Ormai i “governatori” (che come tali non esistono e che i giornalisti non dovrebbero piu chiamare tali. Non è solo una questione formale) la loro primaria “comunicazione istituzionale” la fanno … con le dirette Facebook. E’ lì, pensando di parlare direttamente con la gggggente, che anticipano atti e annunciano comportamenti.
Il presidente della Regione Toscana, ieri, con un gesto singolare, ha sostenuto che dal 4 dicembre saremo “arancioni”. Come se il governo centrale fosse “il cattivo” e lui “il buono” che se lo lasciassero fare sarebbe capace pure, magari con un tartufo, di battere “il brutto”.
Non potendo, ovvio, farlo sui canali istituzionali (perchè istituzionalmente è una bestemmia) lo ha fatto su Facebook.Cioè su un suo mezzo personale, privato (c’è solo da augurarsi che chi lo aiuta su questo canali non istituzionali sia o volontario o retribuito con soldi privati). Idem, ormai, accade nelle altre Regioni, nei grandi Comuni.
E gli uffici stampa? E gli uffici di comunicazione istituzionale? E le regole? Bypassati alla grande, pure con tutti i loro limiti. Bypassati nel disinteresse di tutti (spero non di Ordine e sindacato giornalisti) in una sempre più rapida rincorsa verso un populismo “social” che ormai accomuna l’intero ceto politico, salvo eccezioni lodevoli.
Una strada pericolosa per il rispetto della regole e del diritto che ogni cittadino ha ad essere considerato tale, non suddito. Su quella strada, in discesa verso un consenso sempre più “immediato” e facilmente perdibile, si sa da dove si parte. Non dove si arriva.