante assemblea di una multiutility. Voleva astenersi, come aveva visto fare a un suo collega della stessa parte politica, ma ha poi finito per votare contro. “Mi sono confuso“, pare abbia detto. Ispirando, pare, umana tenerezza fra i colleghi.
LA GRANDE FUGA CONTINUA? – E’ stata chiamata “la grande fuga” in omaggio a un grande film. Da quando è cambiato il colore dell’amministrazione, da quel Comune lontano molti i dipendenti andati via. Fra questi alcuni dirigenti. “Sono scelte personali, vanno in altro Comune per avvicinarsi a casa: nulla a che fare con noi”, replicano, un po’ imbarazzati, i nuovi amministratori davanti a chi nota che ciò potrebbe dipendere da una loro scarsa esperienza. La “grande fuga” pare, in quel Comune, non essersi esaurita. Voci di corridoio sostengono che presto andrà via anche un altro, alto, dirigente. Sarà vero? Pure lui, nel caso, per avvicinarsi a casa?
SUI LIBRI – Quando un Comune presenta libri va sempre bene. C’è sempre da augurare che la sala sia piena. Detto questo c’è anche un problema di qualità nelle scelte che gli amministratori devono fare davanti al vasto campo dell’editoria. Specie se il Comune ha giuste ambizioni di giocare in serie superiore. E specie se sono “di destra” e dunque impegnati, nella capitale e in periferia, a voler “ribaltare l’egemonia culturale della sinistra”. Visti alcuni tentativi, in quel lontano Comune, l’augurio è che il futuro ci riservi anche qualcosa di più rilevante. Detto questo: sempre evviva i libri!
SUI DEFIBRILLATORI (PROMESSI) – C’è un aspetto da rispettare: la cultura del resoconto. Se un Comune delibera soldi in favore di un soggetto privato per svolgere determinate attività, lo stesso Comune ha poi l’obbligo di ricevere, e di rendere pubblici, i resoconti esatti su come sono stati spesi quei denari. Idem per le iniziative diretto. Brutto, invece, quando nessuno sa come, al centesimo, sono stati spesi quei soldi. Ad esempio quanti spettatori paganti ci sono stati a una rassegna, quanto è costata una pista di pattinaggio, quanti visitatori sono arrivati per certi pompatissimi eventi, quanti defribillatori sono stati acquistati con i ricavi di un talk. Eccetera.
VILLETTE SOTTO L’ARGINE – C’è una strada, in quel comune, chiamata come il torrente che lo attraversa. Ma prima del torrente, quella strada porta il prefisso “sotto”. Perchè lì siamo proprio “sotto” gli argini del torrente. Che di guai ne ha già combinati parecchi. Un Comune, quello, dove – come ovunque – è stato costruito troppo, occupato troppo suolo. Tutto, ci mancherebbe altro, sempre legittimo, regolare, rispettoso delle tante norme. Poi, in tutto il cementificato Paese arrivano fango e infinite richieste economiche per calamità assai poco “naturali”. In quel lontano Comune, lungo quella strada, sotto quel torrente, è apparso un cartello. Proprio lì stanno per costruire quattro “villette” (ovviamente “di grande prestigio”). Tutto regolare, legittimo, rispettoso. Ci mancherebbe altro.
PIAZZA: LA VARIANTE CHE RIDUCE – Impegnata a chiudere la variante su una piazza (variante che riduce alcuni lavori e dunque alcune spese), può una giunta comunale pensare di pagare la stessa cifra a suo tempo prevista (ma per lavori maggiori), alla ditta che esegue? Se quei lavori costavano 100 e la variante li riduce a 80 (cifre a caso), i 20 risparmiati – per lavori non fatti – può il Comune, invece di ridurli fin da subito alla ditta esecutrice, promettere alla stessa ditta che potrebbero (quei 20) essere utilizzati, in futuro, per “altri e diversi lavori”? Messo per scritto in un atto, ciò è normale?
MINORANZA UNO: UN’ASSEMBLEA OSTACOLATA – In quel Comune lontano lontano, sindaco e sua vice che a tutti gli effetti pare essere lei la sindaca, stanno ostacolando – così denuncia la minoranza – la minoranza stessa nell’esercizio della sua attività istituzionale. Quei poveri cristi di minoranza volevano fare una assemblea pubblica su un tema lì molto discusso: la piazza. Come consiglieri comunali, eletti dal popolo e dunque “organo” del Comune, tutelati da uno status giuridico chiaro, pensavano di poterla svolgere in una sala comunale: la stessa che viene affittata, giustamente dietro pagamento, ai privati che la richiedono.
MINORANZA DUE: VUOI LA SALA? ALLORA PAGA – Pensavano, i tapini, che quella sala fosse assegnata gratis (come capita un po’ ovunque) proprio perché pure loro sono consiglieri. Eletti pure loro dal popolo. Nulla. Il sindaco – che assemblee non ne fa, visto l’esito dell’unica da lui fatta, e che prende una legittima indennità di qualche migliaio di euro al mese – pretende che i suoi colleghi, se davvero vogliono fare quell’assemblea in una sala del Comune, paghino prima, al Comune, 300 e forse più euro di tasca loro. Come se fossero privati. Alla dirigente del Comune, inoltre, viene fatto chiedere, alla minoranza, di anticipare “maggiori dettagli” sull’incontro. La minoranza non accetta.
