Nella tristezza della cronaca quotidiana, finalmente una notizia buona. Targata Francesco. Targata mondo. Buona di sicuro per Pistoia (la sua comunità ecclesiale, ma anche quella civile) e buona per il territorio che sta accanto a questa città che, in Toscana, è l’unica a non aver mai avuto l’onore (restando almeno nel Novecento e in questa parte del secolo successivo) della visita di un papa.
Pistoia sarà dunque sede, nell’antico monastero delle Benedettine, in pieno centro storico, di una scuola particolare: la “Schola Occurrentes” che già dalla intitolazione rappresenta, in un contesto purtroppo sempre più caratterizzato da odio e contrapposizioni, premessa affascinante per affrontare in modo alternativo presente e futuro.
Volute da papa Francesco all’inizio degli anni Duemila quando lui era “ancora” arcivescovo di Buenos Aires e si chiamava “soltanto” Jorge Mario Bergoglio, queste scuole – una rete nel mondo – mirano a “coinvolgere tutti gli attori sociali per dar vita a una cultura dell’incontro e conseguire la pace attraverso l’educazione”. Il loro obiettivo – si legge nel sito (www.scholasoccurrentes.org) – è “la trasformazione del mondo in un’aula senza pareti, in cui siano integrati tutti i bambini”.
Le nuove sedi sono state presentate ieri a Roma, in San Callisto, da papa Francesco: per l’Italia è stata scelta Pistoia. Con intuibile soddisfazione del vescovo Fausto Tardelli, presente all’incontro, e con la gioia di madre Ana Josef Alvarellos badessa del monastero benedettino pistoiese (famoso anche per marmellate e altri prodotti). Originaria della stessa parrocchia argentina di Bergoglio e bene a conoscenza di quella particolare esperienza educativa, tempo fa la religiosa scrisse al papa – così racconta “La Nazione” – proponendo il “suo” monastero come possibile sede della scuola. Evidentemente Francesco ha gradito e adesso, a Pistoia, qualcuno comincia pure a pensare che la città potrà finalmente veder arrivare (chissà: magari di sorpresa) il papa venuto da lontano.
La notizia colpisce, in positivo, per più aspetti. Si dà continuità di vita, con un’operazione sapiente, a un antico spazio di spiritualità, fede, impegno altrimenti destinato, con il passare degli anni, a un triste destino. La crisi delle vocazioni colpisce duro e certo non esclude le Benedettine.
Di recente, a Pistoia, se n’è andata un’altra comunità di clausura – le Visitandine – rimasta con pochissime, e molto anziane, religiose. E in città, la ex capitale della cultura, non mancano grandi spazi un tempo destinati a culto e oggi a forte rischio. Evitare destinazioni improprie (i soliti alberghi o peggio) è giusto ma non facile. Ecco che destinazioni scolastiche, educative, culturali rappresentano alternative degne: per l’intera comunità pistoiese, non solo per la Chiesa.
C’è poi la dimensione internazionale (utile anche per sprovincializzare ambienti spesso chiusi nei loro campanili), il coinvolgimento dell’arte (Pistoia è contenitore giusto) e auspicabilmente del territorio (la montagna potrebbe essere spazio alternativo intrigante, anche in base all’enciclica sul Creato, per ospitare laboratori educativi). C’è l’uso delle nuove tecnologie anche per collegare la rete internazionale di queste scuole (oltre 450 mila agenzie educative in 190 Paesi). E c’è il fascino, assai don milaniano, di uno spazio che attraverso l’educazione e il confronto punta a contrastare povertà e marginalità favorendo pace e bene comune.
Insomma: una notizia buona. Finalmente. Da seguire con attenzione.