L’arrogante disegno del governo, il “manganello” che si intravede, mi aiuta a scegliere il regalo di Natale per mia moglie. Veder togliere il sostegno dello Stato ad alcuni giornali, fra i quali – guarda caso – alcuni “scomodi”, mi porta a regalarle un abbonamento annuale a uno di questi: “Avvenire”. Non certo un abbonamento postale (figurati, le Poste !!!), ma quello attraverso l’acquisto in edicola.
Risolta, poi, pure la scelta del regalo a un amico: un abbonamento a “ToscanaOggi”, settimanale diocesano toscano. Anche i diocesani di tutta Italia stanno per vedersi tolti quei contributi pubblici che per testate cosiddette minori sono aiuti preziosi per poter raccontare i territori locali.
Sono tante, e con assai diverse linee editoriali, le testate che rischiano forte ridimensionamento se non chiusura. Un grave attacco – concordano i giornalisti – alla libertà e al pluralismo della informazione, oltre che ai livelli occupazionali in un settore già scosso di suo.
Il tutto perché il governo del “cambiamento” ha indossato un “manganello” a forma di ritorsione e deciso di chiudere rubinetti: una miseria (130 milioni), ma essenziale per consentire, ai più piccoli, di fare informazione puntando anche sulla qualità.
Prendiamo “Avvenire”. E’ una fra le poche testate che racconta il locale e il globale in modo “altro”. Grande attenzione a temi, compresi quelli dai sud, in genere dimenticati; chiavi di lettura, certo ispirate a valori che a qualcuno potranno pure non piacere, apprezzate anche in ambienti laici proprio per la loro “alterità”. Fare un giornale come questo, ad esempio inviare giornalisti a giro per l’Italia e per il mondo, costa: e i 6 milioni che “Avvenire” riceve dallo Stato aiutano a mantenere livelli adeguati di credibilità e qualità.
Mi hanno colpito la brutale e furbastra arroganza del ministro (degli Interni !) nel sostenere che i 6 milioni potrebbero essere utilizzati “meglio” dandoli (sic) ai “poveri”; e la ritorsione contro una testata che fa giornalismo e, dunque, deve anche avere la libertà di criticare il governo per i contenuti delle sue politiche. Non è un mistero che “Avvenire” anche questo fa, esempio sulle politiche migratorie. Ma è triste vivere in un Paese il cui ministro degli Interni – lo stesso che giura sul Vangelo – usa questo tipo di “manganello”.
Ecco dunque, da aspirante cattolico, la scelta dei due regali alternativi. Con un appello a chi crede che il Natale sia roba diversa rispetto alla tristezza del solito mercatino: chi può farlo, magari per i regali di fine anno, non escluda di investire qualche soldo in questa direzione. Ciò non attenua la gravità del disegno politico (punire chi alza la voce), ma può essere un segnale, in attesa di tempi migliori, verso una resistenza civica che male non fa.
“Avvenire” è una delle poche testate che cresce nelle vendite; in comunità locali sempre meno raccontate, i “diocesani” sono una preziosa fonte di pluralismo. Sostenerli di più, anche con un piccolo sforzo, non è un peccato. Non sono certo esenti da limiti, così come il quotidiano, ma sarebbe un peccato dovessero ridimensionarsi o addirittura chiudere. Se possiamo dare una mano, diamola. Peccato non è.
PS)- Appello esteso a chi non frequenta parrocchie. Fra le testate colpite c’è pure “Il Manifesto”. C’è pure “Radio Radicale”. Ce ne sono tante altre. Neppure sostenere queste è … peccato.