E pensare che con quel ponte, sospeso sulla Lima alle Ferriere di Mammiano, la Montagna Pistoiese era entrata nel Guinnes dei primati. Con i suoi 227 metri, costruito negli anni Venti del Novecento, era, negli anni Novanta, il ponte più lungo al mondo nella sua tipologia (“ponte sospeso pedonale”).
Poi, con il nuovo millennio, arrivarono i giapponesi, poi i cinesi e poi chissà quanti altri. Per cui il “nostro” ponte sospeso oggi, in pratica, non se lo fila più nessuno ed è, oltretutto, di assai difficile reperimento (quando però ci porti qualcuno – e a me, la scorsa estate, è capitato con un giramondo come Davide Demichelis – una bella, anzi ottima, figura è comunque assicurata).
Il “Corriere della Sera” pubblica oggi, sabato 18 novembre 2017, un bel servizio di Luca Bergamin (“Quattro – e più – passi tra le nuvole. Caccia ai record per i ponti sospesi”) che racconta il nuovo record per questo tipo di strutture. Lo hanno costruito da poco in Svizzera (fra Zermatt e Grachen): misura 494 metri con una altezza massima, da terra, di 85 metri. In euro, il costo è stato abbondantemente sotto il milione, quasi tutto pagato da sponsor privati. Ha battuto il solito record cinese (una struttura di “appena” 430 metri che però ha un’altezza di 300 metri) con una spettacolare pavimentazione in vetro.
Il record italico non sta più sui nostri monti ma – pare – nelle Dolomiti lucane: esattamente a Sasso di Castalda (Potenza) con una campata di 300 metri a un’altezza di 120. Bergamin chiude il pezzo con un ponte cittadino che, in un futuro non meglio identificato, potrebbe collegare, a Milano, la Pinacoteca di Brera con Palazzo Citterio.
Si sta discutendo, sui monti di Pistoia, attorno a come spendere qualche decina di milioni per infrastrutture turistiche. Soldi che, non senza polemiche e voci contrarie, finiranno per collegare gli impianti sciistici fra il pistoiese e il bolognese, fra Doganaccia e Corno alle Scale: i monti di Zeno Colò e di Alberto Tomba, i monti che racchiudono una perla come il Lago Scaffaiolo. Tutto bello e tutto utile (ma non pochi gridano allo scempio ambientale) se non vivessimo in mezzo a rapidi mutamenti climatici che stanno condizionando anche i livelli delle precipitazioni nevose per cui non mancano grida di allarme sulla effettiva capacità del nostro Appennino di ospitare ancora, fra qualche anno, gli sport basati sulla neve.
La bellezza, la sostenibilità, il fascino dei ponti “sospesi” nel vuoto, ponti da percorrere solo a piedi, rimanda dritto al record che avevamo: quello delle Ferriere – che non fu pensato per scopi turistici ma per facilitare gli operai da un versante all’altro – è un record superato da un pezzo in una montagna che con l’aria (il volo della mongolfiera, la patria di uno dei Trasvolatori, l’Osservatorio astronomico di Gavinana) avrebbe molto a che vedere.
Quante possibilità potrebbero esserci, fra le nostre montagne, per un “sospeso” capace di superare almeno i 300 metri dei fratelli lucani per non osare ai 430 dei compagni cinesi e ai 500 degli svizzeri? In teoria qualcuna, in pratica nessuna. Suppongo.