Ma se davvero – come l’assessore ha di nuovo spergiurato davanti ai cittadini in assemblea – la piazza di Palandri è la stessa di Puggelli, allora perché hanno fatto tutto questo casino? Non sarebbe meglio dire la verità? Quale il vero motivo per cui vicesindaca ed ex direttore del museo fanno a botte mentre il sindaco, massimo responsabile, è incapace di reagire? Perché negare 7 mila euro alla Caritas? Chi ha pagato la pista di pattinaggio? Eccetera eccetera … (mb)

MUSEO SOFFICI: STRACCI VOLATI – Siamo sicuri di saper tutto sul motivo vero degli stracci che stanno volando attorno al Museo Soffici? Tutto è stato detto o “qualcosa” è ancora nascosto? E questo “qualcosa” qualcuno finirà per svelarlo o no? A vincere sarà l’ipocrisia o la verità?
In attesa che la strana vicenda possa chiarirsi, restano tanti stracci volati in un acceso (ma non inaspettato) botta e risposta fra la vicesindaca con delega alla cultura e l’ex direttore del museo che dopo appena un anno si è dimesso.
Ha imitato i tanti dipendenti scappati: è fuggito nonostante che la sua nomina fosse stata accolta da un (ipocrita?) tripudio di reciproci scampanii.

MUSEO SOFFICI: I NODI E IL PETTINE – Fu criticata assai, quella nomina. Anche perché il prescelto si era molto impegnato – prima del voto – come strenuo sostenitore del candidato sindaco e della “aria nuova” che quella destra avrebbe portato dopo decenni di (sic) “comunismo“.
Diventato sindaco, Palandri fu obbligato a pagare la cambiale: nonostante non avesse alcuna pubblicazione su Soffici, il sostenitore di “aria nuova” fu scelto come direttore del museo Soffici .
Ci fu chi parlò di “amichettismo”: premiare non chi ha titoli, esperienza, curriculum, competenza specifica – in questo caso per dirigere un museo – ma qualcuno verso cui si deve riconoscenza politica.
Vennero messi in discussione curriculum e titoli di studio. Poi, in tempo successivo, ci sono state voci su documenti sequestrati dalle forze dell’Ordine.
Ma la decisione era stata quella: il sindaco aveva scelto. E oggi, dopo appena un anno, i nodi hanno trovato l’inevitabile pettine.

MUSEO SOFFICI: LA COLPA STA NELLA TESTA – Visto com’è andata (assai male), dovrebbe essere lo stesso sindaco a sentirsi sconfitto. E dunque a chiedere ai cittadini almeno scusa per una scelta che i fatti – per colpa di chi ancora non è chiaro – hanno dimostrato essere stata sbagliata.
In un Comune normale chi ha scelto un dirigente (esterno) per un ruolo così importante è chiamato, anche dai suoi, ad assumersi ogni responsabilità. Se le cose vanno bene: applausi. Ma se vanno male?
Molti, purtroppo, i dubbi che al governo del Poggio ci sia un ceto politico normale. Qui il giochino più praticato da una destra poco sveglia con un sindaco vice della sua vice, è lo scaricabarile.
Dunque, a meno di sorprese ulteriori, non accadrà nulla. Già tutto è accaduto.

MUSEO SOFFICI: UN TRISTE FUTURO – Finita l’epoca d’oro del museo (nato dalla passione di Luigi Corsetti, aiutato dalla professionalità della ex direttrice e dalla visione degli amministratori precedenti) adesso il rischio è che si sia molto avanti nel cammino verso la irrilevanza.
Anticamera di una possibile chiusura o, per essere meno pessimisti, di una riduzione a spazio solo paesano rispetto alle ben altre aspirazioni.
Adesso dovranno trovare, veloci, un altro direttore. Punteranno ancora su qualche “amichetto” o “amichetta” ignorando il merito?
Puntare sulla qualità non sarà facile. Non solo per l’esiguità del compenso ma soprattutto per lo scarso impegno dimostrato dalla giunta, anche nel bilancio, per fare di questo museo una occasione vera di crescita culturale.
Se la visione manca in sindaco e assessore, difficile andare avanti. Questo il vero problema.

