Difficile, con ciò di terribile che sta accadendo, limitarsi a scrivere su piccole questioni paesane. Per questo qui si dà voce a una persona, amico da tempo e prezioso protagonista del dialogo in quella che ci ostiniamo a chiamare “terra santa”. Molto vicino, il francescano padre Ibrahim Faltas, alle nostre suore “Minime”: francescane piene di coraggio che continuano la loro missione a Betlemme. Una voce, quella di Ibrahim, molto informata, autorevole, pulita. Una voce sconvolta. Qui alcuni passi di una intervista da lui resa ieri, 17 settembre, al vaticanista del “Corriere”, Gian Guido Vecchi. (mb)

PADRE IBRAHIM: DAVVERO UN INFERNO – “È tutto distrutto. Tutto raso al suolo. Inabitabile. E’ incredibile. Io ho vissuto la prima e la seconda intifada, ero nella basilica quando a Betlemme ci fu l’assedio della Natività. Ma una cosa del genere non l’ho vista mai, mai. La paura di tutti, la sofferenza di tutti …
Ciò che sta accadendo è terribile, non si sa neppure come dirlo. La situazione a Gaza city e in tutta la Striscia è un inferno. Davvero un inferno. Brucia tutto, tutto. Nessuno sa quanti morti ci saranno. Ci sono anche gli ostaggi israeliani…. Una situazione del genere fa paura a tutti …
I bambini chiedono: dove andremo ancora? E le madri, i padri non sanno cosa dire loro. I bambini neppure ricordano più quante volte si sono dovuti spostare. Del resto, mica tutti hanno i mezzi per andare via o anche solo per correre o camminare. Ci sono tanti anziani, tanti malati, tanti disabili …
I bombardamenti sono continui, a Gaza City, dappertutto. E anche quando finirà, dove potranno andare? Due milioni di persone, e non è rimasto in piedi più nulla“.

PADRE IBRAHIM: UNA SCONFITTA PER TUTTI – Gli Usa e la comunità internazionale devono intervenire, fare qualcosa. Questa guerra deve finire. Chi ci guadagna? È una sconfitta per tutti …
Si può immaginare, in Israele, i familiari degli ostaggi. Sono disperati. Qui a Gerusalemme e in tutto il Paese ci sono state e continuano a riunirsi manifestazioni con migliaia di persone contro la guerra …
Nella parrocchia di Gaza ci sono 450 persone. Stanno lì, resistono. Ho saputo che un bombardamento ha colpito a duecento metri da loro …
A Gaza, in questo momento, nessuno può fare niente. Noi stiamo cercando di aiutare i palestinesi in Cisgiordania, a Betlemme. C’è gente che non lavora da due anni. Ma nella Striscia è molto difficile aiutare …”.

ASSEDIO 2025: NOIOSO? – Edizione sbiadita, questa 2025, la quarantesima, dell’Assedio alla Villa? Visto il programma pare di sì.
Agli organizzatori (la Proloco) è anche venuto a mancare il notevole contributo economico (20 mila euro) dalla Regione. Il bilancio (96 mila euro. Che per tre giorni di festa non sono comunque pochi) è stato di conseguenza ridotto, rispetto all’edizione 2024, di quasi 30 mila euro.
Al capogruppo di maggioranza nonché “delegato del sindaco” Renzo Breschi che, in contemporanea fa il presidente della proloco e dunque gestisce anche i denari del Comune (altrove una cosa del genere susciterebbe proteste se non altro in termini di opportunità. Al Poggio … tutti, in pubblico, zitti), il Comune ha deliberato la solita cifra (20 mila euro) concessa lo scorso anno: di cui la prima metà data in anticipo e la seconda assegnata a consuntivo.
Nei tre giorni di Assedio (da venerdì 19 a domenica 21 settembre) la prevalenza è data agli sbandieratori. Si esibiranno, facendo volare bandiere e drappi, vari gruppi. Con quale capacità di attirare e di divertire lo vedremo.
Già dal martedì precedente il traffico è stato modificato per consentire il montaggio di stand (le associazioni che monteranno gli stand dovranno pagare – anche qui tutti zitti – cifre più alte rispetto al passato).
Il traffico poggese, già caotico di suo, sta soffrendo e non poco non solo nei tre giorni di Assedio ma anche nei tre precedenti e nei due o tre successivi.

ASSEDIO 2025: DA RIPENSARE? – Oltretutto per i noti motivi, quest’anno il Mascherone utilizzato come fonte di vino (di chissà quale qualità) non sarà quello vero, ma una copia. Dall’edizione numero 40 ci sarebbe stato da attendersi innovazioni e qualità che, letto il programma, non sembrano apparire. Vedremo.
Non mancano, fra i cittadini, lamentele per il fatto di dover pagare, pur essendo residenti, una cifra non simbolica per entrare (entrano gratis solo i residenti nel perimetro della festa). Buona la decisione presa dalla giunta di far entrare gratis, nel museo Soffici, anche i non poggesi.
Ma non mancano neppure, e non solo fra gli iper critici, inviti a cercare per il futuro di questa festa strade diverse rispetto a ciò che appare ormai stanca riproposizione di robe già viste da anni.
Peraltro sono lontane le cifre (anche 20 mila biglietti certificati) di visitatori nelle edizioni passate dell’Assedio. Lo scorso anno venne sparata come eccezionale, ma senza riscontri certificati la cifra di appena 10 mila ingressi.
L’idea iniziale (valorizzare il volontariato, puntare sulla bellezza della Villa, dare alla comunità una occasione di svago e di comunione) resta ovviamente ancora valida. Ma non sarebbe forse il caso di creare un tavolo (ben 13 le associazioni coinvolte) per ripensare, aggiornare, innovare, sperimentare cose nuove? Oppure va bene così?

