Ancora piogge estreme. Ancora paure. Ancora danni. E magari fosse finita qui. Tutti sappiamo che il cambiamento climatico non arretra e creerà, se non si sarà capaci di intervenire, sempre più danni. Occorre, in tutto il mondo, una inversione di cultura, di pensiero, di economia, di società, di politica, di azione. Quanto al Poggio. Anche stavolta danni e disagi. Da non minimizzare. E c’è da capire perché ritardare i lavori su certe fognature, perché aver perso i soldi sul Montiloni, perché cementificare ancora sotto l’Ombrone. (mb)

PIOGGE ESTREME: CAMBIARE SI DEVE – Davanti a episodi come quello dei giorni scorsi, purtroppo destinati a essere sempre più frequenti, si conferma la necessità di ripensare il nostro atteggiamento verso il “cambiamento climatico“.
Comunque esso sia originato, è ovvio che siamo davanti a fenomeni che cambiano abitudini antiche.
A tutti i livelli (dai nostri comportamenti singoli fino alle politiche globali: fino alle COP) molto dovrebbe cambiare. La necessità di politiche urgenti verso il green deal (accordo verde) può essere negata solo dalla stoltezza di Donald Trump, delle sue lobbies e dei suoi tifosi anche italici.
Continuando a fregarsene, a non puntare su adattamenti climatici e politiche di mitigazione, non saremo di grande aiuto a chi verrà dopo di noi.
Una rilettura della “Laudato sì” non guasterebbe. Nemmeno al Poggio.

PIOGGE ESTREME: SCELTE DA FARE – Adattamenti, contrasti, mitigazioni devono iniziare dai livelli locali. C’è bisogno non di populismi ma di serietà.
Sarebbe ad esempio oggi obbligatorio trovare risorse (molte risorse) per ripensare sistemi fognari non più adatti alle quantità d’acqua che il cielo, con frequenze sempre più rapide, fa precipitare in pochi minuti su terreni già così compromessi da scarse manutenzioni e assurde cementificazioni.
Idem per acquedotti/colabrodi. Idem per opere di manutenzione e prevenzione sempre più necessarie. Occorrono soldi. Molti. Ma se le scelte vanno in altre direzioni, saremo mosche orgogliose di aver conquistato la carta moschicida.
Occorrerebbe un intreccio oggi arduo: una politica orientata non solo all’immediato, politici capaci di leggere/capire e non solo di farsi selfies, istituzioni sovranazionali e non sovranismi, società civili consapevoli, economia e finanza a servizio della persona, cittadinanza davvero critica e non subito pronta, passata la nottata, a dimenticare. Troppo difficile, temo.

FOGNE BUONTALENTI/MATTEOTTI: SLITTANO AL 2027 – Nel piano triennale opere pubbliche, da pochi giorni approvato dalla giunta Palandri (delibera 28), colpisce (scheda D) lo slittamento al terzo anno (2027) di due opere fondamentali.
Si tratta della fognatura (un’opera da un milione e mezzo) in piazza Buontalenti e in viale Matteotti. Una zona che a ogni pioggia estrema finisce, come è accaduto poche ore fa, sommersa dall’acqua.
Per i primi due anni (2025 e 2026) non è previsto nulla. Viene inserita solo nel 2027, dunque l’ultimo anno pieno di sindacatura Palandri.
E nella delibera che approva il piano non è indicato con quale tipologia di risorse si intende finanziare quest’opera. Chissà.

DAVVERO IL POGGIO PARK? – Nel piano opere pubbliche, da pochi giorni riapprovato dalla giunta Palandri (delibera 28), stupisce (scheda D) la conferma – politica – di voler costruire, in Lombarda, sotto l’argine dell’Ombrone. quel nuovo polo sportivo così sbandierato in campagna elettorale.
Fra le opere previste (ma chissà se realizzate) questa è la più costosa: parte con una previsione di 2,5 milioni di euro.
Più in generale, e valido ovunque, stupisce che dopo allagamenti e disastri ambientali sempre più frequenti, non sia stata ancora imparata la lezione: in certe aree, fragili, è bene non costruire. Figurarsi dove ci sono già forti vincoli!
Tornando al Poggio, è difficile che “Poggio park” sia realizzato sul serio. Oltretutto la cifra iniziale prevista è già tale da incutere timore specie a una Amministrazione che non è riuscita a trovare 7 mila euro per la Caritas.

DUE MILIONI E MEZZO – Eppure quella previsione c’è. In barba alle paure dopo ogni alluvione. C’è perché qualcuno spera che “passata la paura gabbato lo santo“. C’è in barba alle promesse di non consumare più suolo naturale.
In barba a tutto ciò, il sindaco ha deciso di confermare questa opera. Sono in pochi a credere che nei tre anni residui di amministrazione sia davvero possibile, su quell’opera, passare dalle parole ai fatti: trovare i soldi necessari, far finta che i tanti vincoli non esistano.
Eppure l’opera, pochi giorni fa, è stata confermata. Perché sta così a cuore?

