Elezioni e scelte di cittadinanza o di sudditanza. Grandi applausi, ieri sera a Cutigliano, in un incontro del candidato sindaco Tommaso Braccesi sulla integrazione ambiente/agricoltura, ogni volta si parlava di “social valley” (o, più chiaramente – spesso l’uso di una lingua straniera è fatto apposta per nascondere – di “grande oasi”): applausi ogni volta se ne parlava in termini critici. E Braccesi non ha nascosto la sua posizione, decisa e chiara, del tutto contraria a ciò che si è capito essere il progetto di Vincenzo Manes con l’idea di una montagna pistoiese letta nei termini di un parco in stile States.
Prima mi ero fermato a San Marcello (anche qui l’11 giugno si vota) raccogliendo la sensazione che molto nella scelta per il futuro sindaco dipenderà da questo oggetto del contendere laddove si incrociano due termini in teoria assai positivi (“valle” e “socialità”) con un uso delle parole, e di ciò che sta davvero dietro, che don Lorenzo Milani ci chiederebbe, anche oggi, di dover capire bene.
Attenti, voi che leggete e non siete elettori in montagna pistoiese: la cosa riguarda tutti ed è cosa di importanza primaria. Attiene a un bene comune prezioso e che sarà sempre più tale: l’ossigeno, il bosco, la foresta, le valli, gli alberi, i fiori, l’erba, gli animali, la biodiversità, i funghi, i mirtilli … e le persone che lì continuano ad abitare. Attiene, in parole povere, a Madre Terra: la “mamma” di tutti, che appartiene a tutti (io, ad esempio, sono fra quelli che credono in un Dio … Creatore) e su cui nessuno, neppure finanzieri illustri e potenti, ricchi e protetti, può pensare di ragionare come se ne fosse lui il “padrone” e come se agli “altri” fosse riservata solo l’opzione di “obbedire tacendo” meglio se … plaudendo. E’ Francesco, anche nella sua “Laudato Sì” a ricordarci il valore fondamentale di un principio (“la destinazione comune dei beni della terra”) troppe volte trascurato.
Sono anche io curioso di vedere che segno daranno su questo aspetto, fra San Marcello Piteglio e Abetone Cutigliano, gli elettori nell’ormai vicino 11 giugno. “Omnia sunt communia” – come dicevano i latini, e la traduzione non è difficile – oppure un più sbrigativo, e cinicamente feroce, “ghe pensi mi?