Potente sul serio il “Magnificat” che oggi, 15 agosto, chi è andato a Messa (a occhio una minoranza della minoranza) ha ascoltato nel racconto evangelico di Luca.
La preghiera che Maria, in visita a Elisabetta, formula al quel Signore capace di guardare “l’umiltà della sua serva”.
Quell’Onnipotente che ha fatto “grandi cose”: ad esempio ha rovesciato i potenti dai loro troni, innalzato gli umili, ricolmato di beni gli affamati, rimandato i ricchi a mani vuote, disperso i superbi nei pensieri del loro cuore.
Che lontananza dalla stucchevole immagine di tante “madonnine” più o meno infilzate, più o meno parlanti, più o meno miracolose, compreso un certo “madonninismo” che per onorare un’icona consolatoria scorda la rivoluzionaria Parola di Dio!
E quanto ci sarebbe da riflettere, anche laicamente, sulla bellezza di quell’opera d’arte raffigurante la “Visitazione” (del Pontormo, fra pochi giorni visibile nella villa medicea del Poggio a Caiano) con la danza di Maria ed Elisabetta. Un quadro che non è solo strumento per acchiappare turisti a cui proporre ribollita finta e schiacciata unta, ma è soprattutto bellezza. E, nel nome del Magnificat, potente segno di contraddizione.