TENDOSTRUTTURA: MONTA E SMONTA, RIMONTA E RISMONTA – Quella tendostruttura in via Giotto (già costata quasi 88 mila euro) somiglia al moto perpetuo. Può restare montata solo 6 mesi. Dopo deve essere smontata. Per poi essere ri-montata e poi ri-smontata. Eccetera.
Ma montaggio e smontaggio, ri-montaggio e ri-smontaggio non li paga lo Spirito Santo: sono soldi, come ovvio, a carico del Comune. E ogni volta il Comune, dal suo bilancio, deve metterci migliaia di euro.
Si legga, come ultima riprova temporale, la determina (qui l’atto) dove non solo si confermano gli 88 mila euro a suo tempo già spesi per fornirla e per arredarla, ma si aggiungono – alle altre migliaia di euro già spese per montarla e smontarla – altri 6 mila euro per … ri-montarla.
Non manca chi inizia a chiedersi se tutti questi soldi spesi dal Comune per una struttura così temporanea non potevano essere spesi in altro modo. Ad esempio per iniziare le procedure capaci di non chiudere, in sicurezza, il palazzetto di via Galilei. Quello ormai da anni chiuso per colpa di una scelta politica. Scelta apparsa assai poco convincente fin dall’inizio.

BARGO: CHIUSURA E DEGRADO – Un altro spazio che la giunta Palandri ha chiuso è il Bargo. In verità è una chiusura … all’italiana: non mancano i modi per entrarci comunque. Oltretutto nella parte bassa è stato giustamente tenuto aperto il varco per raggiungere l’AUSER. E da qui è facile entrare nelle zone in teoria vietate.
A colpire è l’assenza di prospettive. Se nella giunta Puggelli era chiaro il progetto (acquisire dallo Stato il grande parco con il federalismo demaniale, farlo gestire da esperti, utilizzare gli immobili: ad esempio come nuova caserma dei Carabinieri e come casa delle associazioni), la giunta Palandri non dà segnali.
L’unico segnale, per adesso, sta nella chiusura. La visione del centrosinistra era certo ambiziosa e sarebbero occorsi tempi lunghi, ma almeno era una visione. Quella della destra – chiudere tutto e lasciar andare tutto in un degrado che già ora di sta mostrando – appare fragile.
La speranza è che chi governa adesso il Comune si accorga, finalmente, che governare è un’altra cosa. E che non basta dare sempre la colpa a chi c’era prima.

PIAZZA: COMINCIA A ESSERE VISSUTA – Dallo scorso 7 agosto la tanto discussa piazza XX settembre è aperta ai cittadini. L’inaugurazione ufficiale avrebbe dovuto tenersi questo giovedì 18 settembre ma subito (“per motivi tecnici”) è stata rinviata “a data successiva che sarà comunicata di seguito”.
Non è chiaro il motivo vero del rinvio né quando l’inaugurazione si svolgerà. E’ chiaro invece che la piazza ha cominciato, bene o male, a essere vissuta dai cittadini.
Le polemiche durate anni sembrano lontane e anche chi ha sempre contestato il restyling della giunta precedente (poi cambiato dalla giunta attuale fregandosene della Soprintendenza che era contraria alle modifiche) pur continuando a borbottare, sta prendendo atto che la nuova piazza non fa poi tanto schifo.

PIAZZA: MA I CONTI? – Borbottano anche quelli che erano convinti del disegno originario (la piazza agorà, uno spazio davvero largo, non interrotto – come accade adesso per colpa della variante Palandri – dall’apertura al traffico, anche pesante, del tratto verso via pratese.
Sostengono che sarebbe stata ancora più bella, ancora più vivibile, ancora più a servizio dei cittadini. E lamentano una scadente qualità, ad esempio, nei giochi per i bambini.
Bambini, peraltro, che con il progetto originario avrebbero potuto avere una sicurezza maggiore in assenza di macchine e mezzi pesanti in transito il tratto di piazza che Palandri ha voluto aprire al traffico ordinario.
Restano alcuni misteri, di carattere economico, legati ai costi e ai conti di una piazza nella quale alcuni lavori sono stati eliminati e, dunque, avrebbero dovuto esserci risparmi bene calcolabili. Ma su questo, certo, sarà fatta la dovuta chiarezza.
E resta il mistero della compatibilità con le norme sul traffico di quel pilone in corten che, per colpa della variante Palandri, non si è più trovato a svolgere la sua funzione originaria in mezzo a una piazza pedonalizzata ma adesso impatta pesantemente con il traffico di automezzi, anche pesanti, che lo lambisce a pochi centimetri. Davvero la Polizia Municipale non ha nulla da ridire?

ELEZIONI: LA LETTERA ANONIMA A PALANDRI – Anche il sindaco Riccardo Palandri è stato coinvolto nel complicato – e imbarazzante – caso di ricatti sessuali all’ex consigliere pratese Tommaso Cocci (vicenda non ancora chiarita e che ha rivoluzionato la campagna elettorale pratese specie nel partito più coinvolto: Fratelli d’Italia).
Il nome di Palandri è saltato fuori. Una delle lettere anonime contro Cocci di cui tanto si è parlato è stata infatti ricevuta, in agosto, proprio dal primo cittadino poggese.
Ed è anche su questa lettera che la Procura della Repubblica sta indagando.
Non è in effetti chiaro perché tirare in ballo, in un gioco politico così sporco, un sindaco che si è sempre presentato come “civico”, come “uno di noi”. E non come un politico. Per quale motivo coinvolgerlo con quella lettera?
POGGIO (A CAIANO) E BUCA di Mauro Banchini, 18 settembre 2025 n. 118
