Qui si accenna a una questione molto attesa dalle famiglie con bambini: i centri estivi. Prima si racconta di una “benemerenza civica” che in paese sta facendo parlare. Poi si scrive della proloco. E dopo si spiega un taglio da 110 mila euro sui servizi sociali con la scusa di un vecchio “debito” tirato in ballo per poter scaricare la colpa, del taglio, su chi c’era prima. C’è poi un cenno alla mancata difesa sui rilievi della Corte dei Conti. Capisco che sia difficile, per chi legge da fuori, non pensare che a esagerare sia chi scrive. Ma assicuro: qui, davvero, ci è toccato questo. (mb)

I QUATTRO DELLA BENEMERENZA – Sta facendo molto parlare, nella piccola comunità del Poggio, una “civica benemerenza” assegnata a un cittadino.
La vicenda risale a un anno fa quando la giunta Palandri con una sua delibera si espresse a favore su una richiesta firmata da 4 cittadini. Assente dal voto, in modo certo non casuale, la vicesindaca Bresci (risultava presente alla delibera immediatamente successiva).
Passarono altri mesi e fu il Consiglio Comunale a doversi esprimere.
Lo scorso 16 dicembre (delibera 92) continuarono, però, a esserci problemi: non tanto per il voto contrario della minoranza ma soprattutto per l’assenza di due consiglieri di maggioranza (Diletta Bresci per la Lega e Matteo Bonfanti per Fratelli d’Italia). Assente anche l’indipendente Fabrizio Campanelli. Assenze che lasciano intuire – certo in pubblico smentito – qualche piccolo bisticcio interno alla maggioranza.
Su 13 consiglieri, sindaco compreso, la delibera ottenne un voto favorevole solo da 6. Una benemerenza, dunque, non condivisa nella stessa maggioranza.
Da notare che Bonfanti e Bresci, quel 16 dicembre 2024, risultavano presenti alle delibere precedente e successiva.

UNA BENEMERENZA DA BISTICCIO – Per loro stessa natura, questi riconoscimenti sono in genere, specie se bene preparati, accompagnati da condivisione e unanimità. Specie se davvero sono un premio per chi “abbia particolarmente dato lustro alla comunità con opere concrete”. Uniscono, non dividono.
Se davvero il premiato è tale per aver svolto, ad esempio, “atti di coraggio e di abnegazione”, non hanno senso bisticci, qui addirittura dentro la stessa maggioranza, del tutto estranei al senso, unificante, del riconoscimento.
E in genere sta proprio al sindaco, con la sua esperienza, preparare bene il terreno in modo da evitare piccoli pasticci e anche imbarazzi personali al premiato il cui interesse è sapere che tutta l’assemblea, non solo una parte, concorda sulla sua “civica benemerenza“.
Su queste vicende, trattandosi comunque di persone, è poi obbligatoria la seduta consiliare segreta: l’opposizione lo chiese, ma la maggioranza rifiutò un obbligo mettendo anche una seria ipoteca sulla regolarità formale della delibera. In ogni caso così andò.
La cerimonia ufficiale si è svolta pochi giorni fa. Assente, almeno dalle foto e in questo coerente, la vicesindaca.

UNA BENEMERENZA CHE FA PRECEDENTE – Il premiato è un “maestro del lavoro” (riconoscimento quirinalizio che qui al Poggio è stato attribuito pure ad altri lavoratori).
Quattro i cittadini (fra cui la figlia dell’interessato) che chiesero di assegnare quella “civica benemerenza” .
La motivazione dei quattro rimanda alla attività lavorativa svolta, come tanti altri ottimi poggesi un tempo lavoratori e oggi pensionati, dal “civico benemerito”. Certo, ci mancherebbe, una ottima persona.
Ma questo è pur sempre un precedente. Come fare, adesso, a non riconoscere la stessa benemerenza a tanti altri, altrettanto ottimi, poggesi?
E persona nota al Poggio anche per suoi antichi impegni politici (fu consigliere comunale per il centrosinistra). Da esponente prima socialista e poi dipietrista, negli ultimi tempi si era avvicinato alle destre: il suo nome, in vista delle elezioni comunali 2023, fu fatto come possibile leader della lista civica di destra.
Alla fine, però, si ritirò: per lasciare spazio, come leader, proprio a colui che adesso, diventato sindaco, gli ha conferito la “civica benemerenza”.

