Come sia andata non lo so. Ma conosco da anni Michele Gesualdi, la sua serietà, la sua caparbietà nel pretendere che Barbiana restasse intatta. Altri, al posto suo e al posto dell’intera Fondazione intitolata a don Lorenzo Milani, ci avrebbero davvero consentito bancarelle con brigidini (massimo rispetto, ovviamente, per i brigidini) e statuine; avrebbero allargato le strade, asfaltato l’ultimo pezzo, costruito ostelli e b&b con camere magari intestate alla “professoressa” e roba simile.
Michele e la Fondazione hanno tenuto duro per tutti questi anni. Chi è salito a Barbiana lo sa bene: il luogo comunica potenza, grandezza, fascino proprio per essere rimasto intatto, povero, periferico, ancora complicato da raggiungere, privo di false “icone” perché l’icona “don Milani” non ne ha bisogno. Parla da sola.
Adesso, grazie alla straordinaria visita di Papa Francesco, arriva – se ho bene capito, proprio vicinissimo alla chiesa – il cemento: una gettata di cemento su cui collocare i bagni. Bagni chiaramente necessari. Ma bagni che si potrebbero costruire altrove, in modo meno impattante.
Li costruisce, se ho letto bene, il proprietario della chiesetta dove il prete scomodo venne mandato per punizione: cioè l’Istituto per il Sostentamento del Clero (e fa ancora un certo effetto veder collegato questo titolo a un parroco a suo tempo assai poco “sostenuto”).
Piccole diatribe a parte (“la Fondazione sapeva, no non sapeva, no sapeva ma in un altro modo”), credo si potrebbe essere ancora in tempo per quadrare un “cerchio” tutto sommato assai facilmente quadrabile: si ai bagni, a servizio dell’edificio dove si insegnava che la scuola è comunque “sempre meglio della merda”, ma, per favore, metteteli altrove. E se costa qualche euro in più, pazienza …