“… Deve essere uomo di vita quantomai austera, di grande discrezione e lodevole fama … Deve avere in orrore il denaro, principale rovina della nostra vita religiosa … Consoli gli afflitti, essendo l’ultimo rifugio per i disperati … Non dovrebbe lasciarsi solleticare dagli onori né provare più gusto dei favori che delle ingiurie … Guardi tuttavia che l’eccessiva bontà non generi rilassamento …”.
Così, sentendosi arrivato alla fine dei suoi giorni terreni, Francesco d’Assisi delineava, secondo quanto riportato da Tommaso da Celano, le caratteristiche di colui che avrebbe dovuto sostituirlo alla guida di un movimento nato da pochi anni ma già pieno non solo di fratelli ma anche di piccole o grande rivalità, modi diversi di interpretare il radicale messaggio del fondatore.
Ed ecco che i frati, un anno dopo la morte di Francesco, nel Capitolo tenuto ad Assisi nel 1227, eleggono il primo Ministro Generale dopo Francesco. E scelgono Giovanni Parenti, originario di Carmignano dove era nato attorno al 1180. Resse poco, Parenti. Dopo appena 5 anni un nuovo Capitolo prese atto delle sue dimissioni e scelse il nuovo Ministro Generale: Frate Elia.
La vicenda, incredibilmente bella, del primo successore di Francesco è ora in un libro (“Giovanni Parenti: magister lacrimarum”) scritto da Daniela Nucci per le Edizioni Porziuncola e voluto da don Giordano Favillini, anche lui originario di Carmignano, responsabile della Fraternità Apostolica di Gerusalemme a Pistoia.
Il riferimento alle lacrime si spiega con la particolare mitezza e bontà del Parenti. Luca Wadding, riporta un episodio sul duro contrasto registrato nel Capitolo del 1232, quello che segna la fine della breve esperienza di Parenti alla guida dell’Ordine.
Così lo sintetizza Daniela Nucci ricordando come le contrapposizioni fossero molto dure e il clima molto difficile. “Giovanni Parenti scese nell’aula tutto bagnato di lacrime, si spogliò dell’abito e nudo, come anche Francesco aveva fatto davanti al vescovo d’Assisi, con grande umiltà chiese perdono ai confratelli per tutte le mancanze commesse durante il suo generalato, quindi annunciò le sue dimissioni da un incarico per il quale si riteneva inadeguato ed indegno. Detto questo e ripreso il saio uscì dal Capitolo mentre Elia veniva eletto Ministro Generale per acclamazione”.
Francesco e Giovanni Parenti si erano conosciuti a Firenze nel 1211, l’anno in cui il carmignanese venne accolto tra i frati minori. Lui proveniva da una famiglia ricca, aveva studiato legge canonica e civile esercitando la professione di giudice. Sposato e con un figlio, Giovanni era rimasto presto vedovo. Conobbe Francesco e per lui fu una svolta. Cambiò vita.
Nel 1219, Francesco lo inviò in Spagna come Ministro Provinciale e qui restò fino alla morte del santo di cui avrebbe preso il posto. Durante i pochi anni di generalato ebbe modo di mettere a frutto le sue chiare doti di giurista e mediatore, uomo buono e saggio, già sperimentate in Spagna.
Finì la sua vita fra Corsica e Sardegna, tornato semplice frate. Dopo “una vita più angelica che umana” morì in una data non certa (1240 o 1250) “santamente, chiaro per splendore di virtù e di miracoli”. Gli è stato dato il titolo di Beato e il Martirologio Francescano lo inserisce, tra i Beati, il primo di gennaio.
A Carmignano, dal 1923, lo ricorda una targa sotto il portico della pieve. Gli è stata intitolata una via. L’auspicio, ora, è che la fatica di Daniela Nucci serva – e non solo sulle colline del Montalbano – per aumentare la conoscenza su un personaggio che ha meritato. E merita.