Grondaie al cimitero: perché così tardi? Come va la Visitazione? Perché il Comune, nel difendersi al TAR sulla viabilità, non produsse alcun documento? Perché tanta paura che i cittadini conoscano i fatti? Perché dirsi “apolitici” quando la Politica può essere cosa nobile e utile? Che accade alla viabilità dopo la sconfitta del Comune? Davvero si vuole ricorrere, spendendo altri soldi, al Consiglio di Stato? E perché due atti pubblici non sono stati pubblicati?

TAR: IL PASTICCIO – Cinque i poggesi che, sulla viabilità, in rappresentanza di un centinaio di altri cittadini, ricorsero al TAR. Hanno vinto e per farlo portarono ben 52 documenti. Ma il Comune, nel difendersi, non ne produsse neppure uno. Forse sta anche qui il motivo della sua sconfitta.
Se davvero, come Palandri ha spergiurato a lungo, la variazione di traffico partita il 22 maggio 2024 era stata chiesta dalla Regione (cosa che la Regione, peraltro, ha da tempo smentito), perché il Comune non ha prodotto il documento, se davvero c’era, per dimostrarlo? Forse perché al TAR non si possono raccontare bugie?
La notizia sui mancati documenti l’ha fornita Jacopo Michi, avvocato del “gruppo senso unico”, spiegando la sentenza TAR Toscana 312/2025.
Sono stati i cittadini a organizzare una assemblea. Mercoledì 26 marzo, al “Falcone”. E un avvertibile brusio, con risolini, ha accolto le parole dell’avvocato sulla mancata presentazione, da parte del Comune, di documentazione a sostegno della sua difesa.

TAR: UN ARROSTO – Una “sentenza chiara e lineare”. Così l’avvocato ha definito la sentenza. Otto i “vizi” portati al TAR. Ma sono bastati i primi (gli altri sono stati “assorbiti“) per dar ragione ai cittadini. I provvedimenti del Comune sono stati annullati e il Comune è stato condannato a pagare, oltre alle spese per gli avvocati, anche circa 5 mila euro.
In diversi, fra i tanti poggesi presenti, sono usciti con una impressione: il Comune è stato condannato, in primo grado, perché aveva combinato un arrosto. Aveva preteso di regolare il traffico dove non era competente; lo ha fatto con atti sbagliati; non c’era “urgenza e contingenza”. Una debacle.

TAR: E LA SALUTE PUBBLICA? – La sentenza – ha detto Michi – è adesso valida: l’ordinanza del sindaco è annullata. Non esiste più. Il Comune avrebbe l’obbligo di ripristinare il regime precedente (i sensi unici). Potrebbe adottare nuovi atti: ma questi dovrebbero comunque tener conto di quanto prescritto dal TAR.
Visto poi che il sindaco precedente aveva basato la sua ordinanza (senso unico) su studi circa i pericoli contro la salute pubblica, il sindaco attuale se volesse insistere ancora (sul doppio senso) avrebbe l’obbligo di far predisporre adeguati studi, sul traffico, a sostegno della sua tesi. Dovrebbe cioè dimostrare che il doppio senso non crea problemi di inquinamento. Difficile.
Gli sarebbe possibile farlo con documenti chiari? E in modo veloce? Potrebbe, adesso, un dirigente comunale assumersi la responsabilità, davanti ai rischi per la salute pubblica, e firmare atti privi di questa documentazione?

TAR: UN RICORSO COMPLICATO – Il Comune ha, poi, facoltà di ricorrere al Consiglio di Stato.
Ma la chiarezza della sentenza di primo grado, la sua forza giuridica e la evidenza dei “vizi” commessi, non parrebbero proprio facile viatico per questo passo.
Passo che oltretutto costerebbe altre cifre al Comune, allungherebbe i tempi, metterebbe in una situazione molto difficile Palandri davanti a un secondo, possibile, schiaffo dei giudici.

TAR: LO STOP – All’assemblea hanno partecipato tanti. Attenti e senza polemica alcuna.
Continua dunque a stupire l’inatteso stop dato la settimana prima allo stesso evento, già convocato nel cinema “Ambra” con il preventivo consenso del circolo parrocchiale ma poi all’improvviso (sic) “annullato” dallo stesso circolo.
Con la scusa che il circolo parrocchiale sarebbe (sic) “apolitico” (una “bestemmia” per chi conosce la dottrina sociale: quella che sempre invita i cittadini alla partecipazione, al rispetto reciproco, alla franchezza, al confronto, alla … Politica), si è stoppato l’evento per timore di “polemiche politiche”.
Accusando altri di voler fare “politica” si è, in altro modo, fatta “politica”.
Ma si è anche finito per ostacolare un diritto – organizzare una pubblica assemblea – solo perché qualcuno aveva tentato di far passare quella assemblea come una cosa diversa da ciò che essa sarebbe stata. Pagina spiacevole.
Specie dopo aver visto – quando l’evento è stato fatto altrove grazie a un noto ristoratore poggese pure dotato di sue legittime idee politiche – che non era una trappola contro la giunta o contro altri, ma solo un modo per far conoscere i dettagli tecnici su una vicenda molto discussa. Davvero un peccato. Speriamo ci se ne renda conto.

