Ogni tanto la mia banca mi spedisce lenzuolate di informazioni tecniche che mai mi sogno di leggere. So di sbagliare, ma sono scritte in modo così volutamente ostrogoto che non mi ci provo neppure. Potrebbero essere scritte in italiano, magari dando lavoro a qualche bravo giornalista. Ma se le scrivono così è perché lo fanno apposta. Comunque non leggo. Getto tutto nel cestino.
Oggi mi è presa di leggere. Tra i fogli ne trovo uno curioso. “Novità normative in tema di prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo. Nuova definizione di Persone Politicamente Esposte”.
Scopro una cosa. Dal maggio scorso è stata attuata anche in Italia, terra di grandi corruzioni, una Direttiva europea che “contrasta” riciclaggio, corruzione e finanziamento al terrorismo. Tra le novità, una riguarda il ceto politico: hanno infatti allargato i confini di un elenco (di cui, francamente, ignoravo l’esistenza) sulle “Persone Politicamente Esposte” (PPE).
La Banca, dunque, mi chiede di verificare se io sono una PPE oppure no. Nel caso lo sia, ho l’obbligo di farlo presente in agenzia.
Per me è facile constatare che … non sono una PPE. Non sono né Presidente della Repubblica né Presidente di Regione, né sindaco né parlamentare, non ho mai fatto né l’Ambasciatore né il Giudice in Corte Costituzionale, non dirigo una ASL né sono membro di un organo direttivo centrale di un partito politico, non sono né Presidente del Consiglio né consigliere regionale e così via.
Nè lo sono stato in anni recenti. Neppure sono genitore o coniuge di una PPE. Né sono un soggetto con cui una PPE “intrattenga notoriamente stretti legami”. Dunque non ho obblighi di dichiarare.
Ma trovo il motivo per cui una banca è interessata alle PPE: perché queste – leggo – sono persone “che potrebbe essere esposte a corruzione, riciclaggio di denaro o finanziamento di altre attività criminali in virtù del proprio incarico, attuale o passato”. E leggo che una banca, in presenza di una PPE che, ad esempio, faccia operazioni “pari o superiori a 15 mila euro”, ha doveri supplementari.
Immagino che una PPE disonesta non avrà problemi a frazionare le sue eventuali disonestà al di sotto i 15 mila euro. E dunque mi chiedo, certamente sbagliano, a che serva questo roboante elenco delle PPE se non ad aumentare il numero dei fogli inutili, tipo le certificazioni antimafia e i fogli sulla privacy.
Però – specie nelle ore in cui i partiti o ciò che ne rimane scelgono candidati che noi il 4 marzo dovremo solo “nominare” – sogno un mondo in cui un politico (ops: una “Persona Politicamente Esposta”), proprio per il fatto di essere tale e dunque a servizio della comunità, neppure per sbaglio ci si sognerebbe di avvicinarlo a cose come riciclaggio, corruzione, terrorismo.