Considero sbagliato il comportamento di Renzi sul referendum rispetto alle modifiche costituzionali: sbagliato sotto il profilo istituzionale (se vogliamo considerarlo come Presidente del Consiglio), sbagliato sotto quello politico (nel suo ruolo di capo partito). Ma resto comunque affascinato, anche se non sorpreso, dalla (apparente?) sicurezza con cui “il ragazzo” pensa, presume, spera (è sicuro?) di poter “giocare bene”.
Dire che si vota non su Lei (la Costituzione) ma su Lui (Renzi) aggiungendo “o me o il caos”, può essere letto come una nuova dimostrazione di bullismo: eppure quella sfida – ammetto – affascina. Non può non sapere, Renzi, come davanti a una richiesta di plebiscito sia facile non solo radunare i fedelissimi “suoi” (pronti a scendere in piazza pro presunta abolizione di un Senato che in realtà rimane, solo peggiorato) ma anche gli oppositori: quelli che Renzi o non lo sopportano dall’inizio o di Renzi sono rimasti delusi e a Renzi vogliono dare “una spallata” oppure anche solo “una lezione”.
Lo sa bene di rischiare parecchio (ma intanto offre una prova ulteriore del solito giochino in cui eccelle: spostare sempre più avanti, quando è in difficoltà, l’asticella del giudizio. Con elezioni comunali per lui ardue, le difficoltà sono vicine e lui, con il solito giochino, pretenderebbe di dimostrare una superiorità comunque difficile da far digerire in caso di effettiva sconfitta elettorale). Rischia parecchio e i motivi della lunga propaganda sono già tutti chiari: non tutto sarà perfetto nella riforma, ma meglio questo che nulla; votare “si” vuol dire “cambiare”; stare con il “no” significa scegliere il “vecchio”; noi siamo i gggiovani; che barba i “professoroni”; chi vota “no” è un “gufo”; è la riforma che aspettavamo da … 70 anni dopo … 63 governi inutili eccetera.
Parte in salita, Renzi, almeno a sentire i primi sondaggi, rispetto a una riforma che insieme ad aspetti positivi presenta (soprattutto se collegata alla riforma elettorale) non pochi limiti e pericoli (anche di involuzione – un tempo lontano anche Matteo avrebbe detto così – “berlusconiana” e “piduista”). Ma è facile capire cosa accadrà già dai prossimi giorni con una (ricca) macchina propagandistica sempre più a regime, con la grande informazione tutta schierata, con la indubbia capacità del “ragazzo” (in questo davvero simile al Silvio dei tempi migliori) di muoversi girando il Paese nella ricerca del consenso.
Purtroppo è anche facile prevedere che le propagande si sposteranno sul merito del plebiscito (si o no a Renzi) lasciando sullo sfondo il merito del quesito (si o no a questa riforma). Almeno per quei cittadini (minoranza?) desiderosi di restare tali e di non essere trasformati in pedine per un gioco diverso, sarà dunque importante aumentare il livello di consapevolezza sull’oggetto vero del referendum. E sarà importante estendere, in quantità, il loro numero. Insieme ai “Comitati” contrapposti (riuscirà Renzi a mobilitare i suoi 10 mila Comitati con almeno quei 300/500 mila sostenitori da lui sbandierati ieri a Firenze?) sarà dunque interessante vedere al lavoro quell’associazionismo civico e culturale, quei corpi intermedi, che nell’impostazione renziana (in questo assai poco … “democristiana”) sono destinati al museo dei ricordi.
Un esempio viene, nel pistoiese, a Montemagno di Quarrata, dal locale circolo Acli con una iniziativa (“Verso il referendum. Per una scelta consapevole”) articolata in quattro incontri (sempre ore 21): venerdì 20 e il successivo 27 maggio con Leonardo Bianchi (Università di Firenze) e Matteo Mazzoni (Istituto Storico Resistenza Toscana) impegnati a raccontare la riforma Renzi sotto il profilo giuridico e a ricordare, sotto quello storico, il periodo della Costituente 1946-1947. Venerdì 17 giugno Mariangela Maraviglia, storica, animerà una serata all’aperto (“L’aria che tirava”) con letture, video, musica attorno a tre grandi protagonisti di allora: Giuseppe Dossetti, Davide Maria Turoldo, Primo Mazzolari. Seguirà, sempre in un venerdì di settembre, un confronto pubblico (“Le ragioni del si – Le ragioni del no”) con i rappresentanti dei Comitati contrapposti. A corredo gli organizzatori hanno scelto una frase, famosa, di Piero Calamandrei sulla attualità (e bellezza) della Carta Costituzionale. Quella del 1948.