Un blog, questo, scritto – come suo libero punto di vista – da un giornalista. Che conosce l’art. 21 della Costituzione ma anche il fastidio di qualche potente quando la critica lo disturba nella sua arroganza. Qui si dà atto al sindaco Palandri di essere finalmente riuscito, dopo 9 mesi di tentativi e solo grazie a un “dodicesimo uomo”, a segnare un goal. Sulla “Visitazione”.

FINALMENTE UN GOAL – Nulla da dire. Un successo politico. Ottenuto soltanto grazie a una sorta di “dodicesimo uomo” (chiamato Gennaro). Ma comunque ottenuto. Giusto complimentarsi. Ma anche giusto cercare di capirci qualcosa in più.
A nove mesi dall’insediamento, in evidente imbarazzo su molti fronti, con parecchi pasticci già fatti e in corso di fattura, assai poco di positivo si muoveva nel carniere del sindaco (“civico”) Palandri. C’era davvero bisogno di un obiettivo importante, di un goal, che consentisse al sindaco di sentirsi tale e ai supporter social di scatenarsi in lodi sperticate.
L’obiettivo adesso è stato raggiunto: grazie a un soccorso politico che a sua volta si sta dividendo, nella Prato pre elettorale, su chi prende più meriti.
L’obiettivo raggiunto è un’icona dell’arte italiana (dunque mondiale): un dipinto di arte sacra che raffigura la visita di Maria alla cugina Elisabetta. Entrambe in attesa. Entrambe – con altre due figure in evidenza più altre due, misteriose, sullo sfondo – raffigurate come se stessero danzando. Con un incrocio di sguardi che colpisce.
Un capolavoro noto al mondo intero come “La Visitazione di Carmignano”, realizzato da Jacopo Carucci (Il Pontormo) qualcosa come mezzo millennio fa. Il prossimo 24 maggio saranno 530 anni dalla nascita (ecco un’idea, caro sindaco Palandri. Veda di non farsela sfuggire …).
UN PO’ DI STORIA – La storia è nota. Il capolavoro (diciamoci la verità: localmente finora, anche fra quelli che ora lo esaltano, assai pochi ne avevano piena consapevolezza) è della parrocchia di Carmignano. Dunque della diocesi di Pistoia.
Da tempo deve essere spostato. La chiesa francescana che lo ospita (preziosa già di suo e, secondo la leggenda, visitata, quando era semplice cappella, anche dal Santo di Assisi) ha urgente bisogno di costosi lavori. Questo è il vero problema.
Da mesi è in atto un tira e molla fra diversi soggetti (Diocesi, Soprintendenza, Comune di Carmignano) a cui, con il tempo, si sono aggiunti altri due Comuni (Prato e, alla fine, Poggio a Caiano).
Il rebus era su chi poteva, al meglio, ospitare in via temporanea un’opera come quella (e le altre opere collegate) aiutando anche la diocesi (che non ha i soldi sufficienti) per iniziare prima possibile i lavori all’edificio riportando al più presto le opere nella loro sede naturale.

PER MESI POGGIO NON HA BATTUTO PALLA – All’inizio, diciamo fino a dicembre, il Comune di Poggio non ha battuto palla. Quasi come non avesse capito l’importanza dell’operazione.
Sfumate, per motivi tecnici, le varie alternative carmignanesi, pareva proprio che l’opera potesse andare, per questo periodo transitorio, al Palazzo Pretorio di Prato. Museo attrezzatissimo su tutto. Fra diocesi e Comune era già stato firmato un accordo.
Ma qualcuno, verso Natale, deve aver svegliato dal torpore gli amministratori poggesi. Intuibili le tirate d’orecchio al povero sindaco “civico” e alla sua iper politicizzata vice. Finalmente i due hanno deciso di muoversi. Su un binario obbligato. Spontanei o, con più probabilità, spintanei.
Aiutati dal “dodicesimo uomo” (la politica) hanno finalmente iniziato a giocare una carta che solo loro potevano giocare: Poggio infatti, in zona, è l’unico Comune di destra. Dunque non occorrevano sforzi eccessivi per muoversi su Roma, sul ministro della Cultura (l’assai discusso – perfino da Vittorio Sgarbi – Gennaro Sangiuliano). L’uomo orgoglioso di non leggere libri. E’ stato lui il “dodicesimo”. Quello che ha spinto la palla in rete segnando un goal per lui facile.
Intuibili, perfino logiche, certe “segnalazioni” dalla destra locale sull’esponente meloniano che, come ministro, ha competenza dirette anche sulle Soprintendenze che, pure, dovrebbero rispondere, nelle loro scelte, a criteri di ben altro tipo, non certo a input solo politici. Ecco dunque tramontare la scelta di Prato ed emergere quella di Poggio.

