“Un romanzo stupendo che definire “per ragazzi” è una sciocchezza”. Così Fabio Genovesi, fortemarmino del 1974, nel presentare “Le avventure di Tom Sawjer” di Mark Twain oggi pomeriggio in quel di Poggio a Caiano: in un (affollato) teatrino di corte della Villa Medicea. Mentre fuori l’inverno regalava un romantico pomeriggio di pioggerella e nebbiolina.
Ha iniziato, Genovesi, la nuova edizione, la quarta, di un ciclo curato da Carla Lomi e organizzato dai due Comuni medicei: Poggio e Carmignano. Interessante lo schema: si prende uno scrittore contemporaneo e gli si chiede di “rileggere”, a sua scelta, un classico della letteratura.
L’uomo di “Morte dei Marmi”, alternando lettura e ricordi, ha scelto il capolavoro di Twain ed è stato un pomeriggio divertente. Come intrigante, tornando a casa in un sabato sera sempre più “uggioso”, andare in soffitta alla ricerca, dentro quel baule, di una vecchia edizione che sapevi di avere. Trovata, proprio in fondo al baule, colpisce per due cose: il nome della casa editrice che oggi, in piena campagna elettorale, rimanda a un cognome … emigrato in Sud Tirolo. E l’anno di edizione: mi venne regalato (c’è pure la dedica) quando di anni ne avevo poco più di 7. Bambino precoce, evidentemente. Almeno nella lettura dei libri.
Ricordo di averlo letto più volte. Poi finì subito in vari bauli e credo di non averlo mai più riletto. Sfogliando le pagine, inevitabilmente ingiallite ma poi mica così tanto, ritrovo il cimitero e il tesoro, Zia Apollonia e Huck Finn, Joe l’indiano e zia Polly, il vecchio ubriacone e il ragazzino “negro” (già, proprio così. Alla faccia del politicamente corretto), Tom e la ragazzina Backy, Rebecca.
E mi prende voglia di rileggerlo. Ritrovandomi in quando detto dal Genovesi che se, forse, solo i “ragazzi” possono amarlo, è anche vero che questi “ragazzi” possono essere “uomini e donne di ogni età, nati con quell’anima fortunata che resta “ragazza” per sempre, alle elementari come nel giorno della pensione”. Evviva dunque tutti noi, quelli dall’anima “ragazza”.