Passata la sfuriata, inevitabilmente anche retorica e talvolta sopra le righe, nelle ore che hanno seguito la morte di Marco Pannella, l’aspetto davvero interessante su cui adesso riflettere – per chi ancora e nonostante tutto ha passione per la politica – è il futuro immediato della sua creatura: struttura, ancora definita con l’antico concetto di “partito”, andata articolandosi in quella che gli stessi radicali chiamano “galassia”, con mondi paralleli, più o meno convergenti, chiamati a occuparsi di molte cose: dalla pena di morte al diritto alla buona morte, dalle carceri alle droghe … L’unica, tra le formazioni politiche esistenti, ad aver attraversato, e sempre con lo stesso leader, l’Italia dagli anni Cinquanta a oggi.
Su ogni ambito della “galassia”, a partire dalla radio, stava solo lui: Pannella, con il suo carattere e il suo ego esorbitanti. Dunque oggi può essere interessante vedere dove tutto questo patrimonio di passioni e progetti, con uomini e donne spesso assai divisi fra loro, rissosi, andrà a finire una volta esaurito il carisma del padre fondatore. Le liti fra eredi bruceranno tutto oppure resterà qualcosa di ancora spendibile in un mercato politico oggi così povero? Aspetto che si ripete spesso, questo dei rapporti sul dopo carisma una volta morto l’uomo (o la donna) del grande carisma. Che fine farà la galassia radicale dopo la morte del grande capo unico?
Su Pannella anche da abituale frequentatore di Radio Radicale (come fare a meno delle rassegne stampa?), due sottolineature: una sulle battaglie, l’altra sulla religiosità.
Di Marco Pannella, che non ho mai conosciuto di persona tranne una stretta di mano in una sede europea molti anni fa, ho sempre apprezzato alcuni tratti (la coerenza, la passione con cui portava avanti le sue battaglie, la pulizia e l’onestà personali, la capacità di far diventare “popolari” pensieri e lotte all’inizio “di minoranza, le doti di grande comunicatore). Alcune fra le sue battaglie (fame e giustizia nel mondo, carceri e giustizia giusta, lotta alla pena capitale, lo stesso divorzio …) le ho condivise e per certi aspetti pure sposate mentre su altre (aborto inteso come diritto, eutanasia, droghe …) proprio non mi ci potrò mai trovare.
E sulla religiosità? Avendolo spesso ascoltato, anche su queste frontiere, da Radio Radicale, non mi ha certo stupito la lettera indirizzata a papa Francesco. D’altra parte una cosa è “mangiare i preti” (attività talora perfino meritoria), altro è “mangiare Dio”: attività, quest’ultima, cui il laico Pannella non si è mai dedicato (nè per bestemmiarlo né tanto meno per cibarsene sul serio) avendo lui un grande, naturale, rispetto per una dimensione autenticamente verticale. E sempre ascoltando i microfoni, nelle scorse giornate di umano lutto, lasciati liberi su Radio Radicale non mi hanno stupito tante espressioni, in militanti e in dirigenti, circa la “permanenza” di Marco fra noi, dopo la morte terrena. Uno come Pannella – che pure io, come il suo antico avversario Carlo Casini, spero proprio accolto in paradiso con sigari e tutto il resto – ha molte caratteristiche per continuare a essere ricordato.