Qui si scrive su una vicenda parecchio delicata: il comportamento della giunta e del sindaco, massima autorità sanitaria locale, dopo l’incendio di due anni fa che, in Lombarda, coinvolse anche amianto. Da allora, su ammissione dello stesso sindaco, gravi i rischi, che sembrano continuare tutt’oggi, per la salute dei poggesi. In ballo un altro ricorso al TAR. Ma cos’è accaduto di preciso dall’agosto 2023 a oggi? Tante domande in attesa di risposte. (mb)

INCENDIO AMIANTO: 650 GIORNI FA – In Poggio a Caiano (Po) “persiste il pericolo concreto ed attuale che impone di provvedere in via d’urgenza per porre rimedio concreto a tutela della pubblica incolumità per la salute pubblica, imponendo la rimozione del materiale costituito dai rifiuti speciali pericolosi”.
Parole di evidente gravità, riferite a un incendio, con amianto, in un capannone artigianale. Parole contenute in una ordinanza sindacale (firmata dal sindaco Palandri) lunedì 3 marzo 2025. Trattasi, sullo stesso incendio, della terza ordinanza.
A rendere ancora più gravi queste parole del sindaco – che, come noto, è massima autorità sanitaria locale – il fatto che tale incendio non è avvenuto poche ore fa, ma il 30 luglio 2023.
Da allora sono passati almeno 650 giorni. E il fatto non è ancora chiarito. Anzi: c’è di mezzo il TAR.
“Nella copertura di tetto e controsoffitto era stata verificata la presenza di amianto”. Tutto il materiale incendiato – si legge nella prima ordinanza, agosto 2023 – “deve essere considerato contaminato da amianto e come tale deve essere gestito per la sua messa in sicurezza, movimentazione e smaltimento”.

INCENDIO AMIANTO: UN ORDINE “URGENTE” – A ridosso dell’incendio lo stesso sindaco aveva adottato una ordinanza (di quelle “contingibili e urgenti”): la n. 114 del 4 agosto 2023.
Diventato sindaco da poche settimane. davanti a una situazione scottante (la notte del 30 luglio era bruciato amianto), Palandri prima di emanare l’ordinanza fece passare qualche giorno.
Un atto per imporre, ai proprietari e agli esercenti le attività coinvolte dall’incendio, tutte le misure che in questi casi un sindaco è obbligato a imporre quando è a rischio “l’incolumità dei cittadini”.
Va infatti ricordato che l’amianto “è un minerale cancerogeno per l’uomo e che il cemento amianto soggetto all’azione di un incendio è considerato come amianto in matrice friabile” (frase – questa – contenuta nella seconda ordinanza, anch’essa firmata dal sindaco Riccardo Palandri).

INCENDIO AMIANTO: MA COSA E’ SUCCESSO? – Cosa sia accaduto dopo l’ordinanza (la prima) dell’agosto di due anni fa (2023) non è chiaro.
Forse poco, se quasi un anno dopo lo stesso sindaco emise l’altra ordinanza. La seconda (la n. 100 del 26 giugno 2024) ancora adottata – quasi un anno dopo – per intimare agli interessati “l’esecuzione di interventi urgenti di messa in sicurezza e bonifica di materiali contenenti amianto”.
Una nuova ordinanza ancora (sic) “urgente”. Non è chiaro neppure cosa sia successo dopo questa seconda ordinanza (sic) “urgente”.

INCENDIO AMIANTO: E IL PRIVATO RICORRE AL TAR – E’ chiarò però che contro questa seconda ordinanza di fine giugno 2024 fu presentato, da parte di un soggetto privato, un ricorso al TAR.
Il Comune non si costituì in giudizio. E questo, in effetti, è strano. Perché questo comportamento? Una scelta? Una linea difensiva? Una dimenticanza?
Chissà mai se lo sapremo. Il fatto è che nessuno, per conto del Comune, si presentò al TAR il 23 ottobre 2024 per difendere il Comune. Nessuno, in Comune, aveva dato un incarico a un legale. Perché?

