E così anche Firenze ha una via (in questo caso una piazza. Dalle parti delle Cascine) intitolata a Filippo Mazzei, il poggese di nascita che qualche cosa di importante, a cavallo fra il Sette e l’Ottocento, fece nell’America e nella Francia, ma anche nella in Turchia e in Polonia, delle grandi rivoluzioni e degli storici cambiamenti. A lui, tanto per dire, è comunemente attribuita la frase, celebre, della Dichiarazione d’Indipendenza statunitense “Tutti gli uomini sono per natura liberi e indipendenti”. Per qualcuno fu proprio Mazzei a suggerire al suo amico Thomas Jefferson di inserire la “ricerca della felicità” tra i diritti inalienabili dell’uomo nella stessa Dichiarazione. E non è mancato chi ha fatto risalire a lui pure l’idea della bandiera stelle e strisce.
Amico di politici e intellettuali, intellettuale e politico pure lui: ma anche uomo di traffici e agricoltura, di patate e vitigni. Diplomatico e giornalista. Nonché massone di peso.
Al Poggio io ci sono piovuto “solo” ai primi degli anni Settanta del secolo scorso. Era ancora vivo il primo sindaco, il democratico cristiano Giacomo Caiani, a cui si deve la vera riscoperta in tempi contemporanei del poggese Mazzei. Venne pure preso in giro, il Caiani, così ho sempre sentito dire, per via di questa sua “mania” per un personaggio allora dimenticato e mai troppo conosciuto, per la verità neppure ai tempi d’oggi, in una Italia che lo ha sempre visto come “un minore” (ma basta andare negli USA per rendersi conto che “minore” non è il concetto giusto).
Ho poi fatto in tempo a conoscere un’altra persona, una suora italo-americana con la passione per la storia e frequentazioni politico-culturali importanti in entrambe le rive del Tevere, anch’essa “innamorata” di Filippo Mazzei: mi riferisco a suor Margherita Marchione. Oggi credo vada verso i 95 e abiti ancora negli States. La conobbi bene negli anni Ottanta del secolo scorso e a lei si devono importanti ricerche su quello che, appunto, la religiosa dotata di umorismo definiva “il mio amore”.
Così come ho conosciuto bene Sergio Pezzati, sindaco dopo Caiani, a cui si devono molte iniziative, compresa l’associazione Italia-Usa intitolata proprio a Mazzei. Fino a l’altro ieri, con Sergio, era normale, quando ci si vedeva nell’associazione fondata dal vescovo Simone per la formazione dei cristiani in politica dopo il crollo della diccì, finire per parlare del ruolo di questo poggese nella grande storia che, in quei decenni di Illuminismo, ha cambiato per sempre il mondo.
E ieri sera, nelle ex Scuderie del Poggio, ho ascoltato molto volentieri un altro sindaco poggese, Silvano Gelli, raccontare (e farlo con competenza e cognizione di causa) l’ultimo Mazzei: quello che fece da ambasciatore al re Stanislao di Polonia, stette a Parigi nei giorni della grande Rivoluzione, finì i suoi giorni (esattamente due secoli fa a Pisa) come “Pippo l’ortolano” a conferma di una seria passione per la terra e i suoi prodotti.
A maggio convegno scientifico itinerante – fra Poggio, Prato, Firenze – e poi tante altre iniziative, compreso un docufilm e la ristampa di un fumetto. Tocca a un altro sindaco ancora, Marco Martini, l’onore di festeggiare questo anniversario tondo.
Ma Filippo Mazzei – la singolarità della sua vicenda, i personaggi che incontrò e da cui prese ma a cui anche dette molto, la passione che ci mise in tutte le sue vicende comprese quella con il gentil sesso, il suo ruolo anche come giornalista e scrittore nel divulgare idee di progresso – si presterebbe davvero bene per una fiction tv o per una grande produzione cinematografica internazionale. Sono sicuro che il pubblico ci sarebbe. Anni fa se n’era parlato, facendo pure grandi nomi di interpreti, ma senza concretezza.
Fra appena 4 anni sarà un nuovo anniversario, certo meno tondo ma comunque importante: 290 anni dalla (1730) nascita. Qui al Poggio c’è ancora la sua casa. C’è, in Rai o in qualche major magari Usa, qualcuno che ha voglia di raccontare l’intrigante vita del poggese amico dei primi 5 presidenti USA?