TAR: DAVVERO AL CONSIGLIO DI STATO? – Il giorno successivo all’assemblea è stata pubblicata la delibera con cui la giunta Palandri autorizza il sindaco a costituirsi in giudizio davanti al Consiglio di Stato. Un atto preso il 12 marzo e dunque rimasto sconosciuto per due settimane.
In ogni caso la strada parrebbe presa: il Comune ha tempo fino al 4 maggio per formalizzare la costituzione in giudizio davanti al Consiglio di Stato. Vedremo.
Palandri sembra anche deciso a chiedere che sia sospesa la esecutività della sentenza TAR. Tutto, ovvio, legittimo. Ma tutto destinato, se così sarà, a mandare il tutto ancora alle calende greche.
Da notare che molto altro ruota attorno alla vicenda: ci sono i lavori (infiniti!) nella piazza XX Settembre e c’è la riapertura (promessa da mesi!) a doppio senso del Ponte al Molino.
E ci sono anche, in Comune, non pochi problemi derivanti dalle continue “fughe” di dirigenti. Sui motivi di quelle “fughe” la giunta minimizza. Ma potrebbero avere un loro significato nel delicato rapporto fra politici e dirigenti. Perché se il rapporto manca, i guai sono facili.

TAR: IL MISTERO DI DUE ATTI SPARITI – Ma non finisce qui. C’è altro. Un mistero. Uno strano deficit di trasparenza che sarebbe necessario, da parte del Comune, chiarire al più presto.
Ecco il giallo: né la delibera di Giunta per costituirsi al TAR nè la determina per incaricare il legale risultano pubblicate all’Albo. Ciò rende impossibile, ai cittadini, conoscere quanto è stato speso per l’avvocato. E chi sia.
Che il 19 luglio 2024 sia stata adottata una delibera (la numero 98) per costituirsi al TAR contro il ricorso sulla viabilità, lo si legge nella delibera uscita questa mattina per ricorrere al Consiglio di Stato.
Ma è impossibile vedere l’atto 98. In Albo non si trova: si passa dal numero 97 al numero 99. E il 98? Boh! Nessuna traccia neppure sull’altro atto: la determina per incaricare il legale.
Come si spiega questa mancata trasparenza su due atti pubblici così importanti? Un semplice e doppio “disguido“? Una strana “dimenticanza“? Una scelta voluta? E, in questo caso, perché? E’ lecito non pubblicare atti pubblici risalenti a 8 mesi fa? Saranno pubblicati? Quando? E perché così in ritardo? Chi ne risponde?

CIMITERO: PER LE GRONDE BASTAVANO 8 MILA EURO – E’ ufficiale: bastano neppure 8 mila euro per sostituire le grondaie rubate 7 mesi fa nel cimitero.
Ma per lunghi mesi nulla, dal Comune, è stato fatto per rimediare a un danno che, con il tempo, ha provocato danni ulteriori. Eppure sarebbe bastato poco per rimediare in tempi ragionevoli.
Adesso, finalmente, ecco la determina. Con neppure 8 mila euro la sostituzione delle grondaie rubate viene affidata a una ditta poggese che avrà tempo un mese, dall’accordo, per effettuare quel lavoro.
Ma ormai il danno è fatto. I buoi sono fuggiti. Lo stato del cimitero, nelle due ali laterali più compromesse proprio a causa della mancata sostituzione delle grondaie, è sotto gli occhi di tutti.

CIMITERO: PERCHE’ QUESTO RITARDO? – Ancora non si conosce quando cominceranno i veri lavori di risistemazione. Comunque, meglio tardi che mai, almeno le grondaie saranno sostituite. Non più in rame ma in pvc.
Due le cose difficili da capire: in primis perché si è atteso così tanto per un’operazione così semplice.
E poi perché nella determina è scritta una cosa falsa: cioè che le vecchie grondaie erano “ammalorate”. In realtà erano state “rubate”. La differenza non è poca. Perché scrivere in un atto ufficiale una cosa non vera? Il Comune aveva presentato ai carabinieri la denuncia? Forse no?

UNA VISITAZIONE (PER ADESSO) DA 70 MILA EURO – Per adesso l’operazione “Visitazione” è costata, al Comune, con le opere minori, la bellezza di quasi 71 mila euro. L’ultima cifra, lo scorso 16 gennaio, sono stati i 5 mila euro per la vigilanza sulle opere minori in sala giostra. Tutti denari, va notato, che vengono dal bilancio ordinario del Comune.
Non è chiaro perché l’assessora Bresci ha detto, in pubblico, una cifra diversa: molto più bassa. Durante l’assemblea sul bilancio lo scorso 24 marzo ha infatti sostenuto che l’operazione Visitazione sarebbe costata non i quasi 71 mila euro che risultano dagli atti ufficiali ma solo … 40 mila euro.
Inaugurato in pompa magna, nella Villa Medicea, lo scorso settembre ma visibile al pubblico soltanto dal 5 ottobre, il capolavoro del Pontormo sta per festeggiare i suoi primi sei mesi di residenza poggese. E non mancano le curiosità per capire come sia andato, in termini di maggiori presenze nella Villa, questo periodo.