UNA PROLOCO SOSTENUTA – E’ stata rinviata di qualche giorno l’assemblea della proloco poggese. Avrebbe dovuto tenersi venerdì scorso per approvare il bilancio 2024.
L’associazione presieduta da Renzo Breschi (consigliere comunale, capogruppo di maggioranza e delegato dal sindaco sugli eventi) riunisce molte realtà associative poggesi: la ricchezza del volontariato. Il Comune usa molto la proloco.
Motivi di opportunità a parte, non esistono formali incompatibilità fra i ruoli di consigliere comunale e di presidente della proloco. A patto (qui un parere del Ministero Interni) che i denari ricevuti dal Comune non superino, in quella proloco, il 10% delle entrate.
Il sito web, dove dovrebbero trovarsi tutti i dati, non è aggiornato (riporta ancora, come dirigenti, quelli precedenti). Ma c’è una sezione che riporta anno per anno gli elenchi dei contributi pubblici ricevuti.
I dati 2023 certificano che su 68.474 euro che la proloco in quell’anno ricevette da enti pubblici (Comune di Poggio, Fondazione Cassa Risparmio Prato, Regione Toscana) ben 64.250 (il 94%) provengono dal Comune di Poggio.
Da notare che la media annua dei contributi comunali erogati dal Comune di Poggio alla proloco nei quattro anni precedenti (2019-2022) non raggiungeva i 22 mila euro. Nel 2023 è pressoché triplicata.

CENTRI ESTIVI PER GLI UNDER 14 – Inizieranno fra pochi giorni, il 16 giugno, e sono molto attesi nelle famiglie. Sono i centri estivi che anche quest’anno il comune di Poggio – come tanti Comuni – propone per bambini e ragazzi fra i 3 e i 14 anni durante la chiusura delle scuole.
Nel Comune di Montemurlo, ad esempio, così si legge nel sito web, le pre-iscrizioni sono aperte fin dal 12 maggio, si chiuderanno il 31 maggio, il Comune ha raddoppiato (da 50 mila a 100 mila) i fondi disponibili. Il costo per quattro settimane è di 384 euro.
Qui al Poggio la situazione pare indietro. Ancora non si parla di pre-iscrizioni o di iscrizioni ed è appena uscito un atto destinato non alle famiglie ma ai soggetti del terzo settore a cui saranno affidati i campi.
Per presentare i loro progetti, associazioni e realtà sportive hanno tempo fino al prossimo primo giugno. La retta massima settimanale che il Comune di Poggio ha indicato, a carico delle famiglie, per ciascun minore “non deve superare l’importo di 150 euro”. In pratica il tetto è di 600 euro al mese.
La cifra messa a disposizione dal Comune di Poggio è di 18 mila euro.

SOCIALE: UN TAGLIO DA 110 MILA – Il Comune di Poggio ha dato, in questo 2024, molti meno soldi alla Società della Salute (SdS). Per l’assessore al Sociale del Comune di Prato, che è anche presidente della SdS pratese e che ha sollevato il caso, la giunta Palandri ha tagliato il suo contributo di ben 110 mila euro.
A fronte del 541 mila euro richiesti – ha poi confermato l’assessora Cataldi – il Comune di Poggio, per l’anno 2025, ha stanziato alla SdS gli stessi soldi del 2024: ossia 430 mila euro. 110 mila euro in meno.
Alle SdS spetta, come noto, l’esercizio associato delle attività socio-sanitarie e sociali integrate. Servizi molto importanti. Specie per chi è in difficoltà.

LA BUFALA SUL “DEBITO” – Davanti all’accusa di aver tagliato una cifra così forte (con il rischio di minori servizi socio-sanitari per i poggesi), Palandri ha reagito come al solito: tentando di scaricare la colpa su chi c’era prima.
Lui, che è anche assessore al bilancio, si è trincerato dietro a “debiti da pagare” che sarebbero stati “effettuati, con la USL, dalle amministrazioni precedenti” per una cifra complessiva di 850 mila euro.
Un modo, a dir poco ambiguo e strumentale, di raccontare una vicenda assai più complessa. Un modo per far credere ai cittadini una cosa non del tutto vera. Un modo per fare propaganda a scapito della verità.
Perché la verità è un’altra e tutti, compreso Palandri, lo sanno.
E’ infatti dal 2018 che i Comuni coinvolti – pratesi, fiorentini, pistoiesi – sanno di dover pagare, ciascuno, una certa cifra all’ASL per una vecchia vicenda tecnico/contabile: una vicenda nata, sette/otto anni fa, nel passaggio fra vecchie ASL (Firenze, Prato, Empoli, Pistoia) e nuova ASL (Toscana Centro).

