QUANDO AL POGGIO C’ERA I’ TRAMVAY – Di tutto quel primato, oggi è rimasto solo il nome di una buon luogo dove mangiare tipico (“Antica Trattoria di’ Tramway“), ma pochi ricordano che dagli anni Settanta/Ottanta dell’Ottocento e per alcuni decenni Poggio aveva un suo collegamento diretto – prima a cavalli e poi a vapore – con Firenze.
Merito della villa medicea e di una vicinanza con il capoluogo oggi persa (nessuno riuscirà mai a convincere chi scrive che della “città metropolitana” di Firenze debbano far parte Marradi e Gambassi ma non Poggio e Carmignano. Misteri della politica!).
Il primato storico poggese (Luigi Corsetti ci avrebbe rifatto chissà quale volume!) avrebbe comunque potuto tornare oggi utile se qualcuno, fra gli attuali suoi amministratori, avesse pensato di inserirsi nel dibattito politico, oggi in corso, per quello che viene chiamato “metro-tram“: un collegamento nuovo e diretto, su ferro, tra Prato e Firenze attraverso Campi e Sesto.
Una “robetta” che, già in partenza, sfiora il mezzo miliardo di euro e che sarà costruita, se sarà costruita, non certo in pochi mesi. Ci vorranno tempo, progetti, risorse. Ma una cosa, per adesso, è certa: Poggio non risulta essere parte nel progetto. Progetto che, inevitabilmente, non ci coinvolge. E ciò non è né bello né utile.

METROTRAM: OCCASIONE PERDUTA? -Abbiamo la villa di Lorenzo e un importante inizio di “Uffizi diffusi“, siamo al centro dell’area metropolitana Firenze/Prato/Pistoia, piazza della Signoria è a un tiro di schioppo, abbiamo (avevamo?) ambizioni grandi per chissà quale sviluppo turistico … ma arrivare al Poggio da Firenze (e viceversa) è un dramma.
Bisognerebbe almeno porselo, il problema. Ma oggi tutto pare tacere. E sembriamo fuori da tutto. Interessati solo – per polemizzare contro chi c’era prima – a qualche modesto senso unico interno, al doppio senso su un ponte, a far diventare “rotonda spartitraffico” la piazza centrale, a ignorare le polveri sottili.
Da un Comune impegnato in selfie continui e fasce tricolori messe al contrario, nessuno – almeno pubblicamente – risulta aver battuto un colpo per dire “scusate, esistiamo pure noi“.
Eppure il governo nazionale, che tanto in campagna elettorale era stato annunciato come “amico“, dovrebbe essere di quelli almeno avvicinabili. I selfie elettorali con ministri e sottosegretari servivano solo per prendere voti?
Non intercettare o addirittura perdere certi “tram” (anche se di complicato avvio) non pare limite da poco. Ed è questa, purtroppo, una colpa che sarebbe stato opportuno evitare.
Non piace, non convince, l’idea del metro-tram? Legittimo. Ma allora qual’é – per i collegamenti nell’area metropolitana in cui siamo centrali – la visione della giunta Palandri che, ad esempio, se ne frega anche dell’ipotesi Ponte alla Nave?
E’ ancora in tempo, la giunta Palandri, sul metro-tram a farsi viva? Non ci hanno pensato? Lo ritengono inutile? Oppure hanno bisogno che qualcuno li spinga?
Nella sede del Comune, oltre che rancore e polemiche contro “i comunisti“, qualcuno ha una sveglia da caricare? Nell’interesse dei nostri nipoti vorremmo poterlo sperare.

“GRATTANDO” LA RISERVA – Quando un Comune, addirittura a inizio anno, è costretto a prelevare soldi dal “fondo di riserva di cassa”, la cosa è singolare. Perché raschiare il barile addirittura dopo il primo mese di bilancio?
Qui al Poggio questo particolare fondo (da utilizzare, per legge, solo “nei casi in cui si verifichino esigenze straordinarie di bilancio o le dotazioni si rivelino insufficienti”) ha una dotazione di 50 mila euro.
Con delibera del 5 febbraio la Giunta ne ha già prelevato più della metà (quasi 28 mila). Che significa se quel fondo è già stato usato, e per più della metà, già a inizio anno? Com’era stato fatto il bilancio approvato solo pochi giorni prima?