MUSEO SOFFICI: SE VINCE IL RANCORE – Interessa poco sapere di chi sia la maggiore colpa nelle “divergenze” (quali?) e nella pubblica leticata fra l’assessora leghista e l’ex direttore artista.
La cosa certa è che il sindaco non è stato in grado di fare il suo “mestiere”: governare una difficoltà, mediare fra esigenze varie e fra personalità così puntute come i due combattenti.
Difficile costruire in positivo nutrendosi solo di livore e rancore, mangiando solo astio politico.

SINDACO E NOMINE: PASTICCI INFINITI – La responsabilità del sindaco sulle nomine è, a questo punto, imbarazzante. Le ha fallite tutte.
Prima di questa sul direttore del museo Soffici, fallita dopo un anno, Palandri ha toppato anche sui rappresentanti del Comune in due organismi pratesi: Fondazione CRIDA e Museo Deportazione.
Anche lì aveva messo persone di sua fiducia che però hanno fatto presto, per i motivi più vari, a lasciare. E ancora, dopo tanto tempo, non sono state sostituite. Con un ulteriore deficit di trasparenza.

PASTROCCHI DA OSCAR – Aveva fallito, il sindaco, anche quando era convinto di poter aggiungere altri assessori di sua fiducia attraverso l’escamotage dei “consiglieri del sindaco“.
Ne nominò alcuni, per dar loro un contentino politico, salvo poi essere costretto a una imbarazzante marcia indietro quando capì che quelli non potevano essere “assessori” veri.
Qualcuno fra loro non gliel’ha ancora perdonata. Un pastrocchio difficile da imitare (eppure ce ne sarebbe uno, recente e divertente, di altra natura, che potrebbe lanciarlo al vertice assoluto nella tapiraggine dorata).

GHIACCIO E GONFIABILI – Il giostraio che, vicinissimo alle abitazioni di via Risorgimento, terrà gonfiabili e giostra fino al 19 aprile pagherà al Comune il suolo pubblico. Normale.
Per questo sarebbe utile sapere se la stessa regola è stata riservato o no alla pista di pattinaggio che sotto Natale ha occupato lo stesso spazio.
In parole povere: per la natalizia pista pattinaggio (e giostrina) è stata pagata al Comune la cifra dovuta per il suolo pubblico? E chi ha pagato le spese (acqua ed energia) per mantenere così a lungo quell’assai energivora struttura?
E’ vero che le ha pagate il Comune? Se così è stato: perché scaricare sui cittadini spese così private?

CONTRIBUTO A CARITAS – E’ vero che la mancata concessione 2025 a Caritas del contributo (7 mila euro: destinato a corsi gratuiti di sostegno per alunni bisognosi) è colpa di Caritas?
E’ vero che Caritas non avrebbe prodotto regolare rendicontazione sulla stessa, modesta, cifra concessa l’anno prima e dunque per questo non ha ricevuto il contributo 2025?
Così ha detto il sindaco nella pubblica assemblea lo scorso 31 marzo.
Ma non è questa la versione che “Effetà” (Caritas) ha affidato – peraltro in giusto stile Caritas: senza il minimo di polemica – a un post assicurando che quel servizio comunque continuerà (“anche senza finanziamenti pubblici”) con un costo annuale, per Caritas, fra i 16 e i 24 mila euro.

UN PICCOLO MISTERO – Difficile pensare che Caritas – il cui rigore nella gestione dei denari è, anche al Poggio, proverbiale – abbia “toppato” nella rendicontazione a un ente pubblico o addirittura non l’abbia fatta.
Così come difficile pensare che una amministrazione comunale tolga risorse a Caritas per una mera, se davvero esistente, questione burocratica. Forse il motivo della mancata concessione sta in altro?
Davvero, come è stato detto in assemblea, questo è un servizio “doppione” rispetto a servizio analogo fatto dalla Società della Salute? La questione, triste, resta dunque un mistero.