LA SPIEGAZIONE SUL “DEBITO” – In quel tempo era sorto un contenzioso tecnico sulle modalità di contabilizzare il pagamento di servizi socio-sanitari in favore dei cittadini. Servizi già svolti. Le vecchie ASL ancora non li avevano contabilizzati. La nuova ASL ne chiedeva una contabilizzazione diversa.
Entrando in funzione la nuova grande ASL, gli amministratori di tutti i Comuni coinvolti, di qualunque colore, nelle tre province toscane, si resero dunque conto che toccava a loro: occorreva risolvere quel complicato contenzioso tecnico.
Per questo (maggio 2018) fu raggiunto un accordo fra Comuni e nuova ASL: ciascun Comune avrebbe dovuto pagare la cifra dovuta. E questa sarebbe stata rateizzata in 20 anni. Senza interessi.
Nel caso di Poggio si tratta, appunto, di 42.500 euro ogni anno. Dovranno essere pagati per 20 anni, dunque fino al 2038. Tutto qui. Nessun mistero. Nessuna cattiva amministrazione da parte degli amministratori comunali di allora. Nessun “buco” da loro creato.
Una soluzione, invece, spalmata e affrontabilissima con i bilanci ordinari di ogni singolo Comune. Nessun dramma. Tutto noto. Specie a chi è sindaco e, insieme, assessore al bilancio.

IL CINISMO SUL “DEBITO” – A colpire in questa vicenda è il cinismo con cui, per giustificare il taglio nel 2025 dei 110 mila euro alla SdS pratese, la destra poggese ha tentato di usare quella vecchia vicenda che nulla c’entrava con il loro nuovo taglio ai servizi sociali.
Sindaco dal maggio 2023, Paladri anche come assessore al bilancio certo conosceva la vicenda: sapeva bene perché il Comune deve pagare quei denari ogni anno. Già, infatti, li aveva pagati senza protestare nel 2024.
Perché dunque, quest’anno, fare quella sceneggiata dando colpe inesistenti a chi colpe non ne aveva? Perché alzare un polverone che poi alla fine gli si è rovesciato contro obbligandolo a una figura non certo da statista?
La risposta, almeno per l’opposizione, è unica: non sapendo come giustificare il taglio di 110 mila euro alla SdS da lui fatto nel bilancio 2025 (e dunque sapendo di poter garantire ai poggesi meno servizi sociali), ha tentato di buttarla in caciara. Ha cercato una scusa. Che, però, si è subito sgonfiata.

LA CORTE CHE CONTA E IL COMUNE CHE SI ARRENDE – E a proposito di conti, è da poco emersa al Poggio una situazione molto delicata.
La Corte dei Conti durante il normale controllo sui rendiconto comunali (2020/2021) ne ha contestato, sul piano contabile, alcune parti obbligando il Comune a “interventi correttivi”. Nei primi di giugno si terrà una seduta del Consiglio e non mancheranno polemiche. Vicenda complessa. Molto tecnica. Ci torneremo.
Da notare che Palandri, avvertito dalla Corte e richiesto di fornire spiegazioni, ha preferito non controdedurre. Cioè non ha obiettato nulla. Né si è presentato all’incontro con i magistrati contabili (in genere tutti i sindaci colgono questa occasione per fornire la loro versione, per difendersi, per portare documenti integrativi. E spesso ottengono una revisione in senso migliorativo della delibera).
Rinunciando a spiegare le ragioni del Comune, Palandri si è però arreso. Non ha difeso il Comune. Ha dato ragione totale ai rilievi della Corte. Ha accettato in pieno la versione dei magistrati contabili.
Come se, in un processo ordinario, un imputato avesse subito applaudito la tesi, a lui contraria, del Pubblico Ministero, lo avesse portato in trionfo, avesse rifiutato la difesa, avesse accettato la condanna.
Perché un comportamento così strano? Forse perché così può esercitarsi ancora una volta nel gioco dello scaricabarile?
POGGIO (A CAIANO) E BUCA di Mauro Banchini n. 106 del 26 maggio 2025
