Si chiamava Maria. Maria Tasselli. Quel giorno, il 12 settembre 1943, di anni ne aveva 67. Soldati tedeschi, in una Pistoia ancora occupata, la uccisero in piazza San Lorenzo. Insieme ad altri 5 uomini fra cui un babbo e un figlio. I 6 vennero presi a caso, con un rastrellamento. Ma all’inizio, Maria, non era in questo gruppo.
Scelse lei di entrarci chiedendo di essere scambiata con la figlia, scelta per essere fucilata, in quanto la giovane era all’ottavo mese di gravidanza. I nazisti accettarono lo scambio e dopo pochi minuti Maria fu fucilata, con gli altri 5 compagni di sventura: Gino e Alfio, Dino e Ivo, Lino. Pochi giorni dopo, a causa dei calci e delle violenze subite, la figlia di Maria perse la bambina che aveva in corpo e che oggi di anni ne avrebbe avuti 73.
Aveva appena scelto, Maria, la strada difficile che due anni prima, nel campo di Auschwitz, aveva percorso un prete cattolico, padre Massimiliano Kolbe: si offrì alla morte, il prete, al posto di un’altra persona, padre di famiglia, che i nazisti stavano per mandare a morte. E oggi chi, ad Auschwitz, scende in quel sotterraneo così vicino alla baracca dove Mengele compiva i suoi “esperimenti”, può trovare la luce, perennemente accesa, di un cero pasquale che ricorda una morte. Ma anche una resurrezione.
Devo il ricordo di Maria, e della sua così significativa scelta (di morte e di vita) a un piccolo libro (“Donne. Ricordi scolpiti nella pietra“, edizioni Atelier) scritto da due amiche: Susanna Daniele e Cristina Bianchi. Partendo da lapidi e cippi in pietra sparsi a Pistoia e dintorni, le due hanno raccontato una ventina di storie al femminile. Storie di donne ordinarie. Storie di donne sttraordinarie. Ieri se n’è parlato a Firenze, in Consiglio Regionale, con due giovani consiglieri: Alessandra Nardini e Marco Niccolai.
La storia di Maria Tasselli, confesso, non la conoscevo: il dettaglio dello scambio mi ha commosso. Ogni anno, il 12 settembre, Pistoia fa memoria di questa strage e qualche anno fa il Comune intitolò a Maria una strada ritenendola – come disse il sindaco di allora – “simbolo di tutte le donne pistoiesi che in quello sventurato periodo della nostra storia hanno trovato morte, subìto sofferenze e ogni tipo di soprusi e sopraffazioni”. Ma è dal settembre 1945 che, in San Lorenzo, è stata posta una lapide a ricordo della strage.
“Più che la morte – è riportato con riferimento agli uccisi – lamentarono il modo del morire. D’ogni colpa innocenti. Fortificati dalla preghiera“.