A proposito di azzardo. A quasi 53 studenti pistoiesi su 100 è capitato di aver comprato nell’ultimo anno, almeno una volta, un gratta e vinci e quasi il 10% ne ha comprati più di 20. E’ uno fra i tanti dati di una indagine che la diocesi di Pistoia ha promosso attraverso un questionario distribuito fra i giovani di tre scuole superiori (gli istituti tecnico professionali “Pacinotti” e “De Franceschi” e il Liceo scientifico “Amedeo di Savoia”).
“Un questionario – precisa Armando Bartolini, direttore dell’ufficio diocesano per la scuola – che non ha caratteri scientifici, ma che può comunque avere una sua utilità per ulteriori approfondimenti visto che hanno risposto ben 505 ragazze e ragazzi fra i 16 e i 21 anni”). Altri dati? Il 30% dice che ha giocato in scommesse sportive, sia in qualche agenzia che online; il 18,4% di aver giocato a poker o simili, il 18,6 a qualche lotteria, il 10,49 al Bingo e il 15,2% di essersi cimentato con le diverse tipologie di slot sia in qualche sala che online.
L’iniziativa è nell’ambito di un corso formativo per IDR (insegnanti di religione) che si sta concludendo nel seminario di Pistoia (l’ultimo dei 6 incontri ci sarà martedì prossimo, 21 marzo, sempre alle ore 17, con mons. Mimmo Battaglia vescovo di Cerreto Sannita-Telese già presidente nazionale della federazione fra le comunità terapeutiche): una sinergia fra Diocesi, Libera, Aiart, Ceis.
I dati (quando ai ragazzi è stato chiesto il perché del loro giocare d’azzardo il 51% ha risposto “per vincere denaro” e il 48% “per divertirmi”) sono stati analizzati in un colloquio fra i proff di religione e due dirigenti scolastici: Luca Gaggioli di un Comprensivo quarratino e Paolo Biagioli del Liceo Scientifico. “Giocarsi la vita, vivere la vita”, questo il titolo del corso con un sottotitolo (“cammino di aggiornamento sulle periferie esistenziali”) tratto da un concetto caro a Papa Francesco.
Interrogati su “quali strategie educative” seguire nella scuola, insieme alla famiglia, per rispondere nel modo migliore al fenomeno di giovani che si fanno ingannare da un “azzardo” nel quale a vincere (come hanno bene dimostrato gli esperti intervenuti) non sono certo quelli che giocano, professori e dirigenti hanno puntato su una riflessione anche autocritica. E’ stato sottolineato come tante famiglie, oggi, vivano situazioni disgregate; come i giovani trovino difficoltà a essere ascoltati; come tutto abbia sempre più a che vedere con la necessità di imboccare “altri stili di vita”; come sia fondamentale costruire “rapporti più maturi” con il denaro; come il tema dell’azzardo continui a essere assai poco percepito nei rischi di indebitamenti e malattie; come sia paradossale che denari per alcune spese (telefonini e azzardo) si trovino sempre mentre troppo spesso si facciano difficoltà economiche davanti a spese per libri e cultura.
“Mi capita spesso di trovarmi davanti studenti che piangono per situazioni problematiche incontrate nella loro vita”, ha detto Biagioli. “Davanti alle dipendenze non c’è nulla di più efficace di una bella lezione che faccia innamorare gli studenti al sapere, alla bellezza, alla cultura”, ha aggiunto Gaggioli. E a me, avendo davanti tanti insegnanti di religione, è venuto spontaneo concludere che, in una professione non certo catechistica, loro hanno un modello incredibile, fortissimo, adrenalinico, alternativo al 100% da proporre a ragazzi che, se chiedi loro cosa li invogli a giocare d’azzardo, rispondono con un tristissimo “niente”. Un biglietto da “grattare” con una vincita sicura (altro che quell’unica possibilità su – sic – 622 milioni offerta dal Superenalotto). Un “azzardo” chiamato Gesù.