MINORANZA TRE: BUON SENSO CERCASI – Cosa ciò abbia a che fare con una normale cultura liberale e/o con una moderna destra di governo non è chiaro. Anche perché il sindaco non ha un regolamento da portare a sostegno della sua tesi (i consiglieri di minoranza devono pagare come se fossero estranei al Comune e non sua parte istituzionale). Dalla sua, infatti, la minoranza ha pure il regolamento comunale che, come ovvio, nulla dice circa il pagamento della sala che il sindaco pretenderebbe di imporre a colleghi di Consiglio. La minoranza si è rivolta al Prefetto. E dire che davanti a una questione così semplice basterebbe solo un requisito. Il buon senso.
MINORANZA QUATTRO: SULLA PIAZZA MARTEDI’ 29 OTTOBRE – Costretta a far slittare la data della assemblea, la minoranza vuole comunque farla. E dà appuntamento ai cittadini, per dire la sua sulla controversa vicenda. Alle ore 21:15 di questo martedì 29, san Narciso (pare trasformasse l’acqua in olio). Obbligati, a questo punto, a stare in una struttura diversa: una “casa del popolo“. Ma anche il Comune è, o dovrebbe essere, “casa di tutti“. Non solo di chi “comanda“.
PIAZZA: PERCHE’ L’ASSEMBLEA NON LA FA IL SINDACO? – Sulla piazza, sindaco e giunta stanno cambiando il progetto originario. Lo fanno con una variante che, però, è stata demolita dalla Soprintendenza alle Belle Arti. Altrove ogni sindaco, dopo questo stop, si sarebbe fermato. Qui no. La destra “se ne frega” della Soprintendenza e va avanti. Ma perchè sindaco e giunta non si presentano ai cittadini? Perchè non organizzano loro una assemblea pubblica per spiegare le loro ragioni e portare le loro carte? Non sarebbe questa una bella prova di trasparenza? Perchè non lo fanno? Cosa temono? Forse di non riuscire a farsi capire?
SE A COMANDARE E’ IL LIVORE – E’ il destro governo nazionale, in quella terra lontana, che fa il marchese del Grillo. Per tale destra, chi ha vinto una elezione può comandare a bacchetta su tutto lasciando agli altri solo la virtù dell’obbedienza. In quel lontano Comune, a colpire è anche lo stile comunicativo della vicesindaca. Per la serie: abbiamo vinto, facciamo come ci pare, non disturbate, state zitti, fatevene una ragione, ripassate fra cinque anni. Uno stile – che mette in difficoltà persino qualche alleato – fatto di acredine, rancore, livore. L’ultimo esempio è una cattiva polemica contro uno stimato ex sindaco, persona pacata e seria che, circondato da una reputazione positiva anche fra gli avversari, è oggi consigliere regionale. E’ stato preso a male parole solo per aver osato esprimersi.
LUNEDI’ 28 OTTOBRE: IL CONSIGLIO SU YOUTUBE – Nel prossimo consiglio comunale di quel Comune è prevista anche una “benemerenza civica” a un cittadino. Si parlerà di pista ciclabile in una frazione (il sindaco lì prese tanti voti anche promettendo che l’avrebbe tolta subito), di sport per anziani, di neonati e mamme in attesa. Si cercherà di capire come ha fatto la giunta a perdere un altro bando che dava soldi per mettere in sicurezza un rio tombato. E si farà una ennesima variazione al bilancio. Chi vuole può divertirsi (perché le sedute di quel Consiglio Comunale sono anche divertenti) in streaming. Ore 17:00 di lunedì 28 ottobre sul canale youtube di quel Comune. Si festeggiano, quel giorno, i santi Simone e Giuda (Giuda Taddeo, da non confondere con Giuda il traditore).
UN TENDONE (PROVVISORIO) DA 65 MILA – Finalmente, in quel Comune, stanno riuscendo a fare un’opera pubblica. Una “tendostruttura”. Si badi bene: non una “tensostruttura” ma un semplice tendone. Lo mettono, il tendone, dietro a una palestra che vogliono giustamente ristrutturare. Costa, la “tendostruttura”, 65 mila euro. E sarà provvisoria: durerà, montata, appena 6 (sei) mesi perché dopo (diciamo da aprile 2025) i teloni saranno tolti. Resterà solo uno spazio aperto. Ma è, nella sostanza, la prima opera pubblica fatta da chi, da un anno e mezzo, governa quel lontano Comune. Evviva! Merita una inaugurazione. In pompa magna. Con tanti selfie.
UN’AREA DA CANI – Sarebbe, in verità, la seconda opera pubblica. La prima fu un buffo spostamento di un’area per cani. Dove era, dava noia a poche persone. Il sindaco la tolse. E la spostò in zona più periferica. Tanto periferica che ci furono proteste dai proprietari dei cani. Alla chetichella, quella nuova area per cani è stata aperta, anche se manca la fontanina. Il suo quadro economica sfiorava i 7.200 euro. Ma il lavoro fu poi eseguito, da una ditta edile, per neppure 2 mila euro. Chissà se i proprietari dei cani, con i loro amici a quattro zampe, adesso la frequentano. Oppure no. Chissà.
POGGIO A CAIANO) E … BUCA – di Mauro Banchini – 26 ottobre 2024 n. 69