UNO “SPURGO” VELOCE – Da poco la Polizia Municipale è entrata nella nuova sede di via Soffici. Ma in quell’edificio il Comune, con una determina del 5 febbraio, ha già dovuto spendere soldi per svuotare la fossa biologica.
In discussione, ovvio, non sono i 313 euro necessari per un servizio così (per motivi evidenti) necessario. Ma non sono mancate ironie. Premesso infatti che la PM lì è entrata solo il 20 luglio 2024, al giorno della citata determina erano passati appena 200 giorni. E qualcuno in paese, visto il periodo così breve, è stato visto divertirsi su due ipotesi.
O chi ha affittato la sede l’ha affittata, al Comune, con le fosse biologiche (quelle – si spera – della parte affittata al Comune non quelle degli appartamenti al piano sopra) già traboccanti di “sostanza”, oppure le fosse (della PM) sono state riempite in appena 200 giorni, festivi compresi.
Da notare che il contratto di locazione a suo tempo sottoscritto pone (art. 9) a carico del conduttore (il Comune) le spese di vuotatura delle fosse biologiche “utilizzate esclusivamente dal conduttore“.
Pozzi neri traboccanti a parte, nulla ancora si sa circa il ricorso, pendente al TAR, contro il Comune in merito a questo affitto. Un affitto per il quale il Comune, dal primo luglio 2024, spende 2.800 euro ogni mese.

I DEBOLI E I FORTI – Colpisce un’ordinanza dell’ufficio tecnico che obbliga una ditta poggese, sull’Aietta, a rimuovere la sua insegna perché questa è “installata in contrasto con le norme urbanistiche vigenti” in “buffer zone UNESCO”.
Giusto che il Comune ordini legalità. Ma allora non è chiaro come lo stesso Comune, in un’area anch’essa nella “buffer zone UNESCO” (piazza XX Settembre), possa ignorare il netto parere negativo della Soprintendenza.
Ci sarà un motivo. Quale? Un Comune forte con i deboli ma debole con i forti?

PIAZZA: IL MISTERO DEL CANTIERE SEMIAPERTO – Non è chiaro perché prima di Natale una porzione di piazza XX Settembre sia stata “riaperta al pubblico” nonostante che i lavori fossero ancora da completare.
Nell’atto è stata scritta una cosa non del tutto esatta circa l’avvenuto “completamento” di quella parte di piazza. Tutti infatti possono vedere che la parte aperta al pubblico è lungi dall’essere tutta “completata“.
A cantiere non finito, pare strano aprirne “al pubblico” una parte e tenerla aperta per mesi in presenza di lavori. A meno che non esistano norme che consentano, anche a rischio sicurezza, di aprire una parte di un cantiere a lavori non finiti.
Non accadrà nulla, ma se – toccando ferro – qualcuno dovesse avere un problema, di chi la responsabilità? Chi ha la competenza di controllare che tutto, lì, sia in regola?

PIAZZA: DA NATALE 2023 A PASQUA 2025 – Su quella piazza c’è una novità: la data di fine lavori. Dopo che il sindaco si era sbilanciato (“finiranno entro Natale”), adesso sta scritto in un atto: finiranno entro il 30 aprile.
Sulla data si era aperto un contenzioso fra Comune e ditta appaltatrice. Questa proponeva il 31 luglio 2025. Poi è stato trovato l’accordo e la piazza – che doveva essere terminata, con il progetto del sindaco Puggelli, entro il Natale 2023 – sarà terminata subito dopo la Pasqua 2025. E sarà terminata non come voleva Puggelli, ma con la variante Palandri.

PIAZZA: FIGLIA DI NESSUNO – Facile intuire che, così, la piazza non piacerà a nessuno. Né a chi apprezzava la versione originale né a chi la detestava. La vicenda si è talmente incartata che tutti, finiti i lavori, potranno fare a gara nel dire: non è la nostra piazza. Sarà una piazza, come si diceva un tempo, “figlia di enne enne“.
Intanto è emerso che il sindaco ha … variato anche la sua variante. Palandri ha infatti capito di non aver previsto, nella sua variante, i “giochi per bambini” che invece erano previsti e già finanziati nel progetto originario. Palandri quei giochi li aveva “tolti”, mentre adesso – così è stato scritto sui media – “saranno acquistati dal Comune” e rimessi. Evviva.