INCENDIO AMIANTO: E IL COMUNE SPENDE PER DIFENDERSI – Il TAR Toscana (con il Comune assente perché non costituito in giudizio) accolse la “istanza cautelare” chiesta dal ricorrente. E sospese “l’efficacia del provvedimento impugnato” (cioè la seconda ordinanza di Palandri).
Fra pochi giorni (il 15 aprile 2025) è fissata al TAR l’udienza pubblica per trattare il merito della causa. E il merito non pare una sciocchezza.
Qui è, infatti, in ballo il rispetto o meno per la salute pubblica dei cittadini dopo un incendio che ha coinvolto strutture in cemento amianto.
Con questa roba non si scherza. Che accadrà?

INCENDIO AMIANTO: POGGIO, UN COMUNE CHE AL TAR CI STA DI CASA – Siamo al terzo ricorso presentato al TAR Toscana, da altrettanti soggetti, contro il Comune del Poggio.
Il primo ricorso – quello, presentato da un gruppo di cittadini, sulla viabilità – pochi giorni fa è finito in una sonora sconfitta per il Comune che adesso deve decidere il da farsi: fregarsene della sentenza TAR oppure ricorrere al Consiglio di Stato.
Il secondo ricorso è quello presentato da CNA pratese sulla nuova sede della Polizia Municipale. Qui la giunta Palandri rischia grosso, compreso il danno erariale. Vedremo.
Ora, senza che il Comune ne abbia dato notizia ai cittadini, e dunque molto alla chetichella, è saltato fuori questo terzo ricorso al TAR. Delicato perché riguarda la salute pubblica
Stavolta (delibera di giunta n. 16 del 17 febbraio scorso) il Comune si è costituito in giudizio. E (determina 101 del 25 febbraio 2025) ha assegnato a un legale pratese l’incarico di assistenza. Una spesa che per adesso sfiora i 6 mila euro.
Soldi che non ci sono per aiutare la Caritas, ma che saltano fuori per pagare gli avvocati.

INCENDIO AMIANTO: FIBRE LIBERE NELL’ARIA – Ma non finisce qui. Palandri (ordinanza sindacale n. 48 del 3 marzo 2025) pochi giorni fa è tornato sulla questione. E su probabile consiglio dell’avvocato, ha emanato una nuova ordinanza (la terza) per “integrare” la seconda del giugno 2024.
Quest’ultimo atto conferma che da quasi due anni qui al Poggio la salute pubblica è sotto pericolo amianto. Pericolo ancora maggiore – scrive il sindaco addirittura in neretto perché si veda meglio – perché “la dispersione di fibre libere di amianto aumenta con l’avanzare della stagione estiva”.
Di sicuro sarà certo vero, ma allora è vera anche un’altra cosa: che di “stagioni estive”, dal momento dell’incendio, ne sono già passate … due: estate 2023 ed estate 2024.
E dunque se è vero ciò che scrive il sindaco, è vera anche una domanda conseguente e logica: quante “fibre libere di amianto si sono disperse nell’aria” dal 30 luglio 2023 a oggi?

INCENDIO AMIANTO: RIFIUTI PERICOLOSI – Ai primi di questo gennaio Arpat ha effettuato un nuovo sopralluogo: un drone ha confermato l’esistenza di “materiali bruciati … mescolati a rifiuti speciali pericolosi contenenti amianto”.
Pochi giorni dopo è stata l’ASL ad aver “accertato la presenza di materiale bruciato coperto da residui della copertura di cemento amianto in bonifica parte ridotto in piccole parti e comunque crollato al suolo”.
A 650 e oltre giorni dall’incendio il sindaco stesso, in un suo atto, ammette la persistenza di un “pericolo concreto e attuale”.

INCENDIO AMIANTO: PERCHE’ IL COMUNE NON PUBBLICA LA NOTIZIA? – E che la situazione sia preoccupante si capisce anche dalle parole del sindaco nella terza ordinanza: i poggesi – scrive – devono essere informati sul pericolo.
E questa informazione non va messa solo nell’albo pretorio (che soltanto in pochi vanno a consultare) ma va data anche attraverso due strumenti a forte valenza popolare: il sito internet del Comune e i suoi canali social istituzionali.
Per adesso, dopo una settimana, né il sito né la pagina Facebook del Comune hanno pubblicato l’ordinanza nè hanno dato notizia della sua esistenza. Non si capisce perché.
Era stato lo stesso sindaco, nella sua ordinanza, a chiedere (a sè stesso!) di far pubblicare quella notizia in modo da informare i cittadini. Perché non lo ha (ancora) fatto? Cosa aspetta a pubblicarla visto che è stato lui stesso a ordinarlo a sè stesso?

