Ho appena visto, in streamig, il servizio delle Iene (ma in questa vicenda dove sono le iene vere?) con l’intervista rubata all’ex sindaco di Siena, Pierluigi Piccini, a proposito della morte di David Rossi, già potente capo comunicazione al MPS.
Documento in effetti notevole anche per quelle frasi di Piccini circa non meglio chiariti “festini” a base di droga che, forse, aiuterebbero a spiegare la vicenda. Logicamente il Piccini, quando si è accorto di essere stato registrato, non ha nascosto di essere arrabbiato e ha minacciato azioni legali.
Tutto può essere, ma che un politico esperto e navigato come l’ex sindaco di Siena si sia fatto “fregare” in questo modo dalle Iene pure sapendo di stare parlando con quelli, appunto, delle Iene (di cui sono noti a tutti stili, metodi, spregiudicatezza eccetera), a me sembra singolare. Ma – ripeto – tutto può essere, anche la singolare ingenuità di un politico navigato.
Sarà interessante vedere se al servizio rubato seguiranno, da parte dell’interessato, le annunciate azioni legali e cosa farà il sistema della nostra informazione (intendo quella “strutturata”, quella non “in stile Iene”) per indagare meglio sulla storia (una bufala? una verità? un diversivo? qualcosa che c’azzecca? qualcosa che non ci azzecca nulla?) delle ville con i festini dei potenti. Qualcosa mi fa pensare che non accadrà nulla: se le Iene fanno le iene, il giornalismo troppo spesso dimentica la sua (teorica) funzione di cane: cane da guardia della democrazia.
Non riesco invece a cancellare le singolarità che il servizio ha confermato: la freddezza (all’apparenza molto cinica) con cui il più stretto collaboratore di Rossi guarda il corpo ormai privo di vita del grande amico; le persone che vedono il corpo agonizzante ma nulla fanno, l’orologio che cade diversi minuti dopo, la lunga agonia del povero David, la circostanza che David Rossi, il potente David Rossi, avesse anticipato di voler andare in via spontanea dalla magistratura che stava indagando sui misteri di quella che allora era la terza banca d’Italia. Per non parlare del “silenzio” (una sorta di omertà, si sarebbe portati a definirlo se fossimo in altre latitudini) che si respira nella gloriosa e splendida città del “Buono e del Cattivo Governo“. Che è, tutti lo sappiamo, un affresco, un’opera d’arte citatissima: una “allegoria”.
E allegoria, come noto, è (Treccani) “il racconto di una azione che deve essere interpretata diversamente dal suo significato apparente”. Già. Appunto.
NB)- Grande pena per Davide Rossi. Grande rispetto per il dolore di moglie e figlia. Grande timore (purtroppo) che tutto resterà un mistero. Uno dei tanti.