“Povera terra l’ Italia dove solo i vizi sono benedetti, dove il ladro è rispettato, il bandito è temuto, la prostituta è acclamata, il laido è applaudito, la risata vale meglio di un discorso, la porcata rende sempre merito a chi la fa, i ciarlatani si ascoltano con stima, la gente seria viene presa a sassate, e tutti vanno in Chiesa senza credere per nulla mentre i preti che predicano li bruciano per eretici”.
Tranquilli, non è l’Italia di oggi: quella così descritta da Stefano Massini è “solo” l’Italia, anzi la Firenze, di fine Quattrocento, la Firenze di quel Girolamo Savonarola che alla fine delle sue “prediche” venne impiccato, bruciato, disperso nel fiume della sua città.
Fu Stefano Massini, pochi anni fa, a “riscrivere” le prediche del frate indignato e furono quelli delle Piagge, la comunità attorno a don Alessandro Santoro, a pubblicarle in un volumetto (prefazione di don Andrea Gallo) poi ampliato in una nuova edizione. Con un titolo (“Indignati”) che può essere letto come aggettivo e come verbo.
Si presta bene, il lavoro di Massini, per letture collettive e ieri sera, nella chiesa del Santomato guidata da don Paolo Tofani, ce n’è stata una. Intervallate da stacchi musicali non casuali, alcune fra le 9 prediche sono state lette da una suora (Stefania Baldini) e tre don (Andrea Bigalli, Fabio Masi, Alessandro Santoro).
“Un frate attualissimo – scrive don Gallo nella prefazione – perché non parlava del suo tempo ma dell’uomo in genere, che è sempre uguale … Un profeta disarmato, non un tributo, non uno fuori testa … Una voce con il Vangelo in mano … Uno che spinge i cittadini, i singoli, a prendere coscienza, ad avere piena consapevolezza della loro forza democratica”.
Il reading di preti e suora ci ha accompagnato fra bene comune (“di cui non v’importa”) e potenti, fra corruzione nella Chiesa e corruzione dentro noi stessi, guerra e ricchezza, lusinghe e coscienza.
Per esigenze di tempo, una fra le prediche non lette è stata la penultina: “La vacca Italia”. Quella che – raccontando di un paese “moribondo, senza redini, senza briglia, senza più nessuno che lo comanda” – termina ricordando che “senza guida ogni carretto sbanda”. Già, ma quella non era l’ Italia di oggi, era “solo” la Firenze di fra Girolamo …