GRONDAIE RUBATE: E LA DENUNCIA? – “Penso di sì, ma mi informerò meglio”. Così il sindaco, in assemblea, nel rispondere a una domanda precisa (“Ma dopo il furto di quelle grondaie al cimitero avvenuto nell’estate di un anno fa, la denuncia ai Carabinieri l’avete presentata oppure no?”).
Strano se la denuncia non fosse stata presentata (e certo il sindaco potrà dimostrare il contrario).
Ma anche strano che nell’atto finalmente approvato non si scriva la verità. Nella determina, infatti, non si scrive che le grondaie erano state rubate (come rubate lo furono nell’agosto 2024) ma si usa un termine improprio (“ammalorate”).
Ma le grondaie rubate (e sostituite chissà quando con una spesa di neppure 8 mila euro) erano perfettamente sane. Perché, altrimenti, rubarle? E perché, in un atto pubblico, non dire la verità?

PONTE ALLA NAVE: DAVVERO STOPPATO? – “La Provincia ha stoppato il progetto perché lì dovranno sorgere casse di espansione”. Così l’assessore ai Lavori Pubblici del Poggio, nell’assemblea con i cittadini, sul Ponte alla Nave.
In realtà quel progetto non risulta essere stato “stoppato”. Sta andando avanti nonostante alcune situazioni nuove nel frattempo entrate in campo (ad esempio la nuova legge sugli appalti).
E neppure la cassa di espansione sarebbe tale da interrompere un progetto che al Poggio servirebbe assai per decongestionare il traffico.
Del progetto se ne sta occupando, in modo diretto e dunque molto informato, proprio il consigliere regionale Marco Martini che aveva informato, trovando disponibilità, l’attuale sindaco.
Forse qualcosa, in termini di comunicazione interna nella giunta Palandri, non funziona.

INQUINAMENTO: LA CENTRALINA DI VIA ROMA. A PRATO – “Noi, al Poggio, non abbiamo una centralina: i dati li prendiamo dalla centralina di via Roma”. Sono i dati relativi al traffico e alle conseguenti forme di inquinamento.
Lo ha detto, in assemblea, l’assessore ai Lavori Pubblici: come fosse una cosa normale valutare la situazione su via Vittorio Emanuele del Poggio sulla base dei dati rilevati a diversi km di distanza, a Prato. A queste parole dell’assessore non sono mancate, fra i cittadini, espressioni di incredulità.
Oltretutto in via Roma a Prato non esiste il preoccupante “effetto canyon” che invece ammorba, al Poggio, via Vittorio Emanuele. Che c’azzecca far valere per Poggio i dati di Prato?

LA PIAZZA SFINITA – “La piazza noi non l’abbiamo cambiata. Il progetto è lo stesso. Abbiamo comunque recuperato 140 mila euro che utilizzeremo per altro, magari anche sulla piazza”.
La piazza è quella XX Settembre e le parole, accolte da mormorii infastiditi, sono dell’assessore ai lavori pubblici durante l’assemblea dello scorso 31 marzo.
Nessuna spiegazione sul motivo per cui i lavori sono fermi. Né sui rapporti fra Comune e ditta appaltatrice. Né sul cantiere abbandonato, mezzo aperto e mezzo chiuso.
L’assessore, dando prova di grande ottimismo, ha promesso che il termine stabilito (30 aprile 2025) lui non “dispera” di rispettarlo. Vedremo. Mancano appena 27 giorni (Pasqua compresa).

LA PIAZZA INCASINATA – Quando i posteri faranno la (lunga e contorta) storia del restyling della piazza poggese intitolata alla breccia di Porta Pia, dovranno spiegare bene perché la giunta nuova avrebbe fatto tutto quel casino solo per poi lasciare intatto il progetto della giunta vecchia. Avranno bisogno di fantasia, quei posteri, per capirci qualcosa …
POGGIO (A CAIANO) E BUCA di Mauro Banchini, n. 96 del 3 aprile 2025