INCENDIO AMIANTO: COME E’ STATA TUTELATA L’INCOLUMITA’ PUBBLICA? – Ma torniamo alla prima ordinanza (la 114 del lontano 4 agosto 2023). Era un atto preso “per la tutela dell’incolumità pubblica“. Non uno scherzo.
A far rispettare quanto lì scritto doveva essere, in primis, la Polizia Municipale del Poggio (seguita dalle altre forze dell’ordine). Ai privati che avrebbero dovuto provvedere ai lavori ordinati dal sindaco, l’ordinanza (“immediatamente esecutiva“) era stata subito notificata dal Comune stesso.
Quei privati erano obbligati ad “adottare tutte le misure del caso” in modo da “dare esecuzione” all’ordinanza stessa. A quei privati venivano dati “10 giorni per trasmettere tempestivamente al Comune tutte le informazioni utili onde accertare se siano stati assunti tutti i provvedimenti di messa in sicurezza“.

INCENDIO AMIANTO: ORDINI RISPETTATI O NO? – Molti erano gli “ordini” intimati: posizionare transenne “per impedire “l’avvicinamento di persone e mezzi“) e pannellature a chiusura (per impedire “la dispersione del materiale“).
Inoltre veniva “ordinato” di attuare tutti gli accorgimenti fino alla “corretta e completa rimozione da parte di ditta specializzata di tutti i frammenti presenti“.
Dovevano bagnare, coprire o incapsulare “i materiali rimasti contenenti amianto“. E poi incaricare (“nel più breve tempo possibile“) una ditta specializzata per approvare il “piano di bonifica” da eseguire “entro 90 giorni successivi“.
Infine agli stessi privati era “ordinato” di presentare (“entro e non oltre 60 giorni”) un particolare algoritmo “attestante lo stato di conservazione delle coperture ancora presenti“.
Ricordato questo e aggiunto che tutte queste condizioni sono quelle normali che ogni sindaco emette dopo un incendio che abbia coinvolto amianto, la curiosità è triplice.
Sapere se, e come, tali “ordini” sono stati fatti eseguire; se, e come, sono stati in effetti eseguiti; perché quasi un anno dopo è stata emanata una seconda ordinanza (seguita mesi dopo da una terza) quasi con lo stesso titolo tanto che a oltre 650 giorni dall’incendio la questione è ferma al TAR.

INCENDIO AMIANTO: DOMANDE FINALI – Le domande non sono molte. Attendono risposte.
Come la prima ordinanza (agosto 2023) è stata rispettata, in tutto, dai soggetti che la dovevano rispettare? Se non è stata rispettata perché ciò è potuto accadere? Cosa ha fatto il Comune, nei mesi successivi, per farla rispettare?
L’ordinanza era forse scritta male? Perché è stata resa necessaria una seconda ordinanza (giugno 2024)?
Perché il Comune non si è costituito in giudizio presso il TAR in vista dell’udienza preliminare dell’ottobre 2024 dopo il ricorso di un privato che aveva chiesto, e poi ottenuto, la sospensione dell’efficacia della seconda ordinanza?
Perché il Comune, in vista dell’udienza di merito al TAR prevista il 15 aprile prossimo, è stato adesso costretto a una terza ordinanza (marzo 2025) per integrare la seconda (giugno 2024)?
E’ in grado il sindaco di rassicurare i cittadini che la loro salute, in questi 650 giorni destinati ad aumentare, non è stata danneggiata e che lui ha fatto – con disciplina e onore, in modo efficace ed efficiente – tutto ciò che doveva fare?

POGGIO (A CAIANO) E BUCA di Mauro Banchini n. 91 del 10 marzo 2025