PIAZZA: SE IL SINDACO SCAPPA – Ha creato sorpresa, nei giorni scorsi, l’assenza di tutta la maggioranza all’assemblea convocata dal Comitato Noi in piazza. Presente solo la minoranza con l’ex sindaco Martini.
Senza risposte le famose 5 domande che da mesi il Comitato rivolge a un sindaco che, in effetti, non ha mai risposto nel dettaglio. Eccole, le prime tre.
Perché la variante (che se si chiama così è perché cambia il progetto originario) non è mai stata né illustrata ai cittadini dal sindaco Palandri né, prima ancora, messa nel programma elettorale dal candidato sindaco Palandri?
Perché Palandri si è assunto la responsabilità di ignorare il chiaro stop decretato dalla Soprintendenza?
A cosa serve quella piazza se la variante ha tolto, come certificato dalla Soprintendenza, la primaria funzione di spazio pubblico per i cittadini riducendola a semplice rotonda spartitraffico?

PIAZZA: DOMANDE DELICATE – Restano infine le ultime due, delicatissime, domande. Forse le più difficili. Riguardano i rapporti con la ditta costretta, non per colpa sua, a fermarsi su un lavoro che due anni fa doveva terminare veloce.
Ci sono stati accordi fra Comune e ditta? E di quale tipo? Come interpretare la frase contenuta in un precedente atto pubblico (punto 12 del dispositivo) secondo cui, con costi diversi a causa della variante, il Comune lascia aperta la porta circa la possibilità di far eseguire a quella ditta “altri e diversi lavori, anche complementari, non preventivati o previsti dal progetto approvato”? Cosa si intende? Nessuno ha risposto.

AIETTA: IL PARCHEGGIO EREDITATO’ – “Andrà a risolvere il problema dei posti auto in questa strada già stretta di suo. Il nuovo parcheggio, previsto nello strumento urbanistico, avrà una capienza di circa 50 stalli per la sosta delle auto e sarà dotato di un’area verde“. Così il comunicato stampa del Comune, inserito nel sito istituzionale, a proposito del tanto atteso parcheggio in via Aietta.
Quel parcheggio, quando sarà realizzato da un privato, lo sarà solo grazie a un accordo fatto dalla precedente amministrazione con il privato proprietario dell’area.
L’amministrazione attuale, quel parcheggio, se lo è trovato in eredità: nell’ambito di una perequazione urbanistica – di qualche anno fa – tra il Comune e un privato.
Sarebbe stato corretto, da parte di sindaco e assessore, almeno ammetterlo. Questo parcheggio sull’Aietta lo farà un privato non il Comune. E speriamo che quando sarà inaugurato ci si ricordi anche di chi ha lavorato prima.

UNO STREAMING FALLIMENTARE – Dal palazzo comunale di Poggio continuano i problemi con le dirette streaming. In attesa della prima seduta 2025 del Consiglio, un primo fallimento si è già verificato martedì scorso con la sedicente “diretta streaming” sull’incontro TARIC.
Pochi i cittadini presenti ad ascoltare una brava e disponibile dirigente ALIA. Ma chi pensava di poter seguire l’incontro da casa, in diretta, come annunciato dal Comune, si è dovuto ricredere: non solo per il video di cattiva qualità, ma soprattutto per l’audio: pessimo, incomprensibile.
In poche parole: non si riesce a capire nulla. Qui la riprova. Sarà o no il caso di provvedere? Sarà il caso di evitare promesse che non si traducono in fatti? E perché il sindaco ha detto che tutto, invece, andava bene?
La questione non è banale: né per i cittadini che vogliono essere tali né per amministratori rispettosi dei cittadini, E’ duplice e semplice: rispettare il diritto dei cittadini a essere informati e il dovere degli amministratori a informare. E ad essere, senza paura, trasparenti.

IMPERFETTA SINTONIA – Non è la prima volta che accade: due iniziative diverse proposte dallo stesso Comune nello stesso giorno e praticamente alla stessa ora.
Accadrà sabato prossimo, 15 febbraio, con due iniziative in concorrenza fra loro: alle 17:30 (sala Giostra) un convegno sulle foibe e alle 18 (sala Tribolo) un film sull’Ucraina in guerra.
Certo arriverà una rassicurante spiegazione ufficiale. Ma l’assenza di coordinamento balza evidente rispetto a due iniziative dello stesso Comune che, nella piccola Poggio, di sabato pomeriggio, certo non aiutano quei (tanti) cittadini che avrebbero voluto partecipare a entrambe.
Né sono un gesto molto elegante verso le due associazioni (Venezia Giulia e Dalmazia – Area 2000) con cui il Comune, per i due eventi, si è collegato.
POGGIO (A CAIANO) E BUCA di Mauro Banchini – 13 febbraio 2025 n. 86 (foto dal cantiere in piazza XX settembre, febbraio 2025)