Elezioni. Ho votato per la prima volta 44 anni fa, nel 1974, al referendum sul divorzio (stavo con i cosiddetti “cattolici per il no“: no all’abrogazione della legge sul divorzio). Fra referendum, comunali, regionali, politiche, europee non so quante volte ho votato. Ma sono sicuro che non ne mai bucata una, di elezioni.
Specie in un periodo nel quale qualcuno ha iniziato a teorizzare la possibilità di sostituire il suffragio universale con un sorteggio fra i “migliori”, il giorno di una elezione democratica capita una cosa all’apparenza incredibile: una testa un voto. Quella testa può essere colta o ignorante, demente o raffinata, povera o ricca, ottusa o acuta, preparata o sprovveduta, potente o fragile ma ha comunque diritto a un voto.
Si chiama democrazia: “roba” complessa e difficile, che non va mai data per scontata. Da mantenere ogni giorno. E tutti noi, oggi elettori, dobbiamo tendere (almeno tendere) a essere “cittadini“. Dunque: preparati, consapevoli, critici, liberi, onesti, disponibili all’impegno, avversari di chi vorrebbe (e spesso ci riesce) fregarci. Magari solo con le parole.
PS)- Dedicato alla piccola Chiara, che fra 8 anni potrà votare pure lei. Per la prima volta.