MONTILONI: INTERVENTO SPARITO – Una delle schede (la “F”) allegate a quel programma riguarda gli interventi già presenti nel programma triennale precedente ma “non riproposti e non avviati“.
Si tratta di opere pubbliche abbandonate: non inserite nel più importante atto che un Comune possa approvare.
In questa scheda è indicato un intervento che tutti (specie chi abita da quelle parti e ne vede il pericolo) sappiamo essere di fondamentale importanza: “l’adeguamento di tratti coperti del rio Montiloni finalizzato alla riduzione del rischio idraulico“.
Perché l’intervento (930 mila euro) é cancellato? La spiegazione (cancellato perché “non ammesso a finanziamento“) è imbarazzante ma purtroppo vera.

MONTILONI: PRIMO BANDO PERSO – La riduzione del rischio idraulico sul Montiloni era stata inserita, dalla giunta Puggelli, sul PNRR. Tutto, partendo dal progetto, pareva a posto.
Nel gennaio 2023 il Comune si vide addirittura deliberare dal ministero Interni un anticipo (il 20%) del contributo (186 mila euro su 930 mila). Anticipo erogato, al nuovo sindaco Palandri, nel luglio 2023.
Poi però successe uno strano patacrac (con scambi reciproci di accuse) e questo fondo fu perduto. Lo ammise, con un certo imbarazzo, lo stesso sindaco (“questo bando, che era un fondo PNRR, non siamo riusciti ad averlo“).
Sarebbe anche interessante sapere che fine hanno fatto quei 186 mila euro ottenuti da Palandri come anticipo sul progetto di Puggelli. Sono stati restituiti?
MONTILONI: SECONDO BANDO PERSO – Ma non finisce qui. Subito dopo, sempre sul rio Montiloni, la giunta Palandri perse una seconda preziosa occasione: un nuovo bando, stavolta regionale, su cui il governo poggese non fu in grado neppure di presentare la domanda.
Una brutta figura, ammessa il 17 ottobre 2024 dallo stesso Palandri. “L’ultimo bando – disse – è stato perso per un problema di inserimento dati“. Nel Consiglio Comunale del 30 settembre 2024 era stato lo stesso assessore Mastropieri a spiegare.
Accennò a un “problema tecnico“. In pratica: dovendo presentare la domanda con una procedura informatica, dal Comune non si era stati in grado di farlo nei tempi giusti.
Seconda occasione persa. E ora, di un progetto così importante per la messa in sicurezza idraulica del territorio, si è addirittura persa ogni traccia. Cancellato!

BILANCIO: ASSEMBLEE POSTUME – Aveva colpito, in positivo, la decisione della giunta Palandri di organizzare due assemblee pubbliche sul bilancio di previsione: il 17 e il 24 marzo. Assemblee tenute non prima l’approvazione del bilancio ma dopo, a cose già fatte. Buffo, ma meglio questo che nulla.
La prima (17 marzo) doveva riguardare cultura, sport e turismo; la seconda (24 marzo) lavori pubblici, scuola e sociale.
La prima, forse temendo di non essere in grado di gestirla davanti a cittadini un po’ arrabbiati, è stata subito rinviata di una settimana. La seconda chissà.
Qualcuno ha notato una cosa ovvia: proprio a causa della recente paura meteo, l’assemblea sui lavori pubblici sarebbe stato utile farla subito (questo lunedì 16 marzo) o, almeno, nella data inizialmente prevista: il lunedì successivo.

QUESTIONI ATTUALI – Colpiscono, infine, certi tentativi di sopire/minimizzare. Colpisce una certa retorica che vorrebbe rassicurare.
Non una parola a sostegno di chi i danni li ha subiti anche questa volta. Con lirismo quasi deamicisiano si scrive che tutto è andato bene. Ma se così è, difficile capire perché rinviare il confronto sui lavori pubblici. Se tutto è miele e melassa, cosa temere?
Sindaco e assessore avrebbero potuto affrontare – subito o fra pochi giorni, direttamente con i cittadini – questioni davvero attuali. Avrebbero avuto tempestivo modo di fornire spiegazioni adeguate.

QUALCHE DOMANDA – Ad esempio: perché certe pompe idrovore non hanno funzionato? come si intende operare sulla fogne? perché aspettare il 2027 per quelle di viale Matteotti/piazza Buontalenti? cosa si intende fare per riprendere il progetto stombamento Montiloni?
Perché la giunta considera così essenziale il “Poggio Park“? perché così tante cantine e strade anche stavolta sono state allegate? l’informazione data ai cittadini prima e durante l’emergenza è stata efficace?
Cosa sta facendo il Comune per far avere in Regione il quadro esatto e completo dei poggesi che hanno subito danni? come si sta attrezzando per aiutare? a chi devono rivolgersi i cittadini danneggiati? quanti ristori sono arrivati ai poggesi danneggiati dalle alluvioni 2023/2024?

“CASSE” CHE HANNO FUNZIONATO – E sarebbe forse il caso di rallegrarsi per la tenuta delle casse di espansione, opere che anche stavolta hanno evitato, al Poggio, guai peggiori.
A tale proposito male non sarebbe ricordare cosa accadde dopo la grande alluvione 1992. Male non sarebbe ricordare chi – singoli cittadini e amministratori di vari colori – operò sia per i rimborsi che per le casse di espansione. Ricordare chi, con il tempo, spinse perché quelle opere arrivassero.
Opere che, insieme ad altre, anche stavolta hanno fatto il loro dovere. Consentendo a chi c’è ora di rallegrarsi.
POGGIO (A CAIANO) E BUCA – di Mauro Banchini – n. 92 del 16 marzo 2025
