Leggo su Avvenire, in un lento pomeriggio di Befana 2018, che in quel di Chieti è stato realizzato un presepio vivente e che i tre personaggi principali sono stati affidati in questo modo: Maria a una giovane nera, nigeriana ed ex prostituta vittima di tratta; il Bambino alla di lei figlia; Giuseppe a un ex tossico. Scelta “coraggiosa” – nota il giornalista specificando che a organizzare il tutto, con il patrocinio del Comune, è stata l’associazione (“Papa Giovanni XXIII”) fondata da don Oreste Benzi.
Bella, ricca di stimoli positivi e di inviti pratici, questo tipo di scelta che non può certo stupire tanto è naturale e tanto coerente è con il messaggio evangelico: un po’ come quella giovane mamma che stamattina, alla Messa nella mia parrocchia dove si celebravano quattro battesimi, a un certo punto ha iniziato ad allattare al seno la piccola appena battezzata restituendo a tutti noi presenti l’immagine plastica di quanto fece più volte, in quei primi giorni dopo la Natività, un’altra mamma cui era stato affidato di mettere al mondo quello che per noi, da allora, è nostro fratello. Il Dio che si è fatto bambino. Bambino come noi.
Chi si è arrabbiato forte, a Chieti, sono i fascisti di Forza Nuova: hanno accusato gli organizzatori – racconta “Avvenire” – di blasfemia e propaganda elettorale. Fossi in loro, mi butterei in un settore evidentemente per loro complicato: leggere. E comincerei proprio dal Vangelo: se davvero vogliono “difendere” le nostre “radici”, leggere quelle poche pagine male non può fare. Anzi, aiuta.