VISITAZIONE: DAVVERO UN SUCCESSO? – Per l’assessora Bresci è andata non bene, ma addirittura benissimo. Usando un articolo (benevolo) uscito in cronaca locale, ha magnificato il “record di presenze” che si sarebbe verificato nei primi sei mesi.
Secondo Bresci il progetto avrebbe “riscontrato il favore di un pubblico sempre più numeroso” e il Comune ne sarebbe “estremamente soddisfatto”.
In realtà non è chiaro come la vicesindaca possa dimostrarsi così entusiasta. Il periodo trascorso è stato infatti così breve che forse la cosa migliore, più prudente, è attendere almeno fino a ottobre.
In modo da avere dati certi su un periodo congruo (un anno intero) per una prima, onesta, valutazione.
Potrà essere un successo (e tutti ce lo auguriamo) oppure no. Ma le gonfiature ad arte, le inutili propagande come se i cittadini fossero gonzi da imbonire, non servono.

VISITAZIONE: NUMERI VERI – Prendendo per buoni i dati usciti in cronaca locale ed escludendo il mese di settembre 2024 (l’opera ha iniziato ad essere visitabile dal pubblico solo i primi di ottobre), è facile constatare due fatti oggettivi.
Nei mesi di ottobre e dicembre (2024) gli ingressi in Villa sono stati, rispetto all’anno prima, grosso modo gli stessi. In questi due mesi l’effetto “Visitazione” è dunque mancato. Addirittura c’è stata, rispetto all’anno prima, una leggera flessione (dai 4.645 ingressi del 2023 si è scesi ai 4.294 del 2024 sempre sommando gli ingressi di ottobre e dicembre).
Un buon aumento, invece, è stato riscontrato nel novembre 2024: dai 1.300 del novembre 2023 gli ingressi in villa sono balzati ai 2.570 del novembre successivo. Una buona performance. Quasi il doppio. Non è chiaro come causata.
Molto bassi, infine, i numeri di gennaio e febbraio 2025: neppure 1.800 a gennaio e neppure 1.700 a febbraio. Per un totale di appena 3.472 ingressi. 200 in meno rispetto ai primi due mesi del 2024 e quasi 700 in meno rispetto ai primi due mesi del 2023.
Insomma dai numeri veri nulla fa pensare a quel gigantesco successo tanto sbandierato.

VISITAZIONE: TUTTO TACE – Ma è ancora presto. I dati dicono ancora poco. Non si possono utilizzare né per magnificare (come ha fatto Bresci) né per parlare di flop. Bisogna attendere.
La cosa certa è che quel grande movimento di visitatori annunciato con entusiasmo eccessivo ancora non si vede.
Né c’è traccia di quelle “azioni di valorizzazione congiunta” che pure erano state annunciate come imminenti: compreso un piano di comunicazione che, se fatto da professionisti, avrebbe costi molto elevati e tempi assai lunghi.
A mancare, per adesso, sono anche le indicazioni sulla “raccolta fondi” (necessari per restaurare la chiesa di San Michele) in favore del Comune di Carmignano e della diocesi di Pistoia, che di Poggio si sono fidati. Tutto tace.
Nulla si sa sul contributo ministeriale, tanto sbandierato, che avrebbe dovuto arrivare per aiutare la diocesi di Pistoia a restaurare il San Michele. Per adesso l’unica certezza sta nel mezzo milione messo nel bilancio triennale da Regione Toscana, certo anche grazie al consigliere Martini.

VISITAZIONE: NEPPURE UN CARTELLO – Né si vede, in paese, neppure la cosa più banale: un misero cartello, uno striscione, un avviso capace di ricordare che il museo della Villa si è arricchito di un’opera così importante.
Esiste solo, all’ingresso del Comune, una “vela” sul collocamento delle opere minori.
Né è chiaro se il quadro porterà soldi grazie a “spostamenti“. Quelli nel 2025 (compresa una trasferta romana di cui si sono perse le tracce) avrebbero dovuto essere comunicati entro il 31 dicembre scorso. Nulla, in realtà, è stato reso noto.
La brutta sensazione è che il Comune di Poggio sia così piccolo, ma purtroppo anche debole se non maldestro, da non reggere un’operazione che aveva tutte le caratteristiche della validità ma che avrebbe dovuto avere, nel Comune che ha accolto l’opera, ben altra robustezza. E speriamo di sbagliare.
POGGIO (A CAIANO) E BUCA – di Mauro Banchini – n. 94 del 27 marzo 2025