MA NESSUNO CONOSCE I DETTAGLI – Ma nessuno, per adesso, conosce i dettagli operativi dell’operazione. Nessuno sa se il progetto di valorizzazione dell’opera è del Comune (che intanto si è preso tutto il merito) o della Soprintendenza.
Nessuno sa quanto il Comune del Poggio dovrà investire, se dovrà metterci solo risorse sue oppure se avrà un aiuto consistente, anche in soldi, da Soprintendenza e/o Ministero.
Nessuno sa come, non a parole, la “Visitazione di Carmignano” potrà essere usata, qui al Poggio o altrove, per aiutare la diocesi nell’azione più importante: il veloce restauro della chiesa carmignanese per riportare in tempi rapidi l’opera a casa sua. Nessuno sa se la diocesi ha ottenuto, da Roma, fondi aggiuntivi per restaurare la chiesa di Carmignano.
Nessuno sa se il quadro sarà inviato a giro per l’Europa, o per il mondo, con tutti i rischi collegati, per trovare soldi o se si inventeranno altre formule più sostenibili e magari anche più efficaci.
Nessuno conosce il piano che il Comune ha presentato e che certo conterrà, in sinergia con Soprintendenza, tutti gli aspetti per valorizzare il capolavoro (che sarà collocato nella Villa di Lorenzo) e le altre tele (che saranno collocate nel palazzo comunale di Poggio che certo non ha le caratteristiche per ospitare opere di quell’importanza).
Nessuno conosce i costi ipotizzati per l’arrivo e la tenuta di queste opere qui al Poggio almeno per qualche anno. Si sa solo che le speciali e costose teche – ora necessarie per proteggere quei quadri collocati al Poggio – non sarebbero state necessarie se collocate a Prato.
Nessuno conosce il piano di comunicazione (costi compresi) necessario per informare mondi specializzati e grande pubblico sulla nuova collocazione dell’opera. Nessuno conosce i tempi necessari a rendere operativo il tutto.
A dissipare questo “mistero” potrà essere l’annunciata conferenza stampa di Palandri che – ci auguriamo – metterà a disposizione di tutti noi il testo del piano presentato e il testo dell’accordo raggiunto. Trasparenza uber ulles. Quattro, però, le cose certe.

LE QUATTRO COSE CERTE – La prima è l’oggettiva vittoria di Palandri e della sua vice (salviniana DOC con delega alla cultura) su una partita che fa loro tirare un fiato fino a oggi alquanto corto.
Adesso i due possono sbandierare, con legittimo orgoglio, di aver vinto almeno qualcosa. Importa poco, alla mitica ggggente, se loro si limitano a usare un goal tirato, a porta vuota, da un “dodicesimo” che sta a Roma. Importa poco che tutte le altre “palle” promesse in campagna elettorale si siano via via sgonfiate, o rimaste ferme o finite fuori campo.
Adesso, finalmente, c’è un goal da poter usare. Al Poggio per vantarsene. A Prato contro la sinistra. A Pistoia per “far venire a più miti consigli” (per adesso solo con la carota. Domani vedremo) quella diocesi.
La seconda è comunque, sotto il profilo localistico, una vittoria per l’intera comunità poggese, a prescindere da ogni divisione: la sua villa medicea, che molti considerano la più bella, ha adesso, per qualche tempo, un capolavoro in più che, se gestito con sapienza e intelligenza, professionalità e fantasia potrebbe aumentare anche i tanto attesi nuovi turisti in arrivo alla Villa attirati anche dal doppio Pontormo.
Ma – detto fra noi – c’è da sperare che bellezza e arte possano essere gustate, anche qui al Poggio e dintorni, a prescindere dagli (auspicati e vedremo se reali) torpedoni turistici.
La terza è la oggettiva difficoltà in cui è stata trascinata la diocesi di Pistoia.
La quarta sta tutta nell’ormai evidente perdita, nella giunta Palandri, della tanto sbandierata dimensione “civica”.
Non può esservi “civicità” quando, con un sindaco di cui ormai tanti hanno capito il “peso”, per cavare qualche ragno da qualche buco devono intervenire, pure scontrandosi fra loro per prendersi il merito maggiore, i due partiti della destra. Una amministrazione, a dire poco, sotto tutela. Quasi … “commissariata”.
POGGIO (A CAIANO) E … BUCA – di Mauro Banchini – 22 febbraio 2023 – n. 42
