Credo sia, nel contesto delle comunità ecclesiali italiane, uno fra i “segreti” meglio conservati. Mi riferisco ai messaggi, di anno in anno, firmati dai vari pontefici per la cosiddetta “Giornata delle Comunicazioni Sociali“. Una giornata, in verità, “mondiale“. Quest’anno giunta alla 58ma edizione. L’unica, se bene ricordo, specificamente voluta dal Concilio Vaticano II che ormai pure lui rischia di appartenere al novero dei segreti meglio conservati.
Non so bene come funzioni in altre parti del mondo (la bellezza della Chiesa cattolica è che è davvero uno fra i pochi, in realtà forse l’unico, organismi globali ancora, bene o male, funzionanti). Ma temo di sapere come funziona in tanta parte di questa Italia ormai post, post, post, post cristiana: davvero poche le parrocchie in cui questa diventa occasione seria per riflettere, e far riflettere, attorno a tematiche, peraltro, di sempre più evidente attualità.
Ad aiutare il Papa nella concreta scrittura di questi messaggi sono, di anno in anno, non certo scartine ma personalità di livello. Gente che la sa. Il messaggio che in questo 2024 Papa Francesco ci consegna riguarda il rapporto fra noi (in teoria dotati di una “sapienza del cuore”) e lei (l’intelligenza artificiale, dunque l’ulteriore evoluzione tecnologica che, spesso nella nostra indifferenza, ci sta condizionando in misura sempre maggiore).
Fortissimo il tema, ma debolissima la reazione. E’ molto se qualcuno, distrattamente, legge una stanca preghiera dei “fedeli” tirandola fuori dal solito fogliettino (singolare quella che ho ascoltato stamani secondo cui chi opera nel campo delle comunicazioni sociali, dunque anche i giornalisti, avrebbe “la missione di trasmettere la verità”. Diciamo che non è questo il compito dei giornalisti. Anche la legge istitutiva del nostro Ordine non parla di “verità” assoluta, ma solo di “verità sostanziale dei fatti”, che è cosa diversa).
Preghiera dei fedeli a parte, credo davvero siano pochissime le Sante Messe di questa domenica di maggio (l’Ascensione) in cui il celebrante, oppure un fedele, perde un solo minuto per ricordare la Giornata e il tema specifico dell’anno. Sarei lieto di sbagliare.
Ed era anche per questo che, tempo fa, mi ero permesso la solita inutile provocazione: abolire del tutto questa (fatta così del tutto inutile) “Giornata mondiale delle comunicazioni sociali”. In realtà si continua a farla, stancamente, come un rito fastidioso che neppure merita un cenno.
Eppure basterebbe poco. Basterebbe far presente a chi sta a Messa che, volendo, può trovare anche sul suo smartphone il testo integrale del messaggio di Papa Francesco. Può scaricarlo. Può perfino leggerlo. Che male non fa. Anzi.
Se su 100 … messaioli anche solo due o tre seguissero, a casa, il buon consiglio e perdessero un po’ di tempo in questa non complicata lettura, male davvero non sarebbe. Potrebbe, questo, aiutarci a riflettere – da credenti e da cittadini – sul fatto che anche l’IA può essere preziosa acqua fresca per chi è assetato di buona conoscenza; oppure che quello può risultare liquido tossico di cui, non a caso, parla il Vangelo di Marco in questa domenica 12 maggio anno di grazia 2024 (“se – quelli che credono – prenderanno in mano serpenti e se berranno qualche veleno, non recherà loro alcun danno”).
Già, ma a chi interessa? Interessa a qualcuno di noi, oggi, essere credenti maturi e cittadini consapevoli? Interessa sapere che quell’acqua all’apparenza affascinante può essere avvelenata? E